
Gli attivisti attaccano Virginia Raggi perché non ha iscritto all'anagrafe la figlia di una coppia lesbica e diffondono un video in cui appare con due orecchie enormi. Come mai non si sente gridare al sessismo? «Mi piace quello che piace a te»: cantano così nella nuova sigla del Gay Village. Ed è questione di gusti, si capisce: può essere che a qualcuno piaccia davvero questo ballo sfrenato fra lavanderie e supermercati, con baci saffici, abbracci omosessuali, burini tatuati, felpe dedicate a «Coso» in mezzo a preti e suore ammiccanti. Quello che non riusciamo a capire, però, è come a qualcuno possa piacere la presa in giro del difetto fisico di una donna. «Odio il cliché», continua la canzone. «Sono idealista e uguale a te». Ma se davvero odiano il cliché, se davvero sono così idealisti e contro tutte le discriminazioni, perché poi si accaniscono contro chi ha le orecchie a sventola (anzi: a punta)? Solo perché si tratta del sindaco di Roma Virginia Raggi? Lei si può discriminare, mentre si balla contro le discriminazioni? Lei si può offendere, mentre ci si indigna contro le offese? E perché? Quando due anni fa la comica Viriginia Raffaele imitò Maria Elena Boschi a Ballarò scoppiò l'inferno. Michele Anzaldi del Pd chiese l'intervento di tutti, a momenti anche dell'Onu per fermare «lo scempio». La presidente della Camera, Laura Boldrini, si scatenò contro chi «fa satira su aspetti estetici», lanciando la severa accusa di «sessismo». E dire che, nell'occasione, non veniva preso in giro un difetto fisico, ma al contrario l'avvenenza dell'ex ministro. E allora perché oggi, di fronte a una presa in giro più grave, che punta non sull'avvenenza, ma sa un difetto fisico, tacciono tutti? Perché nessuna anima bella del Pd si scandalizza per il «sessismo» della comunità Lgbt? Perché la Boldrini non scende in campo contro questa offesa al genere femminile, ma anzi scenderà in campo nei prossimi giorni insieme agli organizzatori dell'offesa? Forse perché la vittima dell'attacco è la Raggi e non la Boschi? Oppure perché ad attaccare non è una comica ma sono i gay? Ma ai gay è concesso tutto? Anche fare le vittime, lamentando «continue aggressioni», mentre sono loro ad aggredire in modo vergognoso le orecchie a sventola altrui? Qualcuno mi deve spiegare questa differenza. Perché se uno con le orecchie a sventola prende in giro un gay viene subito bollato come un omofobo e rischia di andare a processo, mentre se un gay prende in giro uno con le orecchie a sventola è molto trendy, intelligente, provocatorio, «e adesso avanti che balliamo tutti insieme la sigla»? Succede anche in altri casi. Avete presente, per esempio, Mario Adinolfi? Se lui si permette anche solo di dire che un bimbo deve avere una mamma e un papà viene condannato per eresia omofobica. Ma se gli omosessuali lo definiscono ciccione, invece, risultano persino un po' simpatici. Se questo è il clima, nelle prossime serate del Gay Village, ci aspettiamo una profonda accusa politica al ministro Lorenzo Fontana: «Zucca Pelata/ faceva la frittata / brutto quattrocchi /spaventi gli albicocchi». Magari ci faranno un'altra canzoncina, chi lo sa. Ovviamente sempre in nome della lotta alla discriminazione. E tutti a battere le mani. Ma perché inserire Virginia Raggi con le orecchie da Star Trek nel balletto che inaugura la stagione del Gay Village? Semplice: perché il sindaco di Roma si è macchiato di una colpa gravissima. Quella di aver negato la trascrizione nei registri comunali di un bimbo con due mamme, come invece hanno fatto i suoi colleghi di Torino e di Milano. E così l'inaugurazione della stagione estiva in salsa omosex diventa un attacco violento contro di lei: la Raggi non difende i diritti delle persone, dicono i militanti Lgbt. E siccome loro ai diritti delle persone sono molto attenti, ecco che diffondono il video con la caricatura del sindaco (interpretata dall'attrice Liliana Fiorelli) con