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2021-07-29
Scuola e trasporti agitano il governo. Salta la stretta su navi, treni e aerei
Ansa
Dopo l'incontro di ieri mattina con il leader della Lega, Matteo Salvini, il premier Mario Draghi ha deciso di rinviare alla prossima settimana l'eventuale inasprimento delle norme sull'obbligo del green pass. Due i fronti sui quali nella maggioranza che sostiene Draghi si registrano posizioni diverse: l'obbligo per i circa 200.000 docenti italiani che non si sono ancora vaccinati e l'estensione del green pass, a partire dal prossimo 6 agosto, anche per i mezzi di trasporto a lunga percorrenza, come aerei, navi e treni. Per i mezzi di trasporto pubblico, invece, l'obbligo della certificazione sembra scongiurato definitivamente, anche per la difficoltà estrema di organizzare i controlli. Il cdm che avrebbe dovuto varare le due norme era previsto per oggi, ma è stato rinviato (forse) a domani per consentire approfondimenti, e anche perché Draghi vuole a tutti i costi chiudere il fronte della riforma della giustizia, argomento al quale sta dedicando riunioni su riunioni.
Partiamo dai mezzi di trasporto a lunga percorrenza: l'idea del Comitato tecnico scientifico è quella di introdurre l'obbligo del green pass anche su aerei, navi e treni, per limitare la circolazione del virus. Salvini ha spiegato a Draghi, nel corso del colloquio definito «proficuo e cordiale» da Palazzo Chigi, che ciò provocherebbe il caos. Milioni di italiani hanno già prenotato le vacanze, con relativi mezzi di trasporto per raggiungere le mete turistiche. La stretta comporterebbe difficoltà insormontabili per tantissime famiglie, nelle quali magari non tutti sonno in possesso del certificato. Non poter partire vorrebbe dire non poter raggiungere il luogo di villeggiatura prenotato. Il buon senso, dunque, almeno per il momento, sembra prevalere: prima di discutere dell'eventuale estensione dell'obbligo del green pass ai mezzi di trasporto a lunga percorrenza, verranno analizzati i dati e verificate puntigliosamente le ricadute di una decisione del genere sulle vacanze di agosto. L'opinione che La Verità registra da diverse fonti di governo è che se proprio sarà necessario introdurre nuove restrizioni, lo si farà solo e soltanto in presenza di una impennata dei ricoveri, ipotesi (per fortuna) al momento più che remota, e comunque non prima della fine di agosto. «Se la situazione si complica», argomenta Salvini al termine del colloquio con Draghi, «bisogna ricorrere ai ripari, ma complicare la vita a 30 milioni di italiani, milioni di operatori economici, mamme e papà con bambini di 12 o 13 anni no. Le terapie intensive sono vuote al 98 per cento, 40 milioni di italiani sono già vaccinati, quindi la situazione è assolutamente sotto controllo». Per quel che riguarda il trasporto pubblico locale, tocca al sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri chiarire: «Credo che il green pass», sottolinea a Sky Tg24, «non sarà necessario nel trasporto locale e la ragione è che il numero delle vaccinazioni è tale che se raggiungiamo, e credo che lo raggiungeremo, il 70-80% della popolazione vaccinata, i rischi saranno veramente minimi».
Passiamo a un altro argomento «caldo», ovvero quello della scuola. L'obiettivo, condiviso da tutti, è di far ripartire le scuole a settembre in presenza e in sicurezza. Come arrivare a raggiungerlo? L'obbligo vaccinale per il personale scolastico è una delle opzioni in campo: sono favorevoli, ad esempio, il sottosegretario alla salute Andrea Costa e lo stesso Sileri. Si trincerano dietro un «valuteremo» il ministro della Salute, Roberto Speranza, e quello dell'Istruzione, Patrizio Bianchi: «L'85% degli insegnanti su base nazionale», dice Bianchi a Radio 1, «è vaccinato, ci sono delle differenze regionali ma contiamo di raggiungere l'85-90% in tutto il Paese. La scuola è il mondo che ha risposto meglio». L'obbligo, quindi, a detta di Bianchi, potrebbe non servire: «Nei prossimi giorni», aggiunge il ministro, «il governo prenderà evidenza se servirà un ulteriore passaggio per un bisogno di omogeneizzazione in tutto il Paese».
Contrarissimo Salvini. Perplessa anche la sottosegretaria all'Istruzione, Barbara Floridia, del M5s: «Quello che è importante sottolineare in questo momento», dice a Orizzonte scuola tv, «è che non si può subordinare la riapertura delle scuole all'obbligo vaccinale. Quello dei vaccini rappresenta un tassello, importantissimo, ma all'interno di un puzzle più ampio. Stiamo lavorando in coordinamento con gli altri ministeri, gli enti locali le prefetture per garantire tutte le misure di sicurezza, il distanziamento, misure idonee sul fronte dei trasporti». Per quel che riguarda gli studenti, l'obbligo sembra una ipotesi remota. «Riguardo l'obbligo di vaccinazione per gli studenti», dice a Sky Tg24 il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, «il punto è che noi aderiamo alle richieste del Cts, e il Cts, nel parere del 12 luglio, ha chiaramente affermato di cercare di perseguire l'obiettivo del 60% degli studenti vaccinati tra i 12 e i 19 anni, perché questo servirà a gestire al meglio la situazione. Poi parlare di obbligo per i minori», aggiunge Giannelli, «è chiaramente inopportuno, perché comunque si sta parlando di una fascia d'età del tutto differente: sono utenti di un servizio, e c'è un diritto costituzionale all'istruzione».
L’Inghilterra corre verso la libertà
L'Inghilterra riapre ai turisti. Dal 2 agosto gli europei e gli americani che hanno ricevuto entrambe le dosi del vaccino potranno entrare nel Paese senza doversi sottoporre a quarantena. Non solo, dal 16 agosto coloro che sono vaccinati non avranno più l'obbligo di isolarsi nemmeno se vengono a contatto con un soggetto positivo al Covid, a meno che mostrino segni di malessere.
Ad annunciarlo ieri è stato il governo di Boris Johnson, che vuole riaprire le frontiere ai turisti europei e americani dopo mesi di blocco. Fino ad ora, infatti, solo le persone che avevano ricevuto i due vaccini nel Regno Unito potevano saltare la quarantena al rientro dai Paesi considerati a rischio, come ad esempio l'Italia. Dalla prossima settimana, invece, l'unico vincolo rimarrà quello del tampone prima di partire e poi al secondo giorno di permanenza in Inghilterra.
Annunciando la novità, il ministro dei Trasporti, Grant Shapps, si è detto molto soddisfatto, anche alla luce del fatto che molti britannici che risiedono in Europa avranno in questo modo la possibilità di far ritorno a casa per l'estate e visitare i loro cari. Per adesso il provvedimento riguarda solo l'Inghilterra mentre Scozia, Galles e Irlanda del Nord decideranno nelle prossime settimane se seguire le indicazioni di Downing street o procedere in modo diverso.
Al di là delle riunioni di famiglia, comunque, la nuova regola consentirà la ripresa del turismo, con Londra che ha riattivato mostre ed eventi e sogna di ritrovare il pubblico a cui è sempre stata abituata. Gli operatori plaudono alla decisione, anche perché il settore vale miliardi di sterline, ma dall'inizio della pandemia sta arrancando. Quanto alle compagnie aeree, si dicono soddisfatte perché sperano di ricominciare a riempire i loro voli sull'Atlantico, benché al momento si possa solo volare verso il Regno Unito, visto che gli Usa sono ancora «chiusi» ai turisti britannici. Il governo ha intenzione di negoziare con Washington nuove procedure di controllo, per riprendere contatti maggiori tra i due Paese, ma ci vorrà tempo.
L'altra grande novità emersa ieri, sul fronte della liberazione del Covid, riguarda il fatto che dal 16 agosto le persone che hanno ricevuto entrambe le dosi di vaccino non saranno più costrette a isolarsi per dieci giorni se emergerà che sono venute in contatto con dei positivi. Dovranno farlo solo se avranno sintomi, mentre in caso contrario potranno continuare con la loro vita. Un modo per evitare le quarantene di massa, che di recente hanno messo in difficoltà il Paese, con lavoratori in piena forma costretti a restare a casa nonostante il doppio vaccino e di conseguenza gli scaffali vuoti nei supermercati o i bidoni pieni nelle strade.
A spingere il governo ad avvallare questi due cambiamenti sono i dati dei contagi, che continuano a scendere nonostante le riaperture. Merito probabilmente della campagna di prevenzione, che ha già visto somministrare 85 milioni di dosi, se si considerano coloro che hanno completato il ciclo e chi ha ricevuto solo la prima iniezione.
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Riduci
Slitta il Cdm dopo la lite sul lasciapassare esteso ai mezzi a lunga percorrenza. La Lega bracca Mario Draghi, che frena: inasprimenti solo se aumentano i ricoveri. M5s scettico sulle iniezioni obbligatorie agli alunni.Dal 16 agosto alle persone vaccinate verrà risparmiata la quarantena. Mentre già dal 2 i turisti che hanno avuto la doppio dose potranno entrare nel Paese senza limitazioni.Lo speciale contiene due articoli.Dopo l'incontro di ieri mattina con il leader della Lega, Matteo Salvini, il premier Mario Draghi ha deciso di rinviare alla prossima settimana l'eventuale inasprimento delle norme sull'obbligo del green pass. Due i fronti sui quali nella maggioranza che sostiene Draghi si registrano posizioni diverse: l'obbligo per i circa 200.000 docenti italiani che non si sono ancora vaccinati e l'estensione del green pass, a partire dal prossimo 6 agosto, anche per i mezzi di trasporto a lunga percorrenza, come aerei, navi e treni. Per i mezzi di trasporto pubblico, invece, l'obbligo della certificazione sembra scongiurato definitivamente, anche per la difficoltà estrema di organizzare i controlli. Il cdm che avrebbe dovuto varare le due norme era previsto per oggi, ma è stato rinviato (forse) a domani per consentire approfondimenti, e anche perché Draghi vuole a tutti i costi chiudere il fronte della riforma della giustizia, argomento al quale sta dedicando riunioni su riunioni. Partiamo dai mezzi di trasporto a lunga percorrenza: l'idea del Comitato tecnico scientifico è quella di introdurre l'obbligo del green pass anche su aerei, navi e treni, per limitare la circolazione del virus. Salvini ha spiegato a Draghi, nel corso del colloquio definito «proficuo e cordiale» da Palazzo Chigi, che ciò provocherebbe il caos. Milioni di italiani hanno già prenotato le vacanze, con relativi mezzi di trasporto per raggiungere le mete turistiche. La stretta comporterebbe difficoltà insormontabili per tantissime famiglie, nelle quali magari non tutti sonno in possesso del certificato. Non poter partire vorrebbe dire non poter raggiungere il luogo di villeggiatura prenotato. Il buon senso, dunque, almeno per il momento, sembra prevalere: prima di discutere dell'eventuale estensione dell'obbligo del green pass ai mezzi di trasporto a lunga percorrenza, verranno analizzati i dati e verificate puntigliosamente le ricadute di una decisione del genere sulle vacanze di agosto. L'opinione che La Verità registra da diverse fonti di governo è che se proprio sarà necessario introdurre nