2024-01-28
Sette secoli dopo la grandezza di Polo non è invecchiata neppure di un giorno
Il mitico esploratore morì 700 anni fa ma la base dei suoi viaggi, dalla Via della seta ai rapporti Vaticano-Oriente, è ancora qui.Otto gennaio 1324. A Venezia muore Messer Marco Polo. È il suo ultimo viaggio, a coronamento di una serie straordinaria di peregrinazioni ai confini del mondo allora conosciuto, sebbene da un quarto di secolo ormai si fosse dedicato alla vita stanziale, consolidando il patrimonio della sua famiglia e accasando a buoni, anzi ottimi, partiti le tre figlie Fantina, Bellela e Moreta. Lui stesso d’altronde aveva sposato nel 1300 la nobildonna Donata Badoer; a quel tempo aveva 45 anni, di cui quasi 30 trascorsi lontano da Venezia. Era stato infatti nel 1271 che Niccolò e Matteo Polo, rispettivamente padre e zio del nostro, avevano deciso di portare con loro il diciassettenne Marco in un viaggio che a lunghe tappe, attraverso Acri, Samarcanda, Caschar (oggi Kashi, nel Turkestan cinese) e mille altri luoghi soffusi di leggenda lungo la Via della seta, li avrebbe avvicinati sempre più a Cambaluk, l’odierna Pechino, in quella che non era solo una spedizione di mercatura ma anche una missione diplomatica. Qui li attendeva infatti Kublai, nipote di Gengis Khan e imperatore dei Mongoli-Tartari, che in un viaggio precedente dei fratelli Polo aveva loro affidato una lettera per papa Clemente IV. Per inciso, quella lettera Clemente non l’avrebbe mai letta, essendo morto nel 1268, prima del rientro dei Polo; in compenso, il suo successore Gregorio X era una conoscenza diretta dei Polo, che lo avevano incontrato ad Acri in veste di legato papale, venendo in seguito investiti da lui del compito di consegnare nuove, importanti missive per il Gran Khan. A Cambaluk, Marco giunse nel 1275 e dovette entrare ben presto nelle grazie dell’imperatore, se è vero che di lì a poco la dimestichezza con le lingue e l’abilità nel trattare con le persone gli valsero incarichi di crescente prestigio, come la missione nello Yunnan del 1277, che lo avrebbe portato a esplorare le contrade a ridosso del bacino dei fiumi Giallo e Azzurro. Del Catajo, così Marco Polo chiama la Cina, nonché dei suoi satelliti più o meno lontani, il viaggiatore veneziano registra minuziosamente usi e costumi, talora brutali (ripetuto è nel Milione il rimando al cannibalismo) ma il più delle volte straordinariamente civili e avanzati. Come la diffusione capillare delle stazioni di posta (janb), oppure i saggi accorgimenti del Gran Khan per prevenire le alluvioni, in tempi non sospetti di cambiamento climatico: «Ad evitare che il maltempo ingrossi certi fiumi, e questi straripino, allagando estensioni coltivate, l’Imperatore ha disposto che sulle pendici dei monti vengano sempre piantati nuovi alberi, i quali tengano compatto il terreno e frenino l’impeto delle acque». Certi amministratori della nostra cosa pubblica farebbero bene a mandarsi a memoria queste righe del Milione... Solo nel 1290 i Polo avrebbero intrapreso il viaggio di ritorno, che si sarebbe concluso cinque anni più tardi con il rientro a Venezia per la via di Costantinopoli. Risale invece al 1298 l’episodio della prigionia di Marco: catturato dai genovesi sull’isola di Curzola, in Dalmazia, nella sfortuna ebbe la buona sorte di conoscere in carcere Rustichello da Pisa, prigioniero della Superba fin dalla battaglia della Meloria, combattuta tra i genovesi e i pisani nel 1284. Autore di romanzi dal sapore arturiano in lingua d’oïl, Rustichello avrebbe messo in bella forma le memorie dettategli da Marco Polo, dando vita a Le devisement du monde / Le livre des merveilles, titoli