le orecchie da Star Trek. Ripetiamo la domanda: se ironizzare sulla bellezza della Boschi era sessismo, ironizzare su un difetto fisico della Raggi, che cos'è? Scusate se insistiamo, ma ci piacerebbe avere una risposta dagli animatori del Gay Village, dal momento che essi si dichiarano assai sensibili a questi temi. Tra pochi giorni (il 9 giugno), infatti, a Roma si tiene il Gay Pride e il manifesto politico della manifestazione è tutto pervaso dalla preoccupazione per le «continue aggressioni», i «nuovi fascismi», l'offesa alla dignità delle persone. Per difendersi da questo clima che percepiscono così drammatico, i leader lesbo-gay hanno anche richiamato in azione i partigiani. Ma sì: proprio i partigiani del '45, due arzilli novantenni che hanno dichiarato che, senza saperlo, «la Liberazione l'hanno fatta anche per questo». Per il Gay Pride, insomma. Chi l'avrebbe immaginato eh? Erano andati in montagna per Luxuria e la teoria gender. Stamattina, mi sono svegliato e ho trovato Giovanardi: o bello ciao, o bello ciao ciao ciao. Meno male che oggi sono nate le Brigate Arcobaleno. Se ne sentiva la mancanza, no? E le Brigate Arcobaleno, per fortuna, hanno già cominciato la nuova lotta partigiana per la Liberazione della Repubblica da ogni tipo di discriminazione. Tranne la discriminazione di chi ha le orecchie a sventola, ovviamente. O a punta. Quelli si possono sfottere in libertà, fra un dibattito sul chem sex e uno sull'omo-transfobia. Nessuna protesta. E se protesta qualcuno al massimo si produce un nuovo balletto: «Mi piace quello che piace a te/ ma le tue orecchie fanno schifo pure a me / arrivati a questo punto / Virginia Raggi è come Dumbo». Così i gay ci liberano finalmente da ogni stereotipo e dai nostri ottusi cliché. Grazie di cuore.
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Travaglio: «Garofani deve dimettersi». Foa: «Non è super partes, lasci». Porro: «È una cosa pazzesca e tentano di silenziarla». Padellaro: «Una fior di notizia che andava pubblicata, ma farlo pare una scelta stravagante». Giarrusso: «Reazioni assurde a una storia vera». L’ex ambasciatore Vecchioni: «Presidente, cacci il consigliere».
Sergio Mattarella (Getty Images)
Il commento più sapido al «Garofani-gate» lo ha fatto Salvatore Merlo, del Foglio. Sotto il titolo «Anche le cene hanno orecchie. Il Quirinale non rischia a Palazzo, ma nei salotti satolli di vino e lasagnette», il giornalista del quotidiano romano ha scritto che «per difendere il presidente basta una mossa eroica: restarsene zitti con un bicchiere d’acqua in mano». Ecco, il nocciolo della questione che ha coinvolto il consigliere di Sergio Mattarella si può sintetizzare così: se sei un collaboratore importante del capo dello Stato non vai a cena in un ristorante e ti metti a parlare di come sconfiggere il centrodestra e di come evitare che il presidente del Consiglio faccia il bis.
Lo puoi fare, e dire ciò che vuoi, se sei un privato cittadino o un esponente politico. Se sei un ex parlamentare del Pd puoi parlare di listoni civici nazionali da schierare contro la Meloni e anche di come modificare la legge elettorale per impedire che rivinca. Puoi invocare provvidenziali scossoni che la facciano cadere e, se ti va, perfino dire che non vedi l’ora che se ne vada a casa. E addirittura come si debba organizzare il centrosinistra per raggiungere lo scopo. Ma se sei il rappresentante di un’istituzione che deve essere al di sopra delle parti devi essere e apparire imparziale.
L’amministratore delegato di Terna Giuseppina Di Foggia
- In vista delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 circa 300 milioni di euro di investimenti per potenziare le infrastrutture in Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige. Il progetto include 130 chilometri di elettrodotti completamente «invisibili».
- Sono oltre 300 i cantieri attualmente in corso per sviluppare la rete di trasmissione.






