
Madonne trans e rane crocifisse fatte vedere ai bambini. Una trovata che qualche esponente della sinistra nostrana magari proverebbe a emulare, proponendola come educazione artistica. Accade a Vienna, dove una discussa mostra dal titolo «Du Sollst dir ein Bild Machen», «Dovresti farti un’immagine», viene proposta come strumento didattico per i piccoletti.
Poco importa che la rassegna di arte e religione visitabile fino al prossimo 8 febbraio nella Künstlerhaus, la Casa degli artisti, sia un campionario di immagini blasfeme. Gli organizzatori hanno pensato a pacchetti educativi speciali, come quello «per asili nido e scuole primarie» che promette: «Insieme, intraprenderemo un emozionante viaggio di scoperta. Esploreremo in modo giocoso alcune opere d’arte selezionate e ne scopriremo dettagli sottili: cosa ci dicono ornamenti, colori e simboli nascosti? E come possiamo esprimere i nostri pensieri e sentimenti al riguardo?».
Difficile immaginare in quale modo si possa spiegare a una creatura di pochi anni perché il dipinto «Anch’io sono la Madre» di Sumi Anjuman, raffigurante una Madonna barbuta dalla carnagione scura con in braccio un bambinello bianco, vorrebbe dimostrare «quanto siano fluide le immagini della maternità» e che «anche gli uomini vorrebbero essere madri». Una lezione queer a tutti gli effetti.
«Si tratta di meravigliarsi, porsi domande, confrontare e creare!», insistono quei geni della Künstlerhaus. Chiedono ai bimbi dell’asilo: «Cosa collega le opere a noi stessi? E come possiamo esprimere i nostri pensieri e sentimenti al riguardo?». Papa Benedetto XVI si era già espresso nel 2008, definendo blasfema la scultura dell’artista Martin Kippenberger: una rana verde crocifissa, la lingua che sporge, un bicchiere di birra in una mano, nell’altra un uovo. Lo stesso orrore è riproposto a Vienna, nella visita guidata pure a pagamento, 7 euro a persona.
E quali impressioni potranno ricavare i piccini, turbati davanti all’obbrobrio della Pietà in chiave transgender dove l’unico elemento ben visibile è il membro maschile? «Quaint Sunday/Mary’s Penis No. 3», ovvero «Domenica bizzarra/il pene di Maria», opera di Anouk Lamm Anouk, è stata così presentata: «Maria trans e sanguinante tiene in braccio il corpo senza vita del figlio, che a sua volta tiene in braccio il pene della madre, un gesto che può essere letto come tenero e inquietante al tempo stesso. È un momento che inverte le dinamiche di potere tradizionali; il divino diventa corporeo e queer».
Pensate che la Chiesa austriaca sia riuscita a far chiudere questa galleria di offese alla religione cristiana? Niente affatto. Günther Oberhollenzer, direttore e curatore della mostra, e Tanja Prušnik, presidente di Künstlerhaus hanno invocato la libertà artistica «protetta dalla Costituzione austriaca» e così commentato: «Se un’opera d’arte sia provocatoria o meno spesso è una questione di chi la guarda».
Ma i bambini dell’asilo e della scuola materna possono solo subire certe immagini, che spirito critico possono mai avere?
Incredibili sono i commenti che arrivano dal mondo religioso. «La mostra testimonia l’infinita lotta per rendere in qualche modo giustizia al mistero di Dio, che si è inscritto in un mondo ferito», ha detto il vescovo di Innsbruck, Hermann Glettler, il monsignore che aveva fatto appendere un Crocifisso capovolto nella chiesa dell’ospedale con le braccia di Gesù a fare da lancette d’orologio. «Reinterpreta i motivi cristiani, in modo rispettoso, critico», sostiene Der Sonntag Wien, settimanale di cultura, fede e tradizione. «Le immagini ispirate al cristianesimo potrebbero aiutarci ad aprire gli occhi su una realtà terribile, minacciosa e violenta, ma in cui, allo stesso tempo, si possono scoprire meraviglia, amore, tenerezza e devozione», scrive Gustav Schörghofer, sacerdote gesuita.
Se a essere esposte fossero state opere irrispettose della religione islamica, la rassegna avrebbe chiuso i battenti dopo due giorni di isteriche condanne anche da parte della sinistra. E, magari, pure da parte dei vescovi.