con cui venne inizialmente conosciuto Il Milione, così chiamato non tanto per la quantità di vicende esotiche in esso contenute, quanto per il fatto che «Emilione» era il soprannome con cui era nota la famiglia dei Polo. Otto gennaio 2024. Sono passati 700 anni dalla morte di Marco Polo, eppure non molto è cambiato da allora. Esiste ancora una Via della Seta: accanto agli itinerari turistici che si fregiano di quell’antico nome (che poi così antico non è: «Seidenstrasse» fu coniato nell’Ottocento dal geografo tedesco Ferdinand von Richthofen, zio di Manfred, il Barone rosso), si sviluppa più concretamente quella Belt and road initiative/Bri che traduce la formula cinese yi dai yi lu, «una cintura (terrestre) e una strada (marittima)». Un progetto fortemente voluto da Xi Jinping dal 2013, allorché lo annunciò in toni solenni da Astana, capitale del Kazakistan, e che oggi prosegue nonostante le strettoie di ordine economico e geopolitico. A suon di miliardi: finora mille, erogati dalla Asian infrastructure investment bank a guida cinese per consentire lo sviluppo di questa nuova rete globale che conta almeno sei fra corridoi marittimi e terrestri, con 154 Paesi aderenti. Sebbene Marco Polo non ci sia più, il suo spirito rivive oggi nei tanti imprenditori italiani che con il loro saper-fare hanno conquistato nel corso degli anni la fiducia di innumerevoli partner internazionali e, fra essi, cinesi, rendendo l’export il motore dell’economia tricolore. Come Stefano Ricci, di ritorno recentemente dalla Mongolia, dove contribuisce alla salvaguardia delle aquile dei monti Altai mediante un accordo con la Kazakh falconry association. Non era imprenditore, ma missionario il suo omonimo Matteo Ricci, che nel 1582 sbarcò a Macao per avviarvi la sua importante opera di evangelizzazione della Cina, durata quasi trent’anni. Una Cina, beninteso, dove il cristianesimo attecchiva già ai tempi di Marco Polo, quand’anche nelle sue varianti nestoriane o comunque orientali: «(I cristiani di Fugiu/Fokien) avevano in un loro tempietto nascosto tre immagini dipinte, raffiguranti tre dei 70 apostoli che andarono pel mondo a predicare la legge di Cristo», racconta così Rustichello nella traduzione dal francese di Marino Longhi; «già da 700 anni si conservava qui, presso questa gente, la religione cristiana, tramandata da questi apostoli ai loro antenati; essi non sapevano di essere cristiani, poiché l’unico insegnamento che seguivano era quello di far festa, in giorni determinati, ai tre apostoli, e di leggere loro come preghiera versetti dei salmi». Più discontinue rispetto alla Chiesa e al mondo imprenditoriale le mosse nei confronti della Repubblica Popolare, fatte dalla politica italiana dell’ultimo cinquantennio. Rinaldo Ossola, ministro del Commercio estero dal 1976 al 1979, portò l’Italia a essere il primo Paese del mondo occidentale a dare un importante sostegno economico alla Cina, sotto forma di 1,5 miliardi di euro odierni da spendere ogniqualvolta Pechino avesse avuto bisogno di prodotti e tecnologia italiani. Nel 2019, poi, Giuseppe Conte ha firmato il Memorandum d’intesa sulla Bri, forse l’unico provvedimento di quel governo approntato con un po’ di visione. Memorandum che invece l’attuale esecutivo ha congelato sulla scia di valutazioni di allineamento internazionale. Con buona pace di quelli che già vedevano nel rinnovato porto di Trieste il terminal dell’autostrada del mare tra Oriente e Occidente. E di Messer Polo, cui toccherà di aspettare ancora un po’ prima di tornare a vedere il suo Adriatico approdo finale delle carovane intercontinentali.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)