2025-09-15
Virginie Joron: «Macron ha nominato un suo clone»
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
L’eurodeputata del Rassemblement National: «Il presidente non scioglie il Parlamento per non mostrare la sua debolezza ai partner europei. I sondaggi ci danno al 33%, invitiamo tutti i Repubblicani a unirsi a noi».Virginie Joron la disturbo? Dai rumori sento che c’è molta gente.«Come ogni anno, settembre inizia col nostro ritorno a scuola. Quello che in francese chiamiamo rentrée. Quest’anno lo facciamo a Bordeaux. Città governata dai verdi. L’insicurezza è alle stelle, come nella maggior parte delle grandi città dove governano verdi e sinistra. Ci prepariamo alle elezioni comunali di fine 2026».L’incertezza di Parigi non vi condiziona…«Siamo a Bordeaux per tre giorni. Discutiamo del nostro lavoro. Membri dell’assemblea; deputati europei; rappresentanti eletti locali. La rentrée è terminata con i discorsi di Marine Le Pen e Jordan Bardella».Lei è eurodeputata del gruppo Rassemblement National (Rn) a Strasburgo. La presidente di turno ha rifiutato di concedere il minuto di silenzio in onore di Charlie Kirk. Le malelingue dicono che era giovedì. E gli eurodeputati vanno di fretta per tornare a casa.«Fa ridere ma è possibile. La presidenza di turno ha fornito un argomento fallace pur di rifiutare questo minuto di silenzio. Autorizzato per George Floyd. Roberta Metsola, la presidente, non era presente. Peccato che, pochi minuti dopo, la sinistra ha chiesto la sospensione della sessione per negoziare una posizione di voto su Gaza! Ovviamente concessa. Doppi standard che dimostrano anche la grossolana ipocrisia del finto blocco democratico».Comunque lei parla un italiano fluente…«Fin dall’infanzia. Attratta dall’Italia. A scuola abbiamo studiato la sua storia. E poi la cucina. E poi anche per amore. Che continua ancora oggi. Devo ancora migliorare il mio italiano. Ha assunto un accento genovese, con mia grande gioia».Il nuovo premier incaricato da Macron secondo lei da chi verrà appoggiato in Parlamento? Avrà la maggioranza?«Ad oggi, abbiamo un solo nome di questo governo: Sébastien Lecornu. E sappiamo solo una cosa di lui: che è un fedelissimo di Macron, il suo clone. Nominato prima della fine del mandato di Macron, ha diverse missioni, poiché Macron vuole che il macronismo sopravviva dopo il 2027».Una curiosità… ma per approvare la legge di bilancio, secondo la Costituzione francese, serve la maggioranza parlamentare?«Sì. L’articolo 47 della Costituzione prevede che il Parlamento voti su un disegno di legge finanziaria costruito in maniera organica. La procedura ordinaria è stabilita agli articoli 44 e 45. Per le prime letture in ciascuna assemblea è sufficiente una maggioranza semplice. Ma in sede di lettura finale, in caso di persistente disaccordo tra l’Assemblea nazionale e il Senato, l’Assemblea nazionale deve adottare il testo a maggioranza assoluta dei suoi membri».In caso di stallo? Come oggi?«Il governo può assumersi la responsabilità del disegno di legge. Procedura dell’articolo 49. Si considera adottato a meno che una mozione di censura non venga approvata a maggioranza assoluta. Sono 289 voti su 577 in Assemblea. In ogni caso, l’approvazione richiede la maggioranza parlamentare».Che legge di bilancio sarà proposta? Quali sono i principali provvedimenti proposti?«Bella domanda: il disegno di legge appena bocciato o una nuova legge? Ad ora abbiamo sul tavolo il piano Bayrou. Un bilancio di austerità per ridurre il deficit pubblico al 4,6% del Pil nel 2026 (rispetto al 5,4% del 2025). Poi 4,1% nel 2027, 3,4% nel 2028 e 2,8% nel 2029. La legge era strutturata su due piani: “Stop the Debt” (riduzione del deficit) e “Let’s Get Production Going” (stimolo economico). Uno sforzo complessivo per risparmiare 43,8 miliardi di euro sulla spesa pubblica stimata in poco più di 1.700 miliardi».Che ci stava dentro?«Di tutto. Blocco delle prestazioni sociali. Nessun aumento di pensioni, assistenza sociale. Un “anno bianco” per controllare la spesa. Due giorni festivi eliminati: lunedì di Pasqua e 8 maggio. Taglio di 3.000 posti di lavoro nella pubblica amministrazione attraverso la mancata sostituzione di un dipendente pubblico su tre che vanno in pensione. Un contributo di solidarietà per i redditi elevati. Ma anche una riduzione della detrazione fiscale per i pensionati benestanti. Cinque miliardi di euro in meno in sanità. Tagli ai rimborsi. E poi tagli agli enti locali. Infine, tagli egli enti inutili e vendita di immobili pubblici non occupati».Si andrà al cosiddetto esercizio provvisorio?«Teoricamente può succedere. Se nessuna legge di bilancio fosse approvata entro il 1° gennaio, il governo può chiedere al Parlamento di autorizzare un bilancio provvisorio. Lo Stato continua a operare, ma con una spesa limitata a un dodicesimo al mese del bilancio dell’anno precedente. Ma come dicevo, il governo può approvare il bilancio senza votazione finale. Il bilancio provvisorio darebbe un segnale brutto e l’esecutivo farà di tutto per evitare questo scenario. Pertanto, salvo una grave crisi politica, questo scenario rimane teorico. Ma non impossibile».Anche se mi dirà che va tutto bene, le chiedo ugualmente se il Rn gode di buona salute…«Siamo una forza politica importante, nonostante le difficoltà legali di Marine Le Pen. Condannata all’ineleggibilità, ha presentato ricorso. Il processo di appello dovrebbe iniziare ai primi del 2026. Il partito continua a essere attivo e organizzato. Jordan Bardella è pronto a subentrare se necessario. Abbiamo 110.000 iscritti. Le iscrizioni aumentano. Tanti giovani si stanno unendo a noi. I sondaggi ci danno al 33%. Come vede, rispondo coi dati più che con le opinioni».Fiduciosi per l’appello?«L’udienza di appello è prevista dal 13 gennaio al 12 febbraio 2026 presso la Corte d’Appello di Parigi. La decisione definitiva dovrebbe arrivare per l’estate del 2026. Nel frattempo, l’ineleggibilità è esecutiva. Questo complica la sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2027, a meno che la decisione non venga annullata o modificata».Le proteste di piazza sono rumorose. Il Rn si tiene alla larga da queste manifestazioni o sbaglio?«Il Rn generalmente si tiene lontano dalle grandi proteste sociali come quelle contro la riforma delle pensioni. Soprattutto quando sono guidate dai sindacati di sinistra. Preferiamo non partecipare direttamente a queste mobilitazioni. Tuttavia, esprimiamo il nostro sostegno alle rivendicazioni popolari, in particolare su questioni come il potere d’acquisto, la sovranità nazionale e la sicurezza. Senza necessariamente partecipare alle manifestazioni. Il nostro impegno con i cittadini deve essere realizzato anche attraverso la democrazia, con i risultati delle urne. Per questo motivo chiediamo lo scioglimento del Parlamento».Mélenchon e la sua sinistra che partito sono? E che cosa hanno in testa secondo lei?«La France Insoumise (Lfi) e Jean-Luc Mélenchon sono sinistra estrema e clientelare. La loro retorica è manichea. Contrappongono “il popolo” alle “élite”, senza sfumature. Questa strategia li porta ad alimentare le tensioni sociali piuttosto che cercare soluzioni realistiche. Il loro sostegno pressoché incondizionato a certe cause straniere (in particolare la Palestina) li ha posti al centro di gravi controversie. In particolare, riguardo all’antisemitismo. Si è ampliato il divario con una parte dell’opinione pubblica, in particolare con la comunità ebraica. Mélenchon è criticato per il suo autoritarismo interno. Rifiuta di mettersi in discussione. Fa la vittima ogni volta che il suo partito si trova ad affrontare accuse gravi. Fanno parte del sistema per impedirci di accedere al potere. Nelle ultime elezioni legislative, si sono alleati con la sinistra. Al Parlamento europeo partecipano al cordone sanitario contro di noi, impedendoci di accedere alle vicepresidenze. Lfi al Parlamento europeo non ha votato la nostra mozione di censura contro Ursula von der Leyen. Non ha votato contro il lasciapassare sanitario. Recitano la parte dei ribelli ma sono sottomessi al sistema!».Ci saranno elezioni anticipate per il Parlamento francese nel 2026?«Dipende tutto da Macron. Troppo legato alle poltrone in Parlamento. Non credo che voglia mostrare ai suoi partner la sua debolezza. Gli chiediamo di sciogliere il Parlamento nell’interesse del Paese e del popolo francese, cosa che ha dimenticato da tempo».Rn pensa a future alleanze in vista delle possibili elezioni? «Valutiamo alleanze elettorali, principalmente con i Repubblicani di Éric Ciotti. Invitiamo tutti gli altri ad unirsi a noi».Le elezioni per l’Eliseo ci saranno nel 2027. È possibile che siano anticipate?«Le elezioni presidenziali del 2027 possono essere anticipate solo in circostanze eccezionali come dimissioni, decesso o incapacità permanente. Pensate davvero che Macron se ne andrà e sparirà come Trudeau? Se ne andrà solo se troverà una posizione più prestigiosa o se avrà la certezza di tornare nel 2027».Sulla guerra in Ucraina Rn che posizione ha? E su Gaza?«Sosteniamo una linea di sovranità realistica in politica estera: né un allineamento totale con gli Stati Uniti o l’Ue, né il sostegno a potenze autoritarie. L’Ucraina deve difendersi dall’aggressione russa, ma respingiamo l’invio di armi a lungo raggio da parte della Francia per evitare qualsiasi escalation diretta con la Russia. Bardella insiste sulla prudenza strategica, affermando al contempo di rispettare gli impegni della Francia nei confronti della Nato. A Gaza, chiediamo la fine della violenza e la protezione dei civili. Hamas rimane un gruppo terroristico. Allo stato attuale, non vogliamo il riconoscimento immediato dello Stato palestinese finché non saranno assicurate garanzie di pace e sicurezza. Siamo anche cauti nell’accettare rifugiati da Gaza, insistendo su condizioni rigorose. Sosteniamo la soluzione dei due Stati, ma riteniamo che le condizioni attuali non ne consentano l’attuazione».
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.