
Per l’Ong, i mezzi dell’agenzia Ue avrebbero sorvolato l’area di un naufragio per poi andarsene. In realtà sul posto operavano tre equipaggi dell’ente europeo.L’agenzia europea Frontex era stata accusata dalla Ong Sea-Watch di aver mollato dei migranti durante un naufragio tra il 28 e il 29 luglio a largo della Libia. «Frontex ha sorvolato la barca in pericolo e se ne è andata», denunciava la Ong. Due bambini sono morti, una persona risulta dispersa e 97 migranti sono rimasti per ore a bordo del mercantile Port Fukoka. «Le affermazioni di Sea-Watch sono false», dichiara senza mezzi termini l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera: «Eravamo presenti prima, durante e dopo e abbiamo coordinato il soccorso». La ricostruzione ufficiale parte dal lunedì. Un aereo dell’Ong, il Seabird, avvista una piccola imbarcazione metallica, sovraffollata, in acque internazionali tra Libia e Tunisia. «Oltre 90 persone a bordo. Due già in mare», scrive Sea-Watch. Che lancia l’allarme. Ma, secondo l’Ong, «Frontex arriva dopo sei ore, osserva e poi si allontana. Martedì mattina la barca è ancora lì, abbandonata». Una versione che fa leva sulla suggestione, ma che rischia di non reggere al confronto con i dati di volo. Tant’è che l’Agenzia Ue dettaglia i movimenti: «Tre velivoli Frontex sono stati dispiegati. Lo Sparrow 2 ha individuato l’imbarcazione e monitorato la scena per ore. L’Eagle 2 ha assistito al capovolgimento durante il tentativo di soccorso da parte del mercantile Port Fukuoka. L’equipaggio ha lanciato una zattera di salvataggio direttamente in mare per assistere le persone in acqua, coordinando al contempo gli sforzi tra la nave e le altre risorse di soccorso. Infine, Eagle 6 ha fornito ulteriore supporto per cercare i sopravvissuti e monitorare la scena fino al completamento di tutte le operazioni di soccorso disponibili». In sostanza, mentre l’Ong gridava allo scandalo, tre equipaggi Frontex operavano nella zona del disastro. Ma Sea-Watch insiste: «La nostra nave Aurora era a sole quattro ore. Ma è bloccata dalle autorità italiane nel porto di Lampedusa con motivazioni infondate. Quelle persone potevano essere salvate». Sea-Watch, in questo caso, sembra più interessata alla polemica che al salvataggio. E, infatti, un attimo dopo attacca le istituzioni, denunciando un doppio silenzio: quello del governo italiano e quello delle autorità europee: «È in corso una vergognosa gestione politica. Il rischio è che la cosiddetta Guardia costiera libica sequestri i sopravvissuti e li riporti nei centri di detenzione». Ma la denuncia appare sempre più un copione ripetuto. Sempre lo stesso lessico, sempre le stesse accuse, indipendentemente dai fatti. E ha fatto sbottare Sara Kelany, deputata di Fratelli d’Italia: «Vergognoso il processo mediatico contro la Guardia costiera italiana, che non ha mai assunto il coordinamento di quell’evento perché nessuna autorità lo ha richiesto. Quell’imbarcazione era fuori dalla Sar italiana. E operare in acque non assegnate senza coordinamento internazionale è violazione del diritto». Poi aggiunge: «Nel 2024 l’Italia ha salvato oltre 35.000 vite. Accuse così servono solo a strumentalizzare le vittime». E mentre i migranti (tra cui tre donne incinte e una che proprio ieri ha rotto le acque) restano a bordo del Port Fukuoka, che non ha ancora ottenuto un porto sicuro per lo sbarco, la propaganda va avanti. In soccorso è giunta la Ocean Viking di Sos Mediterranée: «Le autorità competenti devono agire immediatamente. Finora la nave è rimasta senza istruzioni in questa tragica situazione». Per giustificare la sua presenza ha subito diramato un comunicato stampa.
I guai del Paese accentuati da anni di Psoe al governo portano consensi ai conservatori.
A proposito di «ubriacatura socialista» dopo l’elezione a sindaco di New York di Zohran Mamdani e di «trionfo» della Generazione Z (il nuovo primo cittadino avrebbe parlato «a Millennial e giovani»), è singolare la smentita di tanto idillio a sinistra che arriva dalle pagine di un quotidiano filo governativo come El País.
Oggi alle 16 si terrà a Roma l’evento Sicurezza, Difesa, Infrastrutture intelligenti, organizzato dalla Verità. Tra gli ospiti, Roberto Cingolani, ad di Leonardo, e Marco Troncone, ad di Aeroporti di Roma. Si parlerà di innovazione industriale, sicurezza contro rischi ibridi, tra cui cyber e climatici, con interventi di Pietro Caminiti di Terna e Nicola Lanzetta di Enel. Seguiranno il panel con Nunzia Ciardi (Agenzia cybersicurezza nazionale), e l’intervista al ministro della Difesa Guido Crosetto (foto Ansa). Presenterà Manuela Moreno, giornalista Mediaset, mentre il direttore della Verità, Maurizio Belpietro, condurrà le interviste. L’evento sarà disponibile sul sito e i canali social del quotidiano.
Cartelli antisionisti affissi fuori dallo stadio dell'Aston Villa prima del match contro il Maccabi Tel Aviv (Ansa)
Dai cartelli antisionisti di Birmingham ai bimbi in gita nelle moschee: i musulmani spadroneggiano in Europa. Chi ha favorito l’immigrazione selvaggia, oggi raccoglie i frutti elettorali. Distruggendo le nostre radici cristiane.
Uno spettro si aggira per il mondo: lo spettro dell’islamo-socialismo. Da New York a Birmingham, dalle periferie francesi alle piazze italiane, cresce ovunque la sinistra di Allah, l’asse fra gli imam dei salotti buoni e quelli delle moschee, avanti popolo del Corano, bandiera di Maometto la trionferà. Il segno più evidente di questa avanzata inarrestabile è la vittoria del socialista musulmano Zohran Mamdani nella città delle Torri Gemelle: qui, dove ventiquattro anni fa partì la lotta contro la minaccia islamica, ora si celebra il passo, forse definitivo, verso la resa dell’Occidente. E la sinistra mondiale, ovviamente, festeggia garrula.
Il neo sindaco di New York Zohran Mamdani (Ansa)
Il sindaco di New York non è un paladino dei poveri e porta idee che allontanano sempre più i colletti blu. E spaccano l’Asinello.
La vulgata giornalistica italiana sta ripetendo che, oltre a essere uno «schiaffo» a Donald Trump, la vittoria di Zohran Mamdani a New York rappresenterebbe una buona notizia per i diritti sociali. Ieri, Avvenire ha, per esempio, parlato in prima pagina di una «svolta sociale», per poi sottolineare le proposte programmatiche del vincitore: dagli autobus gratuiti al congelamento degli affitti. In un editoriale, la stessa testata ha preconizzato un «laboratorio politico interessante», sempre enfatizzando la questione sociale che Mamdani incarnerebbe.





