2019-04-21
Senza la Vergine la pietra non fa cattedrali
L'incendio di Notre Dame è già stato trasformato dal potere del mondo in un fatto turistico. È il materialismo moderno di Emmanuel Macron che non sa vedere lo spirito negli elementi. E non può accettare la figura di Maria, che con il suo sì ha cambiato la storia dell'uomo.Non lasciamoci confondere dagli agenti di viaggio (ora: tour operator) che ci vogliono sbolognare i biglietti invenduti per i prossimi ponti. Non permettiamo che diventi monumentale o turistica l'emozione che ci ha preso quando abbiamo visto Notre Dame in fiamme. E neppure culturale o storiografica. Notre Dame non è «la nostra storia», come l'ha banalmente liquidata Emmanuel Macron. O la «nostra cultura», come hanno detto e scritto molti altri ovunque in Europa. Tanto meno (naturalmente) «solo dei vecchi pezzi di legno», come hanno spiegato i giornali musulmani e altri. Questa è solo la visione feticista, malata, del materialismo moderno, che non sa più riconoscere lo spirito nella materia.Le giovani donne con gli occhi lucidi, i ragazzi dall'espressione raccolta desiderosi di inginocchiarsi sulle pietre del sagrato (come già fecero i loro padri e nonni per chiedere pregando, spesso con il rosario in mano, perdono per l'aborto, per le guerre ingiuste e le paci frettolose, per gli omicidi terroristi, per le persecuzioni degli ebrei), non sono preoccupati per l'arte (già rappresentata nei loro bei volti), né per la storia (che naturalmente non è mai l'uomo a decidere, come dimostra anche questo incendio, quale che ne sia stata la causa). Si tratta di un sentimento molto più profondo, legato a uno dei più potenti archetipi dell'inconscio collettivo: quello dedicato dal cristianesimo alla padrona di casa, cui è consacrata la cattedrale di Parigi. È la Nostra Signora, beata Vergine Maria, Assunta in cielo, come recita la lettera apostolica del 1922 di Pio XI (Achille Ratti) che subito dopo l'elezione a Papa, la proclama prima patrona della Francia, assieme alla seconda: Giovanna d'Arco, vergine e martire. È l'immagine della Vergine, la forza femminile intatta che, fecondata dallo Spirito santo, concepisce il Figlio del Padre, che muore sulla croce. E oggi risorge e trasforma il mondo. Quelle persone pregavano (e molti ancora pregano) perché commosse dalla forza espressiva e affettiva di questo archetipo, e richiamate da quelle fiamme, fumi, macerie, a un appuntamento serio cui, in modo diverso per ognuno, sentivano di dover partecipare. Una vertiginosa distruzione che, come molte altre che accompagnarono la storia di Notre Dame, ha lasciato al centro del campo la grande croce. Intatta. Sotto: Gesù accolto tra le braccia di Maria, immagine eterna della pietà. Questa, appunto, è la forza della Vergine, cui il vecchio Simeone profetizza: «Una spada ti trapasserà l'anima» (racconta Luca). Una personalità ed energia psicologica, la Vergine, che si manifesta non sul piano dei corpi e della cose (che finiscono sempre nella distruzione), ma su quello delle forze spirituali. Non è da Giuseppe che Maria verrà ingravidata, ma dallo Spirito santo; l'annuncio è dato da un angelo, e la ragazza vi acconsente dicendo il «fiat» che apre la nuova epoca della storia umana, quella del creator spiritus, dello spirito creatore cantato nell'inno gregoriano. In questo tempo le inevitabili rovine degli aspetti materiali sono l'annuncio di resurrezioni e rinascite spirituali: la croce, e la pietà, da cui ogni volta ripartire. «Il mio regno non è di questo mondo»: dice più volte il figlio. Nessuna sorpresa che i potenti della terra non ne vogliano sapere, (infatti non comprano neppure gli estintori per evitare l'incendio), non è ad esso che dedicano la propria vita. Anzi.Notre Dame, la cattedrale ancora una volta ferita proprio in quanto sede di poteri più alti, è in realtà una delle maggiori testimonianze del continuo assedio (annunciato da Antico e Nuovo Testamento) dei poteri secolari verso lo spirito divino e chi lo ricerca. Non per niente Napoleone volle essere consacrato imperatore proprio lì. Nelle mie visite alla cattedrale parigina non sono mai stato colpito da ciò che sta «davanti» all'altare maggiore, il palcoscenico; ma molto di più dal percorso nascosto dietro di esso, dove si succedono le diverse cappelle con le reliquie e le statue delle vittime del potere: i canonici, i cardinali, i religiosi pugnalati e uccisi in vari modi dagli eroi del secolo, rivoluzionari, soldati, fedeli della ragione, convinti che la materia creata fosse senz'anima. Tanto meno abitata dallo spirito. Notre Dame poi, nella sua lunghissima storia, ha direttamente assistito all'ambivalenza delle stesse gerarchie della Chiesa verso il mondo della Vergine cui è dedicata, con il quale non sempre fu d'accordo (lo riconobbe però in seguito). Come quando, nel 1431, con una sentenza emanata da un giudice vescovo, Pierre Cauchon, ex rettore dell'università di Parigi, fece morire sul rogo, a 19 anni, Giovanna d'Arco, la selvatica vergine guerriera che vedeva e ascoltava San Michele e gli angeli, e aveva guidato i soldati del re Carlo VIII alla riconquista di Orléans, cacciando gli inglesi dalla Francia. Venticinque anni dopo il rogo, il Papa aprì proprio a Notre Dame un nuovo processo in cui Giovanna fu dichiarata completamente innocente da ogni colpa. Nel 1920, poi, sarà riconosciuta santa. Era già cominciata, tra molte contraddizioni, l'affermazione dello spirito come forza archetipica opposta al materialismo dominante nella cultura moderna. Nel 1950 papa Eugenio Pacelli, Pio XII, proclamerà poi dogma della fede l'assunzione in cielo della Vergine Maria dopo la morte terrena. Carl Gustav Jung, di famiglia protestante, fondatore della psicologia analitica, ne scrisse con entusiasmo perché finalmente il femminile era entrato tra le figure divine del cristianesimo. E anche perché, a differenza di molti suoi discepoli, si rendeva conto della forza guaritrice che l'archetipo della Vergine rappresentava sia nella psiche femminile che in quella maschile, come provava anche il moltiplicarsi delle sue apparizioni, poi ancora intensificate. In quanto immagine di totalità e integrità femminile esso infatti dava forza alle donne che aspiravano a una maggiore autonomia e dignità verso il mondo maschile, senza venire ridotte a oggetti sessuali. Ma rendeva più vitale anche l'aspetto verginale dell'anima del maschio, che diventava così capace di rendersi autonomo dalla madre e dai bisogni da essa indotti, da cui altrimenti l'uomo rimane dipendente, a causa della lunga fusione con la figura materna, prima e dopo la nascita. È noto che la gran parte delle violenze sulle donne si sviluppa in identità maschili deboli, mai emancipate dalla dipendenza dalla madre, che viene poi trasferita come odio sulla donna desiderata. In quelle vicende l'anima maschile, priva della vergine guerriera Giovanna d'Arco, non ha mai cacciato l'invasore materno dal proprio territorio. L'attuale precipitare del campo psicologico, affettivo e spirituale dell'anima nell'ossessività sessuale, e il conseguente svuotamento del desiderio stesso, sono anche conseguenza del lungo attacco del materialismo all'archetipo della Vergine, la figura divina che presiede al rapporto dell'umanità con lo spirito. È questo che ci ha angosciato, dal profondo, quando abbiamo visto bruciare Notre Dame. E rende più intensa la resurrezione di oggi.