2024-07-24
Senza alluminio Porsche finisce in testacoda
Le vendite delle auto elettriche vanno peggio del previsto anche a causa della mancanza delle materie prime: un grande fornitore svizzero vittima di inondazione. La casa tedesca taglia le previsioni su fatturato e margini per tutto il 2024. Le azioni giù in Borsa.C’è chi dà la colpa agli anziani che non capiscono le potenzialità dell’auto elettrica, parola dell’amministratore delegato del marchio Fiat, Olivier François. Chi invece se la prende con la mancanza di incentivi pubblici sulle vetture a batteria: per sentirselo ripetere basta bussare ai piani alti di Stellantis e interrogare il portoghese Carlos Tavares. E chi ancora scarica tutte d’un botto le colpe sui lavoratori: è il caso di Volkswagen che quando ha visto che le vendite del modello Q8 e-tron erano drasticamente diminuite non ha perso tempo e ha fatto sapere che avrebbe alleggerito l’organico con 1.500 tagli. E così non passa giorno senza che uno dei guru del mercato automobilistico, si tratta degli stessi guru che si erano buttati lancia in resta nella nuova rivoluzione dell’auto elettrica, non faccia marcia indietro. Di mea culpa neanche a parlarne, di spiegazioni e individuazione di responsabilità esterne a iosa. Il ritornello alla fine suona sempre più o meno così: la transizione verso l’auto elettrica procede a rilento rispetto alle previsioni e quindi è arrivato il momento di riprogrammare gli ambiziosi programmi di qualche anno fa. L’ultima ammissione di evidente ritardo rispetto all’addio ai motori a combustione è arrivata dalla Porsche. La casa tedesca delle sportive del lusso ha rivisto i suoi obiettivi di elettrificazione per tener conto dell’andamento di un mercato che non sta rispettando le previsioni iniziali. Nel caso della Porsche c’è però un’aggravante. Si è spezzata la famosa catena di approvvigionamento delle materie prime: la casa di Zuffenhausen ha registrato problemi di forniture per le leghe speciali di alluminio impiegate per la produzione dei propri veicoli elettrici per l’intero 2024 e di conseguenza è costretta a tagliare le stime su fatturato e profitti. «Si prevede», spiega il gruppo tedesco, «che i ritardi nella produzione e nelle consegne di veicoli non potranno essere compensati nella parte rimanente dell’anno». Da qui la revisione al ribasso delle stime sui ricavi tra 30 e 40 miliardi contro i 42 attesi, con un’incidenza in calo tra il 14 e il 15% del margine sulle vendite, precedentemente stimato tra il 15 e il 17%, mentre il margine operativo lordo sarà tra il 23 e il 24%, a fronte delle precedenti stime comprese tra il 24 e il 26%. Ma cos’è successo? Una parte consistente dei ritardi sembra sia stata provocata da un’inondazione che ha colpito un fornitore svizzero, ma come emerge dal comunicato della compagna sono diversi i fornitori che non hanno rispettato le consegne. E questo fa tornare in auge l’annoso problema dell’approvvigionamento e della capacità anche delle grandi multinazionali di trovare delle alternative in tempi rapidi alla mancanza di determinate materie prime e nello specifico di Porsche di riuscire a gestire i rischi e le criticità. «La necessità di produrre alluminio green, quindi non alluminio primario che deriva dalla bauxite, ma alluminio secondario che deriva dal rottame», spiega alla Verità il fondatore di T-Commodity Gianclaudio Torlizzi, «prevede l’utilizzo dei forni elettrici. Ma il problema è che di rottame in Europa (che produce sempre di meno rispetto al passato) ce n’è sempre di meno e quindi si crea questo circolo vizioso».E pensare che l’Ipo Porsche (settembre 2022) aveva portato le azioni del celebre brand dell’automotive di lusso a raggiungere quota 120 euro nel maggio 2023, contro i 60 euro (-5,09%) della chiusura di ieri. Insomma, un disastro. Il produttore di auto sportive di Stoccarda diffonderà la trimestrale oggi. Ma, come detto, la questione dell’alluminio è un’aggravante rispetto a un problema (quello dell’eccesso di ambizione nel piano sull’elettrico) che i vertici della casa automobilistica avevano già segnalato. Evidenziando peraltro differenze importanti nel ritmo di adozione delle auto elettriche tra i suoi tre mercati chiave: Cina, Europa e Stati Uniti. In Cina le vendite continuano a procedere a passo spedito, l’Europa ha invece rallentato e gli Stati Uniti subiscono oscillazioni che rendono difficile fare qualsiasi programmazione. Serve quindi flessibilità. E anche per questo motivo, la casa di Stoccarda ha confermato che in futuro ci saranno almeno tre motori endotermici (911, Panamera e Cayenne) e i manager del gruppo evidenziano appena possono che il 2024 sarà un anno di transizione. Non intesa nel senso di green, ma probabilmente di riflessione rispetto alle strategie irrealistiche sul green.
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)