2021-03-13
Sei bianco? Non traduci l’eroina nera
Amanda Gorman (Getty images)
Anche il catalano Obiols scaricato: le poesie di Amanda Gorman, divenuta celebre al giuramento di Biden, possono essere tradotte solo da donne giovani, attiviste e afroNon ci sono solo il principe Henry e Meghan Markle, che pure sono due pezzi da novanta, a tenere il tema del razzismo al centro del dibattito di questi giorni. C'è pure il caso di Amanda Gorman, classe 1998, la giovane poetessa afroamericana che il 20 gennaio, avvolta in un cappotto giallo, ha declamato i suoi versi a Capitol Hill in occasione del giuramento di Joe Biden. In breve, il fatto è che tutti pare amino la Gorman ma pochi, anzi pochissimi sono autorizzati a tradurne l'opera, in particolare The Hill We Climb, quella dell'Inauguration Day appunto.Per poter aspirare all'ambito compito, infatti, bisogna essere giovani, donne, attiviste e di colore: in pratica, fotocopie della Gorman. Per questo l'edizione olandese, dapprima affidata a Marieke Lucas Rijneveld è stata giorni fa tolta alla stessa in quanto sì giovane, sì poetessa, sì impegnata e fuori dagli schemi (è «non binaria»), ma bianca. Per analoghi motivi è stato prima coinvolto per l'edizione catalana e poi malamente scaricato Víctor Obiols, poeta di fede progressista, ma maschio, non esattamente di primo pelo - ha superato i sessant'anni - e soprattutto non bianco: impossibile per lui spuntarla, con simili requisiti. Ciò nonostante, Obiols non l'ha presa benissimo e su La Stampa di ieri, avvicinato da Francesco Olivo, non ha trattenuto la delusione.«Mi rendo conto che c'è un torto secolare che si è perpetrato», ha spiegato, «ma in fondo io, nel mio piccolo, sto subendo quello che hanno patito le persone di colore per secoli: la discriminazione per questione di razza, genere ed età». Non fa una grinza. Obiols medita pure di scrivere alla Gorman, che in cuor suo pensa di essere estranea all'epurazione dei traduttori non neri: «Vorrei capire se lei conosce queste manovre. Penso di no. In fondo non le giovano». Anche su questo il poeta catalano ha ragione da vendere. Quel che però forse non sa o sottovaluta è che la poetessa di Capitol Hill, prima ancora di esser tale, è un'attivista.Infatti nel 2019, due anni prima del giuramento di Biden, la Gorman aveva girato un video contro gli abortion bans, le leggi a difesa del concepito che alcuni Stati americani, in quel periodo, stavano adottando. «Otto motivi per opporsi ai divieti di aborto», era il tema dell'intervento dell'allora astro nascente. Cosa c'entra questo con l'impossibilità di tradurre The Hill We Climb per quelli non di colore? C'entra assai, perché fa capire di quale pasta ideologizzata sia fatta la Gorman. La quale, finora, si è guardata bene dall'esprimere solidarietà ai suoi mancati traduttori, che pure non sono i primi che passano.La già citata Marieke Lucas Rijneveld, per dire, è stata la più giovane autrice a vincere l'International Booker Prize con il romanzo Il disagio della sera. Anche Obiols non è esattamente un signor nessuno: ha pubblicato la sua prima opera che aveva 14 anni, ha vinto premi, è docente e perfino cantautore. Tutti titoli di merito, in un mondo normale. Ma non, a a quanto pare, in quello asfittico e politicamente corretto che si va giorno dopo giorno instaurando. E che perfino qualche intellettuale di colore inizia a denunciare. Come il linguista della Columbia John McWhorter, secondo cui «l'accusa di razzismo è diventata un randello» e che non accetta «l'idea che l'America non abbia fatto progressi». Eppure è precisamente ciò che pensano i sostenitori della Gorman, per i quali il razzismo non si supera facendo sì che essere neri non sia più un problema, ma adoperandosi affinché la colpa divenga l'esser bianchi.
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