2023-03-21
Sì all’acquisto congiunto di armi
Intesa raggiunta sul piano di Josep Borrell, ma per ora c’è la firma solamente di 18 Paesi (l’Italia al momento non c’è). Confermato il modello Covid, con tutti i rischi del caso.Raggiunta un’intesa per l’acquisto e la consegna di munizioni di artiglieria all’Ucraina. Costo dell’operazione: due miliardi di euro. Soldi che verranno prelevati dall’European Peace Facility, lo strumento europeo che finanzia le operazioni militari in Paesi terzi. A stabilirlo ieri a Bruxelles i ministri degli Esteri dei 27. Si tratta di un piano d’azione in tre punti, lo stesso che era stato presentato dall’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell lo scorso 8 marzo. Intanto uno dei due miliardi stanziati verrà utilizzato subito per rimborsare quei Paesi che forniranno a Kiev munizioni che arrivano dalle proprie scorte. Ogni proiettile verrà pagato tra i 1.000 e i 1.300 euro e le forniture verranno consegnate entro il 31 maggio. Tempi più lunghi invece per gli acquisti congiunti di munizioni da 155 millimetri, sempre destinati all’Ucraina, per cui saranno spesi un altro miliardo di euro e per la cui consegna ci vorranno tra gli otto e i dodici mesi. La terza parte del piano, invece, mira ad aumentare le capacità di produzione dell’industria militare dell’Ue.«Una decisione storica», esulta Borrell, «a seguito della mia proposta, gli Stati membri hanno accettato di consegnare all’Ucraina un milione di munizioni di artiglieria entro i prossimi 12 mesi». Poi ha aggiunto: «Spendere insieme deve diventare la norma anziché l’eccezione. Per la prima volta l’Ue sostiene gli Stati membri nell’acquisto congiunto di munizioni». Anche il presidente della commissione europea Ursula von der Leyen, ha commentato l’intesa: «Accolgo con favore l’accordo volto a consegnare un milione di munizioni nei prossimi 12 mesi» infine ha concluso: «Lavoreremo con gli Stati membri per aumentare la produzione industriale della difesa europea». Il piano dell’Agenzia europea per la difesa (Eda) per il momento è stato firmato da 18 Paesi: Austria, Belgio, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Slovacchia, Svezia e Norvegia. Il progetto apre la strada per procedere lungo due percorsi: una procedura rapida di due anni per i proiettili d’artiglieria da 155 mm e un progetto di sette anni per l’acquisto di più tipi di munizioni.Insomma, si pongono le basi di una Nato europea, ma l’Italia non sarebbe tra i primi firmatari. Ieri a margine dell’incontro a Bruxelles è intervenuto il ministro degli Esteri Antonio Tajani rispondendo a chi chiedeva se l’Italia invierà munizioni dalle sue scorte: «Il governo italiano ha l’autorizzazione del Parlamento a dare materiale militare fino alla fine dell’anno e qualora si dovesse decidere di dare altro materiale bellico il Parlamento sarà informato attraverso il Copasir». Il treno sta partendo e bisogna capire in che modo l’Italia salirà a bordo. Sono ancora molti i dettagli da definire. Il nodo più importante da sciogliere è su chi porterà avanti i negoziati di acquisto se un gruppo di Paesi membri o i rappresentanti dell’Ue. La proposta di acquisto comune imiterebbe la strategia di vaccinazione Covid che ha visto l’Ue unirsi e acquistare collettivamente i vaccini, sulla quale si sono già visti i problemi di gestione. In questo caso però l’affare è diverso: il tema del riarmo coglie sì l’emergenza della guerra in Ucraina, ma vuole essere di più ampio respiro, strutturale. L’Unione europea finora ha identificato 15 produttori in 11 stati membri che possono produrre munizioni di artiglieria, ancora non è chiaro però se queste aziende possano soddisfare le quote desiderate dall’Ue, specialmente alla velocità richiesta dai Paesi. Inoltre c’è anche un tema di sicurezza nazionale: per determinare chi può donare munizioni e chi no, ogni Paese deve prima condividere la capacità dei propri arsenali, informazioni altamente sensibili che alcuni sono riluttanti a condividere.
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