2020-08-21
Senatrice leghista tra i furbetti. Il Carroccio la sospende dal partito
Marzia Casolati ha ottenuto 1.500 euro dal Piemonte. Ma Pasquale Tridico ancora non fa gli altri nomi.L'obiettivo era sostenere la sua attività, una gioielleria nel cuore di Torino. Per questo, la senatrice Marzia Casolati ha chiesto e ottenuto il contributo da 1.500 euro previsto dalla Regione Piemonte per le attività imprenditoriali costrette alla chiusura a causa del lockdown. Un scelta infelice, a giudicare dal risultato: sospensione dal partito con cui è stata eletta a Palazzo Madama, la Lega di Matteo Salvini. «Anche se non è stato commesso alcun illecito, e il contributo è stato già da tempo completamente restituito, non è opportuno che i parlamentari accedano a questo tipo di sussidio», ha spiegato il capogruppo della Lega in Senato, Massimiliano Romeo, motivando il provvedimento «che è stato accettato e condiviso dalla diretta interessata». Eletta in Piemonte nella circoscrizione di Moncalieri, nel 2019 la senatrice Casolati ha dichiarato un reddito complessivo di 101.314 euro. Come risulta dalla documentazione patrimoniale presentata a Palazzo Madama, Casolati è proprietaria di 3 appartamenti a Torino: oltre all'abitazione principale, di cui detiene il 50%, ha delle quote di proprietà di due appartamenti, uno dei quali risulta in uso a un familiare. A questi, si aggiungono le quote di due terreni e di un fabbricato per abitazione civile a Piverone, a pochi chilometri di distanza da Torino. La Casolati è la terza deputata della Lega pizzicata ad aver incassato il bonus Covid. Prima di lei, i deputati Elena Murelli e Andrea Dara, entrambi sospesi dal partito. Il quarto parlamentare «furbetto» è il 5 stelle Marco Rizzone, deferito al collegio dei probiviri dal capo politico del Movimento, Vito Crimi, che ne ha chiesto la sospensione immediata. «Non è stato fatto nulla di illecito, nulla di illegittimo, di essere dipinto come un disonesto un ladro non lo accetto», si è difeso in un video Rizzone. E chissà che il Parlamento non ce ne riservi altri, di «furbetti»: all'appello ne mancherebbero ancora due, che il contributo lo avevano chiesto, senza però ottenerlo. I due «senza nome» sono garantiti dal diritto alla privacy, cui si è appellato il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, audito in commissione Lavoro la scorsa settimana. Che, come chiesto dalla Verità, a questo punto dovrebbe tirare fuori gli altri nomi: vista la pronuncia del garante, favorevole alla pubblicazione dei «furbetti», non può più trincerarsi dietro la riservatezza. Di certo, al momento, restano solo i provvedimenti imposti dalla Lega, che ha scelto la strada della sospensione non solo per i deputati, ma anche per i consiglieri regionali. In Veneto, Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli hanno detto addio alle possibilità di essere rieletti alle prossime consultazioni. L'annuncio lo ha dato in conferenza stampa il governatore Luca Zaia: non verranno ricandidati. Il vicepresidente della Regione, Gianluca Forcolin, che non ha avuto l'erogazione, ha deciso invece di rassegnare le dimissioni da tutte le cariche. Linea dura anche per i consiglieri leghisti in Regione Piemonte, Matteo Gagliasso e Claudio Leone e per il loro collega emiliano Stefano Bargi. A completare il quadro delle punizioni, tra gli altri, il consigliere trentino Ivano Job e Alex Galizzi, esponente del Carroccio in Regione Lombardia. Nessuna deroga, «chi ha percepito il bonus viene sospeso», ha motivato il provvedimento il segretario della Lega lombarda, Paolo Grimoldi.
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