2025-08-14
Matone: «Sbagliato rimandarli nelle loro famiglie»
Simonetta Matone (Imagoeconomica)
L’ex magistrato oggi deputato della Lega: «Serviva un segnale forte, andavano allontanati. Sul banco degli imputati ci sono i genitori che hanno insegnato a rubare una macchina e guidarla. E chi li giustifica pure all’interno dei tribunali accetta la legge della giungla».Simonetta Matone, ex magistrato, deputato della Lega, da sostituto procuratore generale presso la Corte di appello di Roma si è occupata soprattutto di minori, per 17 anni. Il suo punto di visto è illuminante, sui possibili sviluppi della vicenda dei quattro rom che hanno rubato un’auto per poi investire e uccidere una signora in una strada della periferia sud di Milano.Dottoressa, c’è già chi respinge l’idea di allontanamenti e affidamenti coercitivi. In base all’esperienza maturata, secondo lei è possibile un «reinserimento sociale e virtuoso» dei ragazzini, nel caso in cui venisse deciso di lasciare che siano i genitori a occuparsi di loro? «È molto difficile. E andava dato un segnale forte, in prima battuta vanno allontanati dalle famiglie. Nella mia carriera ne ho allontanati a centinaia ed era una battaglia improba perché avevo sempre tutti contro».Quando è giustificato, anzi doveroso, l’allontanamento? «Tutte le volte in cui esiste una situazione di degrado come quella in cui vivono i quattro minori, così pure davanti a una manifesta incapacità genitoriale e in presenza di reati gravissimi come quelli che hanno commesso i bambini rom».Il passaggio successivo? «Devi stabilire un reinserimento sociale, controllato dal pubblico ministero e dai servizi sociali, non dai genitori».Il procuratore del Tribunale dei minori di Milano, Luca Viola, ha detto che «non si trovano comunità di rieducazione dove far andare i ragazzi». Gli autori di reati dove si collocano, allora? «Esistono le case famiglia, da sempre. Ce ne sono tante, accolgono i bambini maltrattati dai genitori. Il pm, invece, ha deciso di riaffidare i rom alle rispettive famiglie».Un messaggio sbagliato? «Sul banco degli imputati non devono stare bambini che hanno 13, 12, 11 anni, ma i genitori che hanno insegnato a rubare una macchina, a guidarla. Eppure, i quattro sono stati restituiti proprio a loro. Il problema è che tutti parlano dei rom senza nulla sapere di quella comunità che io, invece, conosco bene. Un universo basato sullo sfruttamento di donne e minori, che si fonda sul crimine e dove per i bambini lavorare è uguale a rubare. Non lo dico io, bensì le consulenze tecniche quando vengono fatte. O si smantella questo assetto o non c’è soluzione».Come hanno dichiarato avvocati interpellati dalla Verità, i Tribunali dei minori sono propensi a giustificare la «specificità» dei rom, che non accettano assimilazione né inclusione, riconoscendoli portatori di una specificità culturale. «Il rispetto per la differenza etnica, che non esiste perché i rom sono come noi, così pure il rispetto per una cultura diversa non vuole dire dover rispettare la legge della giungla. Non si può accettare la violazione dei diritti umani, la cultura del più forte tipica dei rom».Difficile, poi, credere che un bambino possa crescere bene senza servizi igienici, in mezzo alla sporcizia e ai topi, in roulotte fatiscenti, con mamma e papà che entrano ed escono di galera. «I campi nomadi devono esistere soltanto se autorizzati e controllati dal Comune, perché solo in questo modo i Servizi sociali possono verificare le condizioni in cui vivono i bambini e se vanno a scuola. Se consenti accampamenti spontanei, perdi il controllo del territorio. Bene ha fatto il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, a triplicare le pene per chi non manda i minori a scuola. L’evasione dall’obbligo scolastico è il primo campanello d’allarme: in Campania, su 5.000 giovanissimi che non andavano a scuola, 3.200 ci sono tornati e molti sono rom. Bisogna usare le maniere forti, ma con saggezza».C’è modo di agire sulle madri di bimbi che hanno commesso un simile crimine? «Ma se sono loro che insegnano ai bambini a rubare! In un contesto così criminogeno va limitata la responsabilità genitoriale di mamma e papà».Si sta utilizzando la scusa dei social, per giustificare i comportamenti violenti dei giovani. Ma qui stiamo parlando di minori che vivono in un contesto fatto di furti, di illegalità, di assenza di regole civili. «Infatti, i social non c’entrano nulla. Quello che mi turba è che il Tribunale per i minorenni di Milano abbia fatto portare via un bambino dopo quattro anni e sei mesi che viveva con una coppia, per consegnarlo a una nuova famiglia e trovando tutto ciò legittimo, mentre la Procura restituisce i bambini rom alle famiglie che poi scappano».I genitori dei minori, se nullatenenti, non potranno rispondere civilmente e i familiari della povera signora uccisa non avranno nemmeno un risarcimento. Sul versante penale c’è almeno la certezza che gli adulti possano rispondere per qualche incriminazione? «No, le corresponsabilità sono solo civile e amministrativa. Non intravedo possibilità di risarcimento, le famiglie risulteranno prive di mezzi. Bisognerebbe muovere nei loro confronti una causa civile per averli educati in questo modo, ma la vedo poco praticabile».Nessun ristoro, nessuna pena, forse nemmeno l’allontanamento forzato dei minori dalla realtà rom. Nessuno paga per la morte di quella povera signora? «L’unico aspetto positivo è che finalmente si potrebbe aprire un dibattito serio su che cosa è la genitorialità e che cosa è l’esercizio della responsabilità genitoriale. Occorre riflettere sui guasti provocati dalla cultura solidaristica e permissivista, siamo arrivati al punto che bambini rubano un’auto sicuri di farla franca, uccidono una donna e poi possono sparire perché vengono ridati alle famiglie».
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
Continua a leggereRiduci