2025-02-19
Merz e Brunner, sì al piano Albania. La Cpi a Roma: spiegazioni su Almasri
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il candidato cancelliere della Cdu, Friedrich Merz (Ansa)
Giorgia Meloni incassa l’appoggio del candidato cancelliere della Cdu e del commissario Ue alle migrazioni. La Corte penale si scopre solerte e sollecita Nordio a fornire informazioni sulla mancata consegna del libico.Nel quartiere far west di Roma, ennesima aggressione a un poliziotto: il malvivente, fermato per una rapina, gli infila la lama nella spalla. Gualtieri getta acqua sul fuoco.Lo speciale contiene due articoli.Italia nel mirino. La Corte penale internazionale insiste nei confronti del governo italiano con richieste di spiegazioni sul caso Almasri. Nel documento inviato ieri a Roma si legge che la Cpi invita «a fornire, entro il 17 marzo 2025, informazioni relative alla mancata consegna» di Almasri alla Corte nonché a «presentare osservazioni in merito alla sua mancata perquisizione e al sequestro di materiali» in suo possesso.Peccato che alla solerzia con cui si continuano a chiedere spiegazioni all’Italia non corrispondano i lunghi tempi che la stessa Corte si sta prendendo per dare a sua volta le spiegazioni richieste dal governo italiano. Il ministero della Giustizia infatti, avrebbe tutta l’intenzione di rispondere alle domande di chiarimento della Corte, ma aspetta da una settimana le risposte dalla Cpi ai numerosi dubbi sul caso. Martedì 11 febbraio infatti, il ministero della Giustizia italiano ha chiesto alla Corte penale internazionale di avviare consultazioni funzionali a una comune riflessione sulle criticità che hanno connotato il caso Almasri. Eppure nessuna risposta è pervenuta fin qui. Nel frattempo, mentre proseguono su più fronti le inutili burocrazie giudiziarie, il premier Giorgia Meloni continua di fatto a guidare e a fare da modello per la politica migratoria europea. Tanto che il commissario all’Interno della Ue, Magnus Brunner, ieri in visita a Palazzo Chigi, ha chiarito di essere «allineato su tutto» con il presidente del Consiglio. «Al centro del colloquio le prossime iniziative di politica migratoria della Commissione europea a partire dal rafforzamento dei partenariati con i Paesi di origine e transito dei migranti e dell’attuazione del Patto Migrazione e Asilo, incluso il possibile anticipo del nuovo concetto di Paese sicuro di origine». Fa sapere Palazzo Chigi, che aggiunge: «Il presidente Meloni ha, inoltre, ribadito il suo sostegno per un nuovo e più efficace quadro normativo europeo in tema di rimpatri in vista dell’imminente presentazione da parte della Commissione di una specifica proposta legislativa. Particolare attenzione è stata infine riservata alle soluzioni innovative in ambito migratorio e, in primis, all’attuazione del Protocollo Italia-Albania per cui è stato concordato di continuare a mantenere uno stretto raccordo operativo tra servizi della Commissione e autorità italiane». Il commissario Brunner ha commentato: «Abbiamo discusso un approccio comune sui rimpatri quale anello mancante del Patto ed esplorato nuove idee per la gestione della migrazione. Per quanto riguarda la sicurezza interna, abbiamo affrontato le minacce geopolitiche emergenti e online, elementi chiave della strategia che presenterò a marzo». E poi ha sottolineato: «L’Italia è un partner chiave per la Commissione nella gestione della migrazione. L’attuazione del patto sull’asilo e la migrazione è una priorità per quest’anno: dove potremo, faremo le cose più velocemente».Tutto questo deve essere molto deludente per certa sinistra, quanto meno per Riccardo Magi di Più Europa che piagnucola: «Le parole del commissario all’Interno Brunner sul sostegno al protocollo Italia-Albania lasciano allibiti: non solo sta parlando di una operazione che si svolge al di fuori delle leggi europee, ma il commissario interviene prima della sentenza della Corte Ue sui Paesi sicuri su richiesta di alcuni tribunali italiani chiamati a decidere proprio su alcuni migranti deportati in Albania dal governo italiano».Altra batosta per chi tifa contro il governo arriva dalle parole pronunciate dal tedesco Friedrich Merz, il candidato cancelliere per l’Unione (Cdu/Csu), che in un’intervista al sito Politico.eu ha detto: «Il numero delle persone che viene da noi deve essere ridotto, e rapidamente. Molti altri Paesi hanno dimostrato che questo può essere fatto. Perché non dovrebbe funzionare in Germania». Merz ha spiegato di voler incontrare altri governi per concludere accordi sull’immigrazione, seguendo l’esempio del presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Merz ha inoltre dichiarato di prevedere la detenzione dei richiedenti asilo classificati come potenzialmente pericolosi dalle autorità del Paese e di voler riprendere le espulsioni verso Paesi con cui la Germania non sta collaborando finora perché governati da estremisti come i talebani in Afghanistan. La Germania, con le elezioni alle porte (si voterà questo fine settimana) ha infatti sperimentato sulla sua pelle gli effetti di politiche di immigrazione incontrollata. Dai sempre più frequenti episodi di criminalità, fino ai recenti attentati. Fenomeni che hanno favorito la veloce ascesa di Alternative für Deutschland e portato anche gli stessi socialisti a rivedere le proprie politiche permissive in fatto di migrazione. A una settimana dalla strage di Solingen, lo scorso agosto il governo tedesco di Olaf Scholz annunciò infatti una stretta sulle armi e sui migranti. Pacchetto approvato poi dal Parlamento federale grazie anche ai voti di AfD e di parte del partito di estrema sinistra Bsw di Sahra Wagenknecht.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/si-al-piano-albania-almasri-2671180370.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="quarticciolo-ladro-accoltella-agente" data-post-id="2671180370" data-published-at="1739963103" data-use-pagination="False"> Quarticciolo, ladro accoltella agente Se ne andavano in giro in via dei Catani a Roma, spingendo con nonchalance il carrello del supermercato che avevano appena svaligiato. Un italiano e un albanese, «entrambi con precedenti», avevano fatto incetta di bottiglie di superalcolici, prodotti per l’igiene personale, generi alimentari. E quando gli agenti di polizia si sono avvicinati è scattato il metodo Quarticciolo: l’aggressione. Il primo uomo, l’albanese, Dionis Shehetila, è stato fermato subito. L’altro, Ivan Pescetelli, ha tentato la fuga. Quando uno degli agenti è riuscito a braccarlo proprio mentre stava cercando di scavalcare un cancello per nascondersi in un’abitazione, è scattata la colluttazione. Prima avrebbe addentato una mano del poliziotto, poi ha estratto un coltello (che è stato sequestrato) e avrebbe tentato di sfregiarlo al volto, ferendolo di striscio. Infine, con un fendente, l’ha trafitto alla spalla (la lama sarebbe entrata per alcuni centimetri). La Questura ha inviato i rinforzi (dieci equipaggi), cinturando l’area. Ed è riuscito ad arrestarlo. Il bilancio è di due poliziotti feriti: dieci giorni di prognosi per uno, cinque per l’altro. Mentre i due arrestati, uno accusato solo di rapina impropria, l’altro anche di lesioni aggravate, sono in attesa dell’udienza per la direttissima. Il Quarticciolo di Roma si conferma ancora una volta un far west urbano. Stesso quartiere, stessa scena che si ripete: ai controlli di polizia scattano le aggressioni. Era capitato a metà gennaio con un sospetto pusher: i suoi sodali nordafricani hanno assalito gli agenti per impedirne la cattura. Pochi giorni dopo i ribelli, stranieri anche questa volta, hanno accerchiato i poliziotti durante un intervento. Il 12 febbraio è toccato ai carabinieri. Pure loro durante un controllo antidroga si sono trovati addosso un capannello minaccioso. Il giorno seguente è di nuovo la polizia al centro di un’aggressione (con una ventina di persone coinvolte) che mirava a far fuggire l’uomo fermato per un controllo. Il copione è sempre lo stesso: resistenza ai controlli e violenza. «È l’ennesimo episodio che dimostra il livello di pericolosità con cui i nostri agenti sono costretti a confrontarsi quotidianamente», ha spiegato il segretario generale del sindacato Coisp Domenico Pianese, che ha aggiunto: «Auspichiamo che venga fatta giustizia con pene adeguate alla gravità di quanto accaduto. Non possiamo più tollerare che il personale delle forze dell’ordine venga esposto a rischi così elevati mentre svolge il proprio lavoro». Ma dal Viminale arriva la rassicurazione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Il piano per la sicurezza del Quarticciolo si compone di azioni ormai pressoché quotidiane. Ci sono situazioni che non si risolvono con una singola azione, ma io plaudo alla presenza costante delle forze di polizia. Giorni fa c’è stata una palese espressione di soddisfazione da parte degli abitanti del Quarticciolo rispetto all’ennesima azione di carabinieri e polizia in quel quartiere». Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, invece, sottolinea l’importanza del doppio binario: «C’è un commissariamento, il decreto ha inserito il Quarticciolo tra i quartieri e i Comuni sotto la regia di un commissario di governo, Fabio Ciciliano, in cui si possono realizzare interventi di riqualificazione urbana e sociale, con un budget, d’intesa con i sindaci e le associazioni del territorio». Azioni che, però, richiederanno del tempo. «Parallelamente», ha aggiunto il sindaco, «c’è anche il lavoro di rafforzamento della presenza delle forze dell’ordine che sta portando a risultati importanti e questo produce una reazione dei cittadini che plaudono agli interventi delle forze dell’ordine. Una dimostrazione che si può innescare un meccanismo di risposta civile nel nome della legalità».
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)
Francesca Albanese (Ansa)