2018-09-15
Sempre più stranieri nelle scuole italiane
L'Emilia detiene il record nazionale per numero di presenze di immigrati in aula e il vescovo di Bologna lancia l'allarme. Al Nord gli alunni senza cittadinanza raggiungono il 18%, ma in alcune zone si sfora il tetto del 30%: «Così diventa difficile».Sono tanti e rimarcano la sconfitta degli italiani che di figli non ne fanno più. Così tanti da far saltare, nelle classi, il tetto del 30% fissato dal ministero come percentuale massima di stranieri tollerabili. E da far perdere un po' di ecumenismo anche agli uomini di fede: «Così educare diventa molto più difficile», si è lasciato sfuggire il vescovo di Bologna, Matteo Zuppi, davanti ai numeri esorbitanti dei figli di immigrati che si concentreranno in alcune scuole del capoluogo emiliano, rendendole di fatto dei ghetti etnici.È l'esercito di alunni stranieri che tra poche ore occuperà i banchi di tutta Italia. Sono quasi 900.000 e, rispetto all'anno passato, sono cresciuti di 30.000 unità. Certo non sono immigrati di prima generazione e non avranno difficoltà a seguire le lezioni. Sono figli di stranieri nati qui e l'italiano lo parlano alla perfezione. Le insidie, casomai, stanno nella cultura e nella religione, che le famiglie vorranno imporre loro. E, ancora di più, nel grado di sottomissione spontanea che la scuola dimostrerà nei confronti di queste. Con la cancellazione preventiva del Natale e della Pasqua, per esempio, o dei piatti tipici della nostra tradizione che, in mensa, potrebbero disturbare Allah, o qualcun altro.Il dato è già arcinoto: la natalità nel nostro Paese è in gravissima crisi, da anni. Se fosse stato per noi gli alunni sui banchi di scuola sarebbero calati. A soffrire di più sono le regioni del nord, dove, senza i figli degli immigrati, una classe ogni 100 sarebbe scomparsa.I piccoli stranieri, invece, crescono: nel report che riguarda l'anno scolastico che sta per cominciare i tecnici del Miur hanno previsto, rispetto a quello precedente, un incremento di circa 30.000 unità, con un +4% netto di media nazionale.A rincarare la dose ci sono i numeri del Centro studi e ricerche Idos, anticipati dal Dossier statistico immigrazione 2018 (la cui presentazione è prevista per il prossimo 25 ottobre). Sul totale degli scolari, quelli senza cittadinanza italiana sono 826.000 (9,4%) cioè quasi uno su dieci. E se la concentrazione fosse quella, a dirla tutta, ce la caveremmo con poco. Il dato, invece, è da considerare al ribasso, perché distribuito su tutte le scuole di ogni ordine e grado, mentre la stragrande maggioranza degli immigrati nati qui, per questioni anagrafiche dei genitori frequenta le scuole d'infanzia o le elementari. Ed è lì che le percentuali schizzano alle stelle, soprattutto in determinate zone. L'Emilia Romagna detiene il record nazionale per numero di presenze: nelle scuole d'infanzia il 18% dei bambini è straniero e alle elementari la percentuale scende solo al 17,6%. Numeri simili anche in Lombardia (16,5% e 16,9%) e Veneto (15,4% e 15,5%). Anche alle scuole medie le presenze sono importanti: il 15% circa in Emilia Romagna e Lombardia e il 14,8% di stranieri in Umbria, terza regione per incidenza di studenti con cittadinanza non italiana.E con percentuali simili il numero delle classi ghetto è destinato a crescere. Fino all'anno scorso, sempre secondo dati ministeriali, a livello nazionale, le classi che sforavano il tetto massimo del 30% di alunni stranieri tra i banchi erano il 5,3%, con un picco dell'8,4 per le primarie.E, già allora, l'Emilia Romagna deteneva il record nazionale con il 16% delle classi elementari in deroga. Quest'anno la situazione è esplosa: nella regione rossa gli alunni stranieri sono complessivamente 95.703 cioè il 17,4% del totale e per un effetto combinato delle assegnazioni scolastiche e della distribuzione urbanistica le classi sommerse di richieste di iscrizioni da famiglie immigrate sono ben 3.447, di cui 1.624 solo nella scuola elementare. Il record si registra a Modena, che ne conta 829, per seconda arriva Bologna che, con una popolazione ben più elevata, ne conta 709, cioè il 13,5% del totale, il 5,2% in più rispetto a tre anni fa. E in alcuni quartieri il numero degli stranieri a lezione supera il 60% del totale.La maggioranza di questi studenti, è nata in Italia, dicevamo. Il 60% secondo la media nazionale, ma nelle scuole d'infanzia e primarie la percentuale cresce all'85% e oltre. Problemi con la lingua, i programmi e l'apprendimento, dunque, non dovrebbero essercene. Se a fare danni non ci si metteranno la cultura e le tradizioni imposte dalle famiglie. Il vero problema è l'integrazione. Quasi impossibile se la distribuzione non è uniforme. Per ottenerla le scuole dovrebbero rifiutare le iscrizioni degli stranieri, una volta sforato il tetto massimo, costringendo le famiglie, in quanto non italiane, ad iscrivere i figli in quartieri diversi da quelli di residenza. Il problema quindi esiste ed è serio. Tanto serio che ne è accorto addirittura il vescovo di Bologna, noto per le sue opinioni a favore dell'accoglienza. «No alle classi con troppi stranieri», ha sbottato in una intervista «perché la scuola deve educare e non solo istruire» e con queste percentuali, secondo Zuppi, sarà tutt'altro che semplice.
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