2020-09-01
Sì alla rete unica. Adesso c’è il rischio stallo
Passa l'accordo fra Tim e Cdp: i due colossi daranno vita, fondendo la nuova Fibercop e Open fiber, alla Accessco. Restano molti nodi ancora da sciogliere. Maggioranza in mano all'ex monopolista. Giorgia Meloni contraria: «Serve la proprietà pubblica».Ieri i consigli di amministrazione di Tim e Cdp hanno dato il via libera al percorso che porterà alla nascita di una rete unica ultraveloce. Si tratta di un primo passo importante che farà parte di un percorso che sarà lungo e che presenta ancora non poche incognite. Da un lato, Tim ha dato l'ok al memorandum che porterà alla nascita di Fibercop, la società che gestirà la rete unica, dall'altro il cda di Cdp (che è proprietaria del 50% di Open fiber) ha approvato la lettera d'intenti con Tim per arrivare a dotare l'Italia di un'unica infrastruttura gestita da una nuova società che si chiamerà Accessco, frutto della fusione tra Fibercop e Openfiber.Secondo quanto previsto dall'intesa, Tim avrà almeno il 50,1% di Accessco e attraverso un meccanismo di governance condivisa con Cassa depositi e prestiti, come spiega una nota, «sarà garantita l'indipendenza e la terzietà della società». Inoltre, ieri, il cda dell'ex monopolista delle telecomunicazioni ha anche dato il via libera all'intesa con il fondo americano Kkr e Fasteweb.Tim ha dunque accettato l'offerta vincolante da 1,8 miliardi di euro da parte di Kkr infrastructure (che dovrebbe mettere fuori gioco il ricorso all'utilizzo delle infrastrutture cinesi di Huawei), che acquisterà il 37,5% di Fibercop, sulla base di una valutazione aziendale di circa 7,7 miliardi di euro, mentre Fastweb avrà il 4,5% di Fibercop a seguito del conferimento del 20% attualmente detenuto in Flashfiber.«È il calcio di inizio per una nuova fase nel settore delle telecomunicazioni», ha commentato ieri Alberto Calcagno, ad di Fastweb, «Con la partecipazione a questo accordo, Fastweb conferma la sua vocazione infrastrutturale: rimaniamo concorrenti agguerriti di Tim sui servizi ma ci impegniamo in modo diretto e importante sullo sviluppo delle infrastrutture, portando avanti il ruolo di innovatori che ci ha contraddistinto negli ultimi 20 anni». Come spiega il comunicato diffuso ieri, si prevede che Fibercop avrà un margine operativo lordo di circa 900 milioni di euro senza richiedere iniezioni di capitale da parte degli azionisti.Resta, però, ancora da capire come Fibercop, a cui verrà conferita la rete secondaria (quella cioè che parte dagli armadi presenti nelle strade e che arriva ai palazzi), si fonderà con Open fiber per dare vita ad Accessco.Il percorso è pertanto ancora tutto da costruire e il memorandum tra Tim e Cdp si limita a definire i principi che nei prossimi tre mesi guideranno i lavori per realizzare l'integrazione delle reti. Per il gruppo telefonico guidato da Luigi Gubitosi si tratta di una svolta importante: dopo anni di discussioni e polemiche si sblocca il cantiere per dotare l'Italia di una rete digitale ultraveloce, il cui controllo resterà in capo a Tim che quindi incasserà subito 1,8 miliardi dal fondo Kkr.Per partire, poi, va sciolto anche il nodo del destino della quota di Open fiber in mano all'Enel. Fabrizio Palermo, numero uno di Cdp, e Francesco Starace, ad di Enel, dovrebbero iniziare a discuterne questa settimana.Il numero uno dell'ex ente pubblico per l'energia elettrica è infatti favorevole alla creazione della rete unica e la pressione che ha messo il governo dovrebbe accelerare il percorso per portare subito la Cassa in maggioranza in Open fiber, consentendo al contempo a Starace di valorizzare la partecipazione rimanente per la quale si è fatta avanti la banca di investimenti australiana Macquarie. Il gruppo di Sydney potrebbe infatti presentare un'offerta al consiglio in programma il 17 settembre, ma non si può escludere un anticipo per sbloccare il piano.A ogni modo, i tre mesi che Tim e Cdp hanno concordato nel memorandum per mettere a punto il piano per la rete unica non sono molti. Ci sono da incastrare tanti tasselli, cominciando dalla valutazione degli asset da conferire. Bisognerà infatti capire chi si occuperà della valutazione della parte di rete che dalle centrali arriva fino alle case e lo stesso farà il board di Cdp per Open fiber. «Il processo di due diligence», spiega la nota, «è atteso entro la fine dell'anno nell'ottica di raggiungere un eventuale accordo di fusione non oltre il primo trimestre del 2021».Le novità emerse dai cda di Tim e Cdp non hanno trovato l'apprezzamento di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia: «L'accordo raggiunto sulla rete unica sembra non andare affatto nel senso auspicato da Fratelli d'Italia: chiedevamo una rete indipendente e di proprietà pubblica, in cui gli operatori fossero messi tutti nelle stesse condizioni per offrire servizi competitivi ai cittadini», ha detto, «Al contrario ci ritroviamo una rete unificata sotto l'egida di Tim che in questa maniera acquisirà il controllo anche degli asset costruiti da Enel e Cdp attraverso Open fiber. Si tratta di un progetto gigantesco che non sarà approvato dalle autorità regolatorie italiane e sarà bocciato dall'Europa». Decisamente più ottimista il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli su Facebook: «Si tratta di un passaggio storico e molto importante per il Paese che va affrontato con serietà, nell'interesse collettivo e nella massima sicurezza», ha detto.