2023-09-12
«Senza senso alcune scelte sul green. Ci sono lobby che fanno pressione»
Il premier Giorgia Meloni nel libro-intervista di Alessandro Sallusti: «Vetture a zero emissioni nel 2035? Ok, ma come arrivarci lo decide ogni singolo Stato e non l’Ue. Con i biocarburanti salviamo economia e pianeta».«Oggi», dice, «una domanda te la faccio io: sai qual è la differenza tra un ecologista di destra e un ecologista di sinistra?» Non esattamente. «Perfetto, non sentirti in colpa perché purtroppo non sei l’unico. Te la dico io. L’ecologista di sinistra, in Italia e nel mondo - in questo l’America insegna - è uno che mediamente vive nel centro di una grande città, magari nella Ztl, circondato da comodità e servizi che consumano enormi quantità di energia che producono inquinamento. Questo signore, sempre mediamente, il weekend carica su un capiente e potente suv la sua mountain bike da tremila euro, ovviamente assistita da batterie perché non sia mai che ci si debba stancare, e va a pedalare su sentieri di zone incontaminate che fa molto chic. Bene, l’ecologista di destra è, viceversa, colui che in quelle zone incontaminate ci vive dentro e si fa un mazzo da mattina a sera per tenerle il più possibile sane e incontaminate nonostante l’intrusione inquinante dell’ecologista di sinistra nel fine settimana».Un po’ paradossale ma come metafora efficace. «È così in tutto il mondo occidentale. Dicevo dell’America: hai il newyorkese che la sera, finito il lavoro, fa l’ecologista per mostre e salotti ma disprezza il texano che, a cavallo con il lazo, vive in mezzo alle mucche. E tutti, intendo gli intellettuali e voi giornalisti, esaltano il primo perché è tanto colto e raffinato e snobbano il secondo perché fa un lavoro manuale e la sera non sa di bucato, o forse in realtà lo fanno anche perché, non certo a caso, il primo vota democratico e il secondo repubblicano. Ora, ho utilizzato questo paradosso per dire una cosa semplice, che distingue certo ambientalismo ideologico dall’ecologismo conservatore: per il primo la condizione necessaria a difendere la natura è allontanare l’uomo, per il secondo la natura si difende soprattutto con l’uomo dentro. Ergo, la prima regola per salvare l’ambiente è viverci e curarlo ventiquattr’ore al giorno per trecentosessantacinque giorni all’anno, il che, però, è bello a dirsi e meno facile a farsi. Quindi avere a cuore l’ambiente significa innanzitutto avere attenzione per gli uomini e le donne che, con grandi sacrifici, in quell’ambiente hanno deciso di starci come sentinelle della civiltà progredita e per scongiurare spopolamento e abbandono. Non salveremo una sola pianta né un solo animale selvatico se non mettiamo economicamente e socialmente al sicuro gli agricoltori, gli allevatori, i pastori, gli abitanti dei borghi, i piccoli imprenditori dell’economia rurale e turistica. In altre parole, sono loro i veri difensori dell’ambiente e un governo conservatore ha il dovere di essere al loro fianco. Roger Scruton lo ha spiegato molto meglio di quanto possa fare io: “L’ambientalismo è la quintessenza della causa conservatrice, l’esempio più vivo nel mondo, così come lo conosciamo, di quel partenariato fra i morti, i vivi e i non ancora nati”».È uno dei tuoi slogan più famosi e ripetuti: «Siamo per la natura con l’uomo dentro». «E come tutte le cose scontate, di questi tempi sembra un concetto rivoluzionario. Ma non mi stupisce, perché un altro concetto che mi è capitato di ripetere spesso è: “In un’epoca come questa, l’unico modo di essere ribelli è essere conservatori, ovvero preservare ciò che siamo”. Quindi, siccome noi siamo il nostro pianeta, è impossibile che un conservatore non si adoperi per consegnare ai suoi figli la terra in condizioni quantomeno non peggiori di come l’ha ricevuta».Davvero lo ritieni possibile? «Certo non sarà possibile con ricette utopiche, surreali e a volte addirittura sciocche. L’unica possibilità è che la sostenibilità ambientale viaggi di pari passo con la sostenibilità economica e quindi con quella sociale. Bisogna trovare un punto di equilibrio perché l’uomo e la natura non sono nemici, sono un tutt’uno. Se il pianeta è malato, lo è anche l’umanità. La natura è nell’ambiente e nell’uomo. Per un credente vale l’insegnamento di Benedetto XVI: la creazione è “un dono affidatoci non per la distruzione, ma perché diventi il giardino di Dio e così il giardino dell’uomo”». […] Esiste una alternativa reale? «Certo, e noi l’abbiamo messa a tema nei vertici europei: occorre trovare un equilibrio».Con risultati così così. «Quella sulla neutralità tecnologica è stata soprattutto una nostra vittoria. Senza il coraggio della posizione italiana sulla direttiva delle auto, il dibattito non si sarebbe neanche aperto. Invece noi siamo riusciti, insieme ad altri Stati come la Germania, a far passare il principio che l’elettrico non è l’unica opzione possibile. Sul tavolo non c’è più l’assunto che solo l’elettrico è uno strumento pulito, cosa peraltro già in sé discutibile perché non tiene conto dei problemi di estrazione delle materie prime necessarie e dello smaltimento delle batterie. Che cosa significa neutralità tecnologica? In parole povere: tu Unione europea, giustamente sensibile alle tematiche ambientali e ci sta bene, dici che dal 2035 le emissioni delle auto devono essere portate a zero. Corretto, ci sto. Ma come ogni Stato membro decide di raggiungere quel parametro, cioè utilizzando quale tecnologia, questo non compete alla Commissione ma viene lasciato alle scelte industriali e strategiche di ciascuno, in modo da rendere l’obiettivo il più possibile compatibile con il proprio modello industriale e, quindi, con la sostenibilità sociale. Sulle auto, la Germania è riuscita a fare introdurre gli e-fuels, i carburanti sintetici a zero emissioni su cui la sua ricerca è molto avanti. Noi stiamo lavorando per aprire una strada anche ai biocarburanti che, grazie soprattutto a Eni, sono davvero a un passo dell’emissione zero. Insomma, non puoi dirmi oggi, con la velocità raggiunta dallo sviluppo tecnologico, che cosa accadrà nel 2035. E utilizzando queste alternative noi possiamo salvare il nostro sistema industriale fondato sul motore a combustione, nel pieno rispetto dell’ambiente. Perché io ho un sospetto: pensare male, come si usa dire, sarà peccato ma spesso ci si azzecca».E cosa pensi di male? «È incredibile che non ci si renda conto del fatto che alcune scelte sembrano prive di senso. Certo, alla base c’è spesso un approccio ideologico, un mondo nel quale si preferisce spesso ripetere ciò che si è sentito dire ad altri piuttosto che verificarlo, ma io credo che in alcune scelte vi sia anche un’importante pressione da parte di alcune lobby di potere. Invece le decisioni vanno prese nell’interesse delle nostre nazioni e dei loro cittadini. Quindi dobbiamo investire sulla nostra ricerca, credere nelle nostre capacità. Per secoli noi europei non siamo stati secondi a nessuno in quanto a scoperte e innovazione e non c’è alcun motivo per non provare a mantenere quel primato. E non c’è alcuna ragione sensata per consegnarci mani e piedi alle lobby o a Paesi che potrebbero voler utilizzare la nostra dipendenza contro di noi, tenendoci in pugno economicamente e di conseguenza politicamente, come pensava di fare la Russia di Putin il giorno che ha deciso di invadere l’Ucraina. Questa sarà la battaglia più importante che io e i conservatori porteremo avanti in Europa e nei consessi multilaterali».