2025-03-29
«Sikélia 2025»: l'Esercito si addestra con le nuove tecnologie
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Militari del 5°Reggimento «Aosta» durante l'esercitazione a Capo Teulada (Esercito Italiano)
Nei giorni scorsi si è svolta al poligono di Capo Teulada in Sardegna l’esercitazione «Sikélia 2025», condotta dal 5° Reggimento fanteria «Aosta», con il concorso di altri reparti della Brigata, supportati dagli elicotteri AB412 del 21° Gruppo Squadroni Aves «Orsa Maggiore», dagli Apr (Aeromobili a Pilotaggio Remoto) del 3° Reggimento Supporto Targeting «Bondone» e dagli specialisti dell’11° Reggimento Trasmissioni.
L’esercitazione, in un complesso pluriarma a fuoco in uno scenario di warfighting del tutto simile ad una situazione reale, ha permesso di testare le capacità di integrazione, coordinamento e supporto reciproco tra i diversi reparti impegnati. In particolare, la combinazione di mezzi da combattimento, del supporto di fuoco indiretto dell’Artiglieria, della contromobilità del Genio e del supporto dalla cosiddetta «Terza dimensione» (il supporto dei velivoli) , ha confermato l’efficacia di una forza integrata e idonea ad affrontare scenari ad alta intensità, grazie anche alla capacità di comando e controllo garantita dal sistema «Imperio», recentemente acquisito dalla Forza Armata.
Il sistema «Imperio» è una piattaforma avanzata di comando e controllo adottata dall'Esercito italiano e dai partner Nato, sviluppato dalla danese Systematic. La piattaforma digitale permette di controllare e coordinare attività pluriarma in tempo reale, ricevendo ed elaborando informazioni da fonti come sensori, droni, radar, satelliti e unità sul campo. Il software permette di facilitare la sincronizzazione tra reparti diversi, fornendo ai Comandi una serie di informazioni dettagliate sulla situazione del campo di battaglia permettendo l'adattamento delle strategie in base ai dati forniti dal sistema.
L’esercitazione ha costituito un importante momento addestrativo, dove sono state affinate le capacità di ricognizione, pianificazione e condotta di attività tattiche in uno scenario altamente realistico, che ha visto anche l’impiego di nuove tecnologie applicate ai sistemi Apr, incrementando il livello operativo e l’interoperabilità tra le unità partecipanti.
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Provato in addestramento il nuovo sistema elettronico di comando «Imperio». Protagonisti il 5°Reggimento fanteria «Aosta» con gli elicotteri dell'Aves e gli aerei a pilotaggio remoto.L'articolo contiene una gallery fotografica.Nei giorni scorsi si è svolta al poligono di Capo Teulada in Sardegna l’esercitazione «Sikélia 2025», condotta dal 5° Reggimento fanteria «Aosta», con il concorso di altri reparti della Brigata, supportati dagli elicotteri AB412 del 21° Gruppo Squadroni Aves «Orsa Maggiore», dagli Apr (Aeromobili a Pilotaggio Remoto) del 3° Reggimento Supporto Targeting «Bondone» e dagli specialisti dell’11° Reggimento Trasmissioni.L’esercitazione, in un complesso pluriarma a fuoco in uno scenario di warfighting del tutto simile ad una situazione reale, ha permesso di testare le capacità di integrazione, coordinamento e supporto reciproco tra i diversi reparti impegnati. In particolare, la combinazione di mezzi da combattimento, del supporto di fuoco indiretto dell’Artiglieria, della contromobilità del Genio e del supporto dalla cosiddetta «Terza dimensione» (il supporto dei velivoli) , ha confermato l’efficacia di una forza integrata e idonea ad affrontare scenari ad alta intensità, grazie anche alla capacità di comando e controllo garantita dal sistema «Imperio», recentemente acquisito dalla Forza Armata.Il sistema «Imperio» è una piattaforma avanzata di comando e controllo adottata dall'Esercito italiano e dai partner Nato, sviluppato dalla danese Systematic. La piattaforma digitale permette di controllare e coordinare attività pluriarma in tempo reale, ricevendo ed elaborando informazioni da fonti come sensori, droni, radar, satelliti e unità sul campo. Il software permette di facilitare la sincronizzazione tra reparti diversi, fornendo ai Comandi una serie di informazioni dettagliate sulla situazione del campo di battaglia permettendo l'adattamento delle strategie in base ai dati forniti dal sistema.L’esercitazione ha costituito un importante momento addestrativo, dove sono state affinate le capacità di ricognizione, pianificazione e condotta di attività tattiche in uno scenario altamente realistico, che ha visto anche l’impiego di nuove tecnologie applicate ai sistemi Apr, incrementando il livello operativo e l’interoperabilità tra le unità partecipanti.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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