2020-05-28
Scuole, scherzetto di Sala ai milanesi. Rimborso rinviato per le gite saltate
Omar Bai:NurPhoto via Getty Images
Con una voragine nei conti, e dopo aver rifiutato l'aiuto della Regione, il Comune scrive ai genitori: «I soldi verranno restituiti non prima dell'assestamento di bilancio». A ottobre, quindi. Altra mazzata per le famiglie.La guglia umana ha qualche problema. Forse per questo tre giorni fa Giuseppe Sala è salito sulla cima del Duomo a invocare la protezione divina. Non sapendo a che santo votarsi per nascondere la voragine di bilancio del Comune e la delusione dei milanesi davanti all'impalpabile gestione dell'emergenza, il sindaco un gradino sotto la Madonnina (nella sua percezione fotografica con le Frecce tricolori) continua a inventarsi iniziative di pura immagine. Dietro gli show si intuisce il deserto progettuale suo e della giunta piddina perché oggi l'unica fotografia che conta è quella delle casse vuote. Mancano 550 milioni.Meno entrate fiscali, nessun dividendo dalle partecipate, 25 milioni dalla Sea invece dei 65 previsti (con i voli a terra, Linate e Malpensa sono inutili strisce d'asfalto), crollo dei biglietti della metro (250.000 in meno), drastica riduzione delle tasse sull'occupazione del suolo pubblico per i bar, 15 milioni di tassa di soggiorno turistica invece che 55, azzerati i 30 milioni di Area C, multe al minimo tranne quelle ai pensionati solitari nei parchi. Il liberale Sala aveva fatto mettere a bilancio ben 300 milioni in «sanzioni e oblazioni», ma anche il salasso agli automobilisti e ai negozi dovrà attendere. Duecento milioni li ha promessi il governo, 130 erano quelli messi da parte per pagare gli interessi passivi. Ne mancano 220. Il bilancio preventivo è pronto per essere appallottolato e lanciato nel cestino.Nel pieno della pandemia Regione Lombardia aveva messo a disposizione quattro miliardi per i comuni (finora il governo tre per tutta Italia), ma la Milano rossa li aveva letteralmente schifati. L'assessore al Bilancio, il bocconiano Roberto Tasca, allora l'aveva buttata in politica: «Il Pirellone strangola Milano per scopi elettorali, ma noi resisteremo». Ora il tempo degli slogan è finito, i bravi amministratori si riconoscono nelle difficoltà perché «quando la tavola è imbandita scegliere è facile» (copyright di un certo Franco Modigliani). In questo contesto, i primi a pagare il conto sono già i milanesi. Le famiglie lo hanno scoperto da una lettera recapitata via mail dalla direzione Educazione del Comune, che ha come oggetto «Rimborso viaggi». Ricordando che, causa pandemia, con l'attività didattica sono stati sospesi anche i viaggi di istruzione, le visite guidate, le attività di gemellaggio, i soggiorni studio, gli scambi alla pari e le uscite didattiche, l'amministrazione fa sapere che è possibile chiedere il rimborso della quota versata compilando un modulo. Si tratta di denaro sonante, in media 500 euro a famiglia, che in questa Fase 2 autarchica farebbe comodo al bilancio domestico in un contesto particolare, con la cassa integrazione e i 600 euro a singhiozzo. L'ultima frase però è raggelante: «Il rimborso potrà avvenire solo a seguito dell'assestamento di bilancio la cui deliberazione verrà approvata tra la fine di luglio e i primi di agosto. Il rimborso pertanto non potrà essere accreditato prima di ottobre». Una mazzata. Con supporto psicologico finale perché quello è gratuito: «Pur riconoscendo che ci troviamo nel pieno di un'esperienza dura, per molti drammatica, l'augurio per tutti voi è di continuare ad essere forti». Il messaggio è chiaro: la metropoli immaginifica multimediale globale smart non ha un euro, utilizza i soldi dei vostri figli e li restituirà quando potrà. Così si svela un bluff, quello della managerialità di Sala e della sua giunta nell'emergenza. Così la sagra del pennello per disegnare piste ciclabili, la fenomenologia del monopattino per sostituire i trasporti pubblici dimezzati, l'intervento di Greta Thunberg a sostegno dell'ecologismo di facciata risultano rimedi perfino comici davanti al crollo della diga. E a fronte di tutto ciò suona ancora più cupa l'uscita del prode Tasca (vuota), che annuncia: «Bisogna tagliare le spese per recuperare 220 milioni. E farlo vuol dire fare macelleria sociale, politicamente insostenibile». Il crollo del 40% delle attività produttive, l'aumento al 12% della disoccupazione lo sono già, macelleria sociale. A un anno dalle elezioni, davanti a Sala e al Pd milanese si accende la spia rossa. A Roma il grido di dolore non arriva, e questo da parte del governo amico è un pessimo segnale. Le calze arcobaleno, l'apertura di cantieri voluti dalla giunta di Gabriele Albertini (con la sinistra fortemente contraria), la benevola passività nei confronti dei centri sociali e dei rom che occupano le case popolari non possono bastare. Anche per questo il proconsole Pierfrancesco Majorino, l'ultrasinistra di Cobas e autonomi cercano disperatamente di spostare l'attenzione negativa su Regione Lombardia. Il sindaco è aggrappato a loro e alle foto da copertina. I vecchi milanesi, nella loro sobria bonomìa, saprebbero che consiglio dargli: «Taches al tram».