2020-10-01
Si sgretola in aula un’altra accusa nell’inchiesta sull’Eni in Nigeria
Un verbale scagiona l'ex ad Paolo Scaroni riguardo alla trattativa per il giacimento Opl 245.«Il 2 marzo del 2011, quando Paolo Scaroni era amministratore delegato, Eni aveva deciso di accantonare l'acquisto di Opl 245, proprio perché di mezzo c'era Malabu». Enrico de Castiglioni, avvocato dell'ex numero uno del Cane a sei zampe, produce una nuova prova al processo sul giacimento petrolifero nigeriano dove gli imputati, tra cui l'attuale amministratore delegato Claudio Descalzi, sono accusati di corruzione internazionale. Nell'arringa difensiva durata 4 ore, dove viene chiesta l'assoluzione per Scaroni, de Castiglioni porta il verbale di una riunione che fu fatta a San Donato sull'affare Opl 245. Quel giorno l'attuale presidente del Milan disse chiaramente che non aveva intenzione di discutere con Malabu di quel blocco petrolifero. È un punto che potrebbe risultare decisivo per la difesa, perché Eni attese, come ha sempre ribadito, che si muovesse il governo della Nigeria per la trattativa finale da 1,3 miliardi di dollari. In questo modo, infatti, verrebbero a cadere le accuse di un accordo corruttivo tra i vertici di Eni e l'ex ministro del Petrolio Dan Etete, che aveva acquistato i diritti sul giacimento grazie una società schermata come Malabu. Se per i pm, insomma, il governo doveva essere un filtro, per de Castiglioni, invece, «mi sembra pacifico che il governo non fosse affatto un filtro. Operazione è stata fatta perché solo comprando la licenza in questo modo si poteva avere certezza che non fosse gravata da contenziosi».Proprio su questo aspetto ha insistito la difesa di Scaroni, che ha più volte ribadito come i pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro non abbiano in questi anni prodotto le prove sugli accordi corruttivi né soprattutto evidenziato il ruolo che avrebbe avuto l'ex amministratore delegato di Eni. Anzi, per l'avvocato milanese, la pubblica accusa è stata così a corto di argomenti, da aver «dovuto valorizzare» e «definire credibile» l'ex manager Vincenzo Armanna, smentito in questi mesi persino dai suoi stessi testimoni portati in aula. Per de Castiglioni, infatti, il «fragoroso silenzio» dell'accusa sulla prova della corruzione, fa venire meno quello che la Cassazione definisce come «centrale nei reati di corruzione internazionale, anche quando sia stata provata una dazione di denaro». L'avvocato fa riferimento alle assoluzioni nei processi di corruzione internazionale di Finmeccanica in India e sempre di Eni in Algeria, il primo concluso con due assoluzioni e una condanna in appello, il secondo con due assoluzioni e in attesa del terzo grado di giudizio. «In questo processo i pm non hanno dimostrato se davvero i manager Eni abbiano pensato un accordo corruttivo e soprattutto non hanno spiegato con quale pubblico ufficiale possono averlo fatto», spiega de Castiglioni. Secondo il legale la procura si limita a «formulare ipotesi» sulla possibilità che i dirigenti di Eni e Shell sapessero del denaro che il governo nigeriano avrebbe dato a Malabu e con cui poi Etete avrebbe pagato presunte tangenti ai politici nigeriani. Ma proprio su questo punto, dice de Castiglioni, non esistono prove di contatti tra i manager delle due compagnie, perché «Scaroni non ha mai avuto una mail o una telefonata con i vertici Shell». Per la difesa di Scaroni manca poi un riferimento indispensabile dell'accordo tra Scaroni e i pubblici ufficiali nigeriani. Gli accordi corruttivi che sono stati presi da Etete si deducono solo dalle dichiarazioni di Armanna e non da Eni. E l'ex responsabile dell'Africa subsahariana, ha ormai «un'attendibilità pari a zero», dopo che lo stesso pm Fabio De Pasquale ha fatto «evaporare durante la requisitoria di luglio anche l'ipotesi dei 50 milioni di euro destinati ai manager italiani di Eni».
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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