2021-01-17
Servirebbe un Malraux, invece c’è Rocco
La qualità della leadership politica si misura anche sul valore di chi ispira i discorsi del leader. La Francia di Charles De Gaulle prosperò sulle parole e il genio del grande letterato. L'Italia, purtroppo, si ritrova un premier al quale chi sussurra nell'orecchio è Casalino.Il vecchio mondo traballa «di brutto», come dicono i ragazzacci. E si sa che quando le strutture di prima traballano, bisogna fare attenzione a non prendersi in testa qualche trave, o peggio. Meglio dunque prendere distanza dai luoghi a rischio, anche perché allontanarsi un po' a volte aiuta a vedere meglio i punti deboli degli edifici. (In analisi, sono gli stessi sogni delle persone in difficoltà a suggerire queste cautele, elementari ma che spesso non vengono in mente a chi, spaventato, è lì in mezzo). Oggi, di strutture traballanti ce n'è tante, e belle grosse. Probabilmente perché da tempo c'era molto da fare, e invece si è andati avanti così, senza fermarsi a riparare e sostituire, come si sarebbe dovuto fare anche per il ponte, a Genova. Ora però è il momento di rallentare, e guardare bene il tutto. Profittando anche del Covid, che tanto ci rallenta comunque. E dei governanti, che ci vorrebbero fermi del tutto.Traballa (tanto per cominciare) nientemeno che l'immagine e l'istituzione simbolo dell'Occidente, la democrazia americana. Come sempre però quando un grande edificio dà segni di instabilità, non è solo perché l'inquilino del momento (Donald Trump per esempio) si muove troppo, e magari male, ma perché si è lesionato qualcosa nelle strutture. L'abbiamo visto anche con l'invasione al Parlamento americano dove le immagini sono state più eloquenti di qualsiasi discorso. La compagnia di giro di Donald Trump, dallo pseudo sciamano a quell'altro che mette i piedi sulla scrivania di Nancy Pelosi o quello che si porta via il suo podio ha fatto molto scompiglio e impressione tra i benpensanti. Ma è roba da Sessantotto americano (cioè soprattutto Berkeley), che faceva già un po' ridere allora, quando molti degli attori di oggi non erano ancora nati. La reazione istituzionale di oggi, però è stata, da subito, altrettanto sorprendentemente sopra le righe. Dall'appello a mani giunte del terrorizzato Joe Biden al presidente Trump, alla polizia che spara sulle anziane, ai deputati che fuggono quasi a gattoni sono immagini più da musical di mezza tacca sulla fine della democrazia, che della fine stessa. Risolvere poi tutta la questione alla Twitter, il padrone degli sfoghi dei benpensanti, censurando Trump è di nuovo un'altra mossa al livello (bassissimo) delle precedenti. Anche se consente a Frau Merkel di sembrare madame de Stael, ricordando nobilmente al network l'intangibilità delle opinioni personali. La signora, che viene dalla vecchia Ddr, comunista dura, ha certo il suo piglio, e esperienza. Ma per il resto sono scivolate gravi, una dopo l'altra.Che fanno però riflettere, e vanno dunque viste per quel che sono: smorfie finali di un passaggio d'epoca, con primi attori ormai sfiatati, e autori dei testi recitati scivolati in un batter d'occhio (tanto per dire) da Luca Ronconi e Stefano Massini a Rocco Casalino. Quando scompare il drammaturgo, però, è un brutto segno per la società (oltre che per il teatro). Significa che non è più in grado di comunicare il proprio malessere, le proprie visioni. Oppure che non ne ha affatto. O anche, peggio ancora, che non sa più scrivere (è questa oggi l'ipotesi più accreditata). Eppure gli autori dei testi, in politica come a teatro, sono importantissimi, decisivi, almeno quanto gli attori principali. I drammaturghi-consulenti dei politici sono quelli che fanno da tramite tra il politico e la cultura del tempo (conoscendo bene, però, anche quelle precedenti, altrimenti non funziona).Il drammaturgo di Charles De Gaulle, ad esempio, fu André Malraux, autore de La condizione umana, e poi straordinario ministro della cultura, che molto contribuì al rilancio e prestigio internazionale della Francia gollista. Non è che si pretenda che tutti siano eroi, o geni, come quei due. Anche loro del resto, visti dal punto di vista dell'uomo d'ordine, del Twitter di turno, erano in fondo due avventurieri, che hanno infranto la legge più volte, e senza neppure pensarci troppo sopra. Però avevano delle visioni, un grande coraggio, anche fisico, e qualche principio davvero inscalfibile. Oltre a un po' di cultura, che è quella che ti consente di capire il mondo attorno. Adesso però, in tutto l'Occidente, manca sia il drammaturgo che il primo attore, il capo. D'altra parte non c'è più, poi, neanche una cultura, anche perché si è creduto fosse possibile tagliare con la storia. Noi però, cittadini e nazione, siamo anche il nostro passato. Ignorarlo o far finta che la storia non ci sia, o sia finita, è un'auto castrazione insopportabile sia per la psiche che per il corpo, che a quel punto diventano terreno di conquista per ogni tipo di aggressore: sciamani al soldo dei potenti come qualsiasi virus o batterio mortale.Non è infatti un caso - a fronte di un evento anche previsto da più parti (compreso l'Oms) - che il mondo sia inchiodato da un anno da un'epidemia, in parte mortale. Che, come ogni altra epidemia nel corso della storia smaschera le umane debolezze, ignoranze, vanità, cinismi, oscure paure, e così ha fatto anche adesso, all'inizio del terzo millennio. Dimostrando così ancora una volta che la celebratissima accoppiata Scienza-Progresso non cambia in profondità la condizione dell'uomo e lo lascia pressoché inerme di fronte all'attacco dell'aspetto ostile della natura per ogni violazione degli «interdetti di mescolanza», come dicono gli antropologi. L'eterno divieto del mondo vivente della confusione tra le diverse, fondamentali, differenze naturali: uomo/animale; maschio/femmina; sacro/profano. Come scrive Roger Caillois in L'uomo e il sacro (Bollati Boringhieri): «L'ordine civile e quello naturale sono legati: ciò che turba l'uno guasta l'altro». E nel Covid- 19, come in tutte le grandi epidemie degli ultimi 40 anni, Hiv compreso, l'ordine naturale è stato ripetutamente violato. Profittando di pangolini o/e pipistrelli (e primati ai tempi dell'Hiv), noi uomini dell'evolutissima tarda modernità abbiamo comunque creduto di poterci mangiare la natura e essere i padroni del mondo. Ma non è così. Dipende da questo anche il non saper più leggere né scrivere la nostra realtà, e la perdita di senso in cui siamo caduti.Se non ritroviamo l'idea e l'esperienza della trascendenza, vale a dire il fatto che non siamo noi i padroni del mondo, né di niente, e che non dobbiamo mescolare con la forza mondi e realtà diverse per soddisfare i nostri desideri e cupidigie di guadagni o di piaceri, non riusciremo a fare granché, se non continuare a far stampare soldi che (come accade da mesi) non riusciamo poi neppure a spendere, perché tanto è tutto chiuso. E le banche sono piene di risparmi inutilizzati, come le mense dei poveri, zeppe di affamati. Gli attori, poi, sono quelli che sono. Il testo è nel genere demenziale, tra Hellzapoppin e Gianni e Pinotto. Ma non fa ridere.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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