
Attricette che si vantano di aver abortito, film con suore lesbiche che si masturbano con un dildo a forma di vergine Maria, scene blasfeme ai Pride. La nostra società ha perso il senso del trascendente, solo una rifondazione etica la potrà salvareValori / 2 Una volta persi verità, giustizia e bellezza, una civiltà muore. La nostra stava lentamente agonizzando. Negli ultimi due anni è arrivato un virus a bassa letalità e incredibile marketing, e il crollo è stato accelerato, ma anche prima non è che andasse così bene.I valori all’inizio si scoloriscono, si annacquano, si attenuano, l’etica diventa dolcemente opinabile, discutibile, poi tragicamente si inverte e a questo punto diventa rigida come il granito e si ammanta di pretese di perfezione, motivo per cui abortire è più che lecito, è encomiabile, mentre non riciclare la spazzatura è un crimine che non può essere perdonato. Nelle fattorie degli anni ’50 quando una cagnolina scodellava cuccioli che non si potevano mantenere, era normale sopprimerli, mentre nelle fattorie degli anni ’40 era normale mangiarseli. In compenso era impensabile abortire anche se la zuppa era poca e il pane ancora di meno, nell’idea che ogni bimbetto fosse un dono unico e irripetibile. Oggi è il contrario. Chi abbandona un cane può essere definito bastardo e dai manifesti dell’Unioni Atei una giovane donna sorridente ci informa che abortire il suo bimbetto è sta la sua strada per la felicità. L’aborto non deve essere solo tollerato, ma deve finanziato e soprattutto ammirato. Ogni attricetta che ha abortito se ne fa un vanto. A Buenos Aires in una manifestazione pro aborto una bimba schiaccia col piede il suo bambolotto, una donna vestita come la Madonna mima un aborto con un bambolotto imbrattato di qualcosa di rosso. Nella Germania che definisce una donna con due figli «killer del clima» hanno vietato la soppressione degli embrioni di pollo di sei giorni perché sentono dolore, mentre è permesso l’aborto di feti smembrati vivi nel ventre delle loro madri. La menzogna del grumo di cellule che non sente dolore resiste per i bimbi dopo che è crollata per i pulcini.L’aborto avrebbe dovuto essere tollerato, avrebbe dovuto essere però combattuto con tutti i mezzi meno il divieto, dando alternative e soprattutto spiegando che la maternità è un peso, certo, ma anche un infinito privilegio, infinito come il numero di sguardi, il numero di sinapsi che si formano sotto il sorriso forte della mamma, la potenza infinita del cervello umano che una donna prima custodisce nel ventre e poi nella mani. Il mondo esiste perché noi lo guardiamo. Invece combatterlo diventa reato, un crimine, già ufficialmente perseguito in altre nazioni: l’intralcio all’aborto. Ripeto per i distratti: in sempre più nazioni dire «signora ci ha pensato bene?» a chi sta per abortire, è perseguibile per legge.Nell’ultima cerimonia di assegnazione dei Golden Globes, l’attrice Michelle Williams appena premiata si è sentita in dovere di dichiarare al mondo che se non avesse abortito il suo bimbo (ha detto bimbo, non feto) non avrebbe potuto recitare in non so quale inutile film e non avrebbe preso il premio. È stata accolta da applausi entusiasti. Nessuno si faccia illusioni: non c’è stata nessuna improvvisazione, nessuna spontaneità. Quello cui abbiamo assistito è stata una recita con un copione preordinato che riguardava sia la signora sia il suo pubblico fatto di attori e registi: nessuno poteva correre il rischio che qualcuno di quelli che ascoltavano avesse per un attimo una normale espressione di stupore, o addirittura di disapprovazione. La signora Michelle Williams ha fatto questo annuncio mentre era incinta di un altro bimbo. Tutta la platea ha ascoltato commossa e ha applaudito. Cosa dirà a suo figlio? Certo: ogni fanciulla deve inseguire il suo sogno, essere concentrata solo su se stessa, sulla propria sacra realizzazione, e se un bimbetto la intralcia, il bidone dell’aspiratore è stato proprio inventato per salvarla. Nella recita è stato scelto il personaggio perfetto: una donna incinta che parla del bimbo abortito con un sorriso allegro e dolce, le cui parole sono state accolte da un commosso applauso.Un personaggio scelto perché ritenuto perfetto dal punto di vista mediatico, ma in realtà la scelta della signora Michelle è stata molto poco coreografica. Questa signora per fare questo discorso si è fatta pagare? O lo ha fatto gratuitamente?In entrambi i casi non è un genio. Voi che cosa pensereste se la vostra mamma vi dicesse: figlio, tu sei potuto nascere perché in quel momento ero disponibile, ma il fratellino prima di te l’ho abortito perché dovevo dare Anatomia o Diritto privato o vincere il golden qualche cosa? Quello dopo di te l’ho abortito perché non mi piaceva la sua faccia nell’ecografia. Secondo voi, cosa pensa un bambino la cui madre ha dichiarato in mondovisione che il figlio per lei è un’opzione accettabile solo in cambio di un’assoluta perfezione? Un figlio che arriva al momento perfetto e ovviamente solo se perfetto. Oseranno i figli di Michelle essere imperfetti? Cosa penseranno del fratellino mai nato guardando e riguardando, in un video fissato per l’eternità, la mamma che, sorridendo, afferma di aver impedito al fratellino di nascere? Oseranno pensare di avere un valore?Siamo stati la culla del teatro e quindi di tutti i suoi derivati. Il teatro è nato dalle presentazioni sacre e poi continuò ad avanzare sulle proprie gambe, ma conservando sempre la possibilità della bellezza, della grandezza, cercando sempre la via per essere sublime, ora tutto questo è morto. Nella difficile scelta del film più ripugnante the winner is un film presentato a Cannes, opera del regista Paul Verhoeven, si intitola Benedetta, parla di amore lesbico tra suore del XVIII secolo ed è arricchito da una scena in cui una statua della Vergine Maria è usata come dildo. Dildo è neologismo per indicare un oggetto che viene posizionato nella parte distale il tubo digerente a scopo ricreativo. In Francia i giornali femminili si riempiono di informazioni sui dildo, tra le istruzioni per il golfino per il neonato e la ricetta per la torta di mele. Il signor Paul Verhoeven si è assunto questo oneroso compito nel suo film: un dildo esce dall’affettuoso e tiepido alveo della pornografia per arrivare addirittura sul sipario internazionale del festival di Cannes. Il film viene definito provocatorio, termine che paralizza qualsiasi diritto alla critica. i diritti conquistati Si alzerà il vento e ci porterà via. È il destino dei popoli che invertono il senso del piacere e del dolore, invertono il bene e il male, il vero dal falso. Dopo aver conquistato il diritto a far smembrare il proprio bimbo nel proprio ventre, di oltraggiare un Uomo torturato a morte su una Croce e sua Madre che lo guarda morire nei Pride, dopo aver fatto sbarcare a Cannes il diritto di mostrare la profanazione del simbolo della salvezza diventato corpo estraneo nel tubo digerente distale, è stato perso il diritto a lavorare, a correre nei boschi, andare sugli scivoli ai giardinetti, andare a scuola e a Messa, e sedersi in un bar per una tazza di tea, il diritto elementare di non volere l’inoculazione di dubbi farmaci in fase sperimentale. Dalle nostre ceneri potrebbe però nascere una civiltà che potrà essere magnifica se rifonderà l’etica e l’etica è molto più facile per chi crede in Dio. (segue)
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.