2024-08-01
«Servono studi sugli atleti trans»
Sullo sfondo un incontro di Imane Khelif (Getty Images). Nel riquadro Alessandro Rosponi
Lo specialista in medicina dello sport, Alessandro Rosponi: «Mancano dati che confermino che il cambio di sesso riduca le prestazioni di forza. Per la nostra pugile c’è anche l’effetto paura».L’azzurra Angela Carini non rischia soltanto una sconfitta, ma anche la sua incolumità fisica. «Il rischio è quello di trovarsi di fronte a un serio trauma cranico», avvisa il dottor Alessandro Rosponi, specialista in medicina dello sport e presidente dell’Associazione Medico Sportiva di Trento della FMSI.Sfidando Khelif, Carini può farsi male?«Come medico dello sport, penso che questo incontro costituisca un problema dal punto di vista della salute».Il pugilato è uno sport di contatto.«E deve essere praticato in sicurezza. Ho molti dubbi sul fatto che la salute della nostra atleta sia tutelata».La sfida non dovrebbe essere ad armi pari?«Il punto chiave è la forza e la potenza che vengono espresse nel gesto atletico. So cosa vuol dire sferrare un colpo con una determinata forza piuttosto che un’altra». Qual è la differenza?«Nel Dna è scritto il nostro genere e nel momento in cui inizia la pubertà c’è una trasformazione che tiene conto del genere e che, grazie all’azione di specifici ormoni, determina lo sviluppo verso un organismo tipicamente maschile o femminile. Ma qualcuno sostiene che questa transizione, se iniziata prima della pubertà, determini una riduzione di tutte quelle caratteristiche che portano alla formazione del fisico maschile o viceversa».Cosa dicono le evidenze scientifiche?«Non ci sono studi scientifici validi su atleti che ci dicano che le trasformazioni sono completamente regredibili e che quindi una donna transgender sia esattamente uguale a una donna cisgender».Come spiega la scelta del Cio?«Penso sia una scelta tendenzialmente politica, a vantaggio di un criterio di inclusività ma sacrificando la tutela della salute e il concetto di etica, senza neanche il supporto della scienza». Fattore psicologico: un atleta che affronta un avversario di questo tipo può aver paura. «Certo, e questo vizia le basi etiche della regolarità e della parità di condizioni».Il pugile nordafricano lo scorso anno era stato escluso dalla finale dei Mondiali di pugilato per aver fallito la verifica ormonale. Quest’anno invece è stata ammessa, ma soltanto perché i parametri sono cambiati…«Le forze in campo sono viziate proprio perché è certo che la prestazione atletica dal punto di vista della forza e della potenza è strettamente correlata al livello di testosterone». Imane Khelif è di fatto più forte?«Questo non si può dire perché conta anche l’allenamento e la tecnica, ma comunque la scelta di non utilizzare il dato del testosterone nella selezione degli atleti vuol dire non considerare che l’entità del livello di testosterone è correlato alla prestazione fisica». Qualcuno sobbalza al solo sentir dire che un uomo è più forte di una donna.«In realtà è proprio così. Grazie all’assetto ormonale e al maggior contenuto di emoglobina l’uomo può avere prestazioni superiori sia per forza che per endurance. Certo l’allenamento può fare la differenza per cui una donna allenata può essere più forte di un uomo non allenato. La nostra atleta deve vedersi garantita la possibilità di competere ad armi pari, ovvero dove la differenza la fanno solo l’allenamento e la tecnica. E questo oggi nessuno glielo può garantire. Nemmeno il Cio. Non è solo una questione di salute quindi ma anche di etica dello sport».Si presume però un’atleta che gareggia per le Olimpiadi si alleni…«Sì, e nella donna transgender non sappiamo se la riduzione della massa muscolare, indotta dalla riduzione di secrezioni di testosterone, venga inibita o meno dall’allenamento. Non ci sono studi a lungo termine e se ci fossero sarebbero su soggetti non atletici. Il campione statisticamente non è ancora valido».