2020-04-15
Sentenza di Cassese. I decreti di Giuseppi? Sono roba fuorilegge
Il giurista parla di «abusi» che hanno usurpato i poteri del Colle. L'avvocato del popolo potrebbe saltare. In lizza Marta Cartabia.Vos quoque, avvocati! Quanto può durare Giuseppe Conte, se lo piantano i poteri forti, fautori dell'inciucio giallorosso in chiave antisovranista, e persino i suoi colleghi del Consiglio nazionale forense?Ieri, sul Dubbio, quotidiano appunto edito dal Cnf, l'ex giudice costituzionale Sabino Cassese ha brutalizzato il presidente del Consiglio. Rifiutata la metafora della lotta al virus come stato di guerra, si è spinto fino a definire «fuori legge» il primo decreto di Conte: «Non fissava un termine; non tipizzava poteri […]; non stabiliva le modalità di esercizio dei poteri». Giuseppi trattato alla stregua di un bandito, di un autocrate alla Viktor Orbán. O, nell'ipotesi più caritatevole, come un incompetente. Perché le colpe degli errori, secondo Cassese, ricadono sull'ufficio legislativo di Palazzo Chigi, dove, però, «c'è un professore di diritto: avrebbe dovuto bocciare chi gli portava alla firma un provvedimento di quel tipo». E invece, il premier ha «abusato» dei Dpcm, spodestando il ministro della Sanità e usurpando le prerogative del presidente della Repubblica. Il costituzionalista, nei suoi editoriali sul Corsera, aveva già censurato la scarsa chiarezza dei provvedimenti di Conte. Ma un attacco del genere non ha precedenti. Soprattutto perché arriva da un emblema dell'élite, quella che, pur di non ritrovarsi Matteo Salvini premier, ha propiziato il ribaltone dell'avvocato del popolo. Anche il giornale dei suoi colleghi, che ieri l'ha bacchettato, aveva benedetto da subito il governo giallorosso. All'indomani della rottura con la Lega, ad esempio, Il Dubbio già invocava un esecutivo di legislatura, che scongiurasse la speculazione dei mercati e riportasse la crisi di agosto «nei binari istituzionalmente previsti». Insomma, sottraendola ai calcoli elettorali di Salvini e restituendone la gestione alle intese di Palazzo e alla supervisione del Quirinale: Conte, si leggeva, aveva infatti «già mostrato di possedere l'accuratezza necessaria e la capacità di avvalersi di eventuali preziosi suggerimenti» del Colle.Cosa è successo, nel frattempo? A parte gli svarioni nell'emergenza coronavirus, è indubbio che a incrinare la fiducia dei poteri forti in Giuseppi siano intervenuti due fattori. Primo, l'assenza di un piano chiaro per la ripartenza e il sostegno all'economia, un vuoto pneumatico che non può certo essere colmato dalla moltiplicazione delle task force. Secondo, la decisione di Conte di svestire i panni del Winston Churchill dell'«ora più buia», per indossare quelli del Nicolás Maduro che va in tv a minacciare le opposizioni, rompendo la tregua istituzionale richiesta in primis dal capo dello Stato. Il cui ruolo non può essere trascurato: ce lo dice Cassese stesso, quando ne lamenta la marginalizzazione da parte del premier.Perciò la pugnalata assestata sul Dubbio dal collezionista di incarichi ferisce Conte ancora di più. Anzitutto, il giurista è un uomo personalmente e accademicamente vicino al suo mentore e sponsor, il professor Guido Alpa (che del Cnf, editore del Dubbio, è stato presidente). I due, coautori di un noto manuale di diritto, a novembre 2018, per festeggiare i 71 anni di Alpa, si erano ritrovati a una conferenza alla Sapienza. C'era anche Giuliano Amato, già collega di Cassese alla Corte costituzionale. In effetti, per capire cosa si sta muovendo dietro la crescente insofferenza della casta dei giuristi verso Giuseppi, bisogna guardare proprio al palazzo della Consulta. Quello da cui, nel 2015, uscì Sergio Mattarella per attraversare la strada ed entrare al Quirinale.A presiedere la Corte costituzionale c'è Marta Cartabia, pupilla di Cassese, in ottimi rapporti con Mattarella e - occhio - stimata da Matteo Renzi. Cioè, dal leader del partito che fino alla deflagrazione del focolaio di Codogno stava praticamente liquidando Conte. In questo periodo s'è parlato della staffetta con Mario Draghi. Ma paradossalmente, l'endorsement del Carroccio non gioca a favore dell'ex capo della Bce: rende improbabile una sua discesa in campo (quale «competente» vorrebbe lo stigma di un appoggio del «Truce» Salvini?) e scoraggia i fautori dell'unità nazionale. Se, dunque, gli strappi di Giuseppi, caricato a molla da Rocco Casalino, gli stanno alienando le simpatie di chi l'aveva selezionato per arginare il populismo di destra e cooptare i grillini, è possibile che per il cambio della guardia si stia pensando a una figura diversa. Simbolica: è una donna, è stata contagiata dal coronavirus - le auguriamo una pronta guarigione. Una riserva della Repubblica, con quel pizzico di elementi pop che la rendono digeribile anche al Movimento 5 stelle. Recitato il De profundis di Conte, insomma, può venire la volta della Marcia di trionfo per la Cartabia. Lei, non è un mistero, punta più in alto: succedere a Mattarella nel 2022. Ma nel frattempo, un minimo di cursus honorum, un passaggio intermedio, potrebbe spianarle la strada. Scalzare Giuseppi in un momento drammatico, per farsi celebrare come la salvatrice della patria, sarebbe il viatico perfetto per le glorie future.