
Per «superare il sistema dei campi», il Campidoglio punta sull'ospitalità dei privati. Chi aderirà a questa soluzione usufruirà di un contributo di 1.000 euro fino a un massimo di 3.000 per la singola famiglia.Un rom in casa porta soldi. Non è una battuta dal sapore paradossale, ma quanto proposto dal Comune di Roma a tutti i cittadini della capitale, e non solo, che intendono aprire le porte della propria abitazione a uno o più nomadi che vorranno usufruire delle nuove misure recentemente inserite nel piano per la chiusura dei campi varato dalla giunta di Virginia Raggi. Il programma per lo sgombero degli insediamenti più problematici non ha prodotto infatti alcun risultato. Le soluzioni proposte finora sono state definite fallimentari persino dall'associazione 21 luglio da sempre in prima linea per l'accoglienza e il sostegno alla popolazione rom. In pratica il cosiddetto «superamento» del sistema campi vedeva come primo laboratorio l'insediamento del Camping River, che conta oltre 420 residenti, ai quali era stato concesso un contributo in denaro mensile fino a 800 euro per trovarsi una casa sul libero mercato privato. Un cifra che farebbe gola anche alle famiglie che non sono in difficoltà, per non parlare di giovani coppie e pensionati. Fatto sta, però, che solo una famiglia di quelle censite al Camping River ha trovato un tetto fuori dal campo. Sul flop ha pesato sicuramente la diffidenza dei piccoli proprietari alimentata dal requisito che gli 800 euro venivano erogati solo a contratto firmato. Della serie prima impegno la casa poi, forse, vedo i soldi. Per ovviare allo stallo, il Comune ha quindi rimesso mano al piano con una nuova delibera di giunta capitolina per correggere il testo originario. Il documento, di cui riferisce il quotidiano online Roma Today, prevede che i soldi verranno versati direttamente al locatore, senza passare dai rom. Verranno inoltre destinate risorse «a progetti di autorecupero e ristrutturazione di immobili» sempre «reperiti dai beneficiari nel mercato privato». Tra le novità anche la possibilità per persone singole o piccoli nuclei di «ricorrere a forme di ospitalità temporanea presso terzi privati (famiglie, congiunti anche residenti fuori dal territorio di Roma Capitale) utilizzando quota parte del contributo a disposizione». In altre parole chi trova accoglienza presso parenti, amici ma anche perfetti sconosciuti, potrà garantire loro una bella sommetta per le spese di casa. Infine resta inclusa nel piano la possibilità del rimpatrio volontario. Chi aderirà a questa soluzione usufruirà di un contributo di 1.000 euro fino ad un massimo di 3.000 per la singola famiglia. Ma ad oggi mancano ancora protocolli e intese con i governi di provenienza e il ministero degli Esteri. Tutte le misure previste dureranno tre anni invece che due come stabiliva la precedente delibera. La spesa però resterà invariata, si presume quindi che il contributo mensile sarà leggermente inferiore di quello indicato inizialmente. Il piano gode di 3,8 milioni di finanziamenti europei. Costi destinati a lievitare se buona parte dei 7.000 rom resistenti nei 17 insediamenti della capitale aderissero al progetto.
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