
L'ex tesoriere della Margherita si appropriò indebitamente di fondi del partito ed è stato condannato a 7 anni. Tutti i beni, compresa la sua leggendaria magione, vanno allo Stato. Lui esce di prigione e lavora al call center. L'ex tesoriere è rimasto senza tesoro. A distanza di 7 anni dal sequestro e dall'arresto, passano allo Stato i beni di Luigi Lusi, l'ex senatore del Pd (e uomo dei conti della Margherita) condannato in Cassazione a 7 anni di carcere per appropriazione indebita e calunnia ai danni di Francesco Rutelli. La guardia di finanza è entrata in azione nella giornata di ieri per rendere esecutiva l'ordinanza della Corte d'appello di Roma che ha disposto la confisca dell'impero da 9 milioni che il politico aveva costruito utilizzando fondi neri e risorse pubbliche destinate al funzionamento del suo partito. Una fortuna composta da cinque appartamenti a Capistrello (L'Aquila) e uno in via Monserrato, nel centro della Capitale; una villa ad Ariccia (che all'epoca risultava assegnata in usufrutto alla nipote); polizze assicurative; fondi d'investimento; due milioni di euro rintracciati su conti aperti presso Allianz Bank; e - soprattutto - dalla leggendaria magione di Genzano, nella zona dei Castelli Romani. La residenza che Lusi acquistò nel 2007 per poco più di 3 milioni di euro, provento del gigantesco giro di fatture false e triangolazioni finanziarie che l'avevano portato a svuotare di ben 25 milioni le casse della Margherita. Una residenza da favola costruita, tra XIX e XX secolo dagli Holdert, ricca famiglia olandese in rapporti d'affari con i signori Sforza Cesarini, proprietari dei terreni su cui è edificata. Villa Khuda - o Villa dei Cedri, com'è conosciuta in paese - si estende per 1.000 metri quadrati calpestabili ed è immersa in un bosco di 5 ettari che declina fino al lago di Nemi. Dai primi proprietari era passata al costruttore Alvaro Marchini, che si disse la acquistò per regalarla alla figlia Simona in occasione del matrimonio col calciatore Ciccio Cordova, poi alla musicista Clara Lombardi che era solita aprirla al pubblico in occasione della festa della donna e altre speciali ricorrenze.L'ex senatore del Pd, che da un paio di giorni ha ottenuto dal direttore del carcere il permesso di poter lasciare qualche ora la cella e lavorare in un call center ad Avezzano, l'aveva ristrutturata spendendo 3 milioni e mezzo di euro dotandola di ogni lusso. Solo per l'autorizzazione alla ristrutturazione era stata necessaria una apposita conferenza dei servizi tra ministero dei Beni culturali, Regione Lazio, Comune e soprintendenza. Superato il pesante cancello in ferro, su cui campeggia la scritta Speculum Dianae, la dimora si mostra in tutta la sua maestosità. Alta tre piani, con un piccolo torrino sul lato sud, è dipinta di bianco e diverse sfumature di grigio. Nell'atrio ci si imbatte in un sofisticato pavimento di marmi venati d'oro e in un preziosissimo parquet di sughero. Al piano inferiore c'è spazio per saune, palestra, cantina e sala biliardo. Mentre in quello superiore Lusi ha voluto otto camere da letto, ognuna con bagno. La stanza padronale, che è quasi un piccolo appartamento a sé stante, è invece dotata di pavimenti in cuoio e di una vasca idromassaggio triangolare che si affaccia sul lago di Nemi. Sulle cui rive boscose l'antropologo scozzese James Frazer ambientò Il ramo d'oro, narrazione su una preziosa fronda che sarebbe stato possibile staccare solo a uno schiavo fuggitivo che sarebbe poi diventato re. A poca distanza, nascosti tra i lecci e i cedri, campi da tennis e da calcetto con tanto di spalti. Particolarmente complessa è stata invece la compravendita della villa di Ariccia, anch'essa confiscata, così come ricostruita nel decreto di sequestro firmato l'8 marzo del 2012 dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal pm Stefano Pesci, titolare del fascicolo sulla razzia nei conti della Margherita. «Paolo Melegari spiega che con Lusi aveva concordato verbalmente il prezzo d vendita di 2 milioni e mezzo di euro», si legge nel provvedimento, poi confermato dal gip e arrivato fino in Cassazione. «Lusi aveva fretta di chiudere l'operazione e ancor prima del preliminare gli anticipò 1 milione di euro in assegni, tutti tratti dal conto della Margherita e tutti in bianco relativamente al beneficiario. Lo invitò però a evitare di negoziare gli assegni all'estero e gli chiese di completarli in modo tale da evitare che il beneficiario risultasse sempre il medesimo. Melegari ha poi dichiarato che Lusi ha deciso di non effettuare l'acquisto e, dopo qualche tempo, per definire la sua posizione, fu trovato un accordo grazie al quale l'usufrutto della villa veniva ceduto a Lusi per un prezzo pari a 1 milione di euro già versato con l'aggiunta di 241.000 euro e l'usufrutto intestato a Micol D'Andrea», la nipote dell'ex senatore.«La confisca, come confermato dalla sentenza definitiva della Corte di Cassazione, trova il suo fondamento nella decisione da parte della Margherita di donare allo Stato tutti i beni provenienti dalle azioni nei confronti di Luigi Lusi», hanno spiegato i liquidatori del partito, ricordando inoltre che le azioni di risarcimento in sede civile «non si esauriscono con la confisca dei beni, ma stanno continuando e continueranno nei confronti di Lusi e della moglie, sia in Italia che all'estero». Le indagini hanno infatti appurato che una parte dei fondi drenati dall'ex tesoriere sarebbe stata investita in Canada. A chiedere risarcimenti sarà anche Francesco Rutelli. «Ci siamo costituiti parte civile nel processo e questa esecuzione di confisca rappresenta il parziale ristoro del danno patrimoniale subito da Democrazia è Libertà-La Margherita, aggiungono i liquidatori, «l'esecuzione a favore dello Stato rappresenta la piena attuazione del mandato ricevuto dall'assemblea del partito che, volontariamente ed unico in Italia, ha deliberato, al momento dello scioglimento, di donare i propri beni allo Stato, oltre ai 6,5 milioni di euro che già sono stati donati direttamente al ministero dell'Economia».
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