2025-11-18
«Mamma mi strozza», ma il giudice archiviò
La casa del delitto, a Muggia, Trieste (Ansa). Nel riquadro, Olena Stasiuk
Emergono nuovi, incredibili particolari sulla morte del piccolo Giovanni, sgozzato da Olena Stasiuk a Muggia. Nell’esposto del 2023 del padre contro la ex, c’è la testimonianza della vittima sulla madre: «Mi ha infilato un dito nel sedere». Il pm: «Beghe tra coniugi».Il piccolo Giovanni aveva paura della mamma e non riteneva una «buona idea» trascorrere del tempo con lei. Sono sempre più inquietanti i particolari che emergono sulla morte del bimbo di nove anni sgozzato dalla mamma Olena Stasiuk nel suo appartamento a Muggia, in provincia di Trieste.Dopo la tragedia, avvenuta nella sera di mercoledì, sono tanti gli interrogativi a cui dare risposta. In particolare, in tanti e soprattutto il papà del bimbo, Paolo Trame, si chiedono perché Giovanni fosse stato lasciato da solo con la mamma, nonostante le denunce del padre e il fatto che la donna aveva dei problemi tanto da essere stata, in passato, in cura al Centro di salute mentale di Trieste. Però il tribunale di Trieste, lo scorso 13 maggio, accordò a Olena Stasiuk la possibilità di vedere il figlio di nove anni una volta alla settimana. I particolari pubblicati dal Piccolo e contenuti nelle denunce fatte dal padre del piccolo descrivono, però, un quadro ancora più allarmante. Era il 2023 quando il papà di Giovanni presentò una denuncia contro l’ex moglie perché quello che il figlio gli aveva raccontato dopo un loro incontro era «terribile». «Mamma mi strozza», «Mamma mi ha infilato un dito nel sedere»: sono solo due degli episodi più gravi che il piccolo aveva raccontato al padre nell’estate di due anni fa, secondo quanto denunciato dal marito della cinquantacinquenne ucraina, dopo aver trascorso del tempo con la madre.In un incontro, la donna avrebbe provato a strangolarlo tanto che il papà lo portò in ospedale perché Giovanni aveva delle lesioni sul collo. E poi un’altra volta, il bambino riferì al padre che la mamma gli avrebbe infilato un dito nel sedere. Dopo quei racconti, l’uomo presentò una denuncia chiedendo la sospensione degli incontri tra madre e figlio proprio considerando la pericolosità della donna.Ma Olena si era difesa e aveva giustificato questo episodio dicendo che voleva, invece, verificare se fosse stato il padre a usare violenza nei confronti del figlio. Ma per il pm si trattava solo di «beghe» tra genitori che si contendono l’affidamento del figlio. Per i magistrati non c’era un pericolo concreto tanto che il pubblico ministero chiese l’archiviazione di quel procedimento e il giudice l’accolse. Ecco che cosa era scriveva il pm nella richiesta di archiviazione: «L’unico elemento a carico dell’indagata consiste nelle dichiarazioni de relato della piccola vittima riportate dal padre e dal bambino stesso ai medici, ma in presenza del padre». Quelle denunce del padre del piccolo furono, quindi, archiviate perché anche le lesioni refertate in ospedale non erano state ritenute così gravi tanto da far pensare a maltrattamenti.Eppure Giovanni, sempre in quel periodo, raccontava al papà di non voler stare con la mamma: quando venne informato della ripresa degli incontri con la mamma, il piccolo aveva confidato che non gli sembrava proprio «una buona idea». La donna, da quanto è emerso, aveva problemi psichici ed era stata in cura al Centro di salute mentale di Trieste. Adesso, però non seguiva delle terapie. Tanto che il giorno dopo la tragedia, il direttore di tutti i centri di salute mentale di Asugi (Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina), Massimo Semenzin, ha precisato che Olena Stasiuk aveva cominciato «un percorso nel 2017, è stata visitata più volte al Centro di salute mentale dopo la problematica separazione dal marito. Ogni tanto la signora manifestava dei disturbi, da ansia soprattutto, come ho letto nella cartella clinica. È stata seguita fino al 2023 poi è stata concordata una interruzione; non assumeva terapia farmacologica. Noi siamo rimasti a disposizione qualora ci avessero avvertiti che vi erano segnali di malessere, ma nessuno ci ha avvertiti».Nel 2023, quindi, aveva interrotto le terapie farmacologiche. Nello stesso anno l’ex marito aveva presentato diverse denunce perché non voleva che il figlio incontrasse la mamma perché «aveva paura» e aveva riferito alle forze dell’ordine di episodi in cui la donna avrebbe usato violenza nei confronti del figlio. Ma da quelle denunce non scaturì alcun provvedimento. Olena poteva incontrare il figlio e anzi, da poco tempo, era stato stabilito che poteva vederlo senza assistenti sociali perché stava «meglio». Per i giudici e gli psicologi la donna «era in miglioramento» e, quindi, era stato dato il via libera agli incontri da soli, cioè senza assistenti sociali.Quello di mercoledì scorso era il secondo incontro «libero» tra mamma Olena e Giovanni. Il papà, però, quella sera era preoccupato: chiamava e la sua ex moglie non rispondeva. Sentiva che era successo qualcosa di grave. Quando le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nel suo appartamento, hanno assistito a una scena terribile: il piccolo sgozzato e lei con delle ferite sui polsi in evidente stato di choc. La donna è stata portata in ospedale e poi arrestata. Ma il padre di Giovanni non riesce a darsi pace anche per tutti quegli allarmi «inascoltati» e si chiede se quella tragedia poteva essere evitata.
(Totaleu)
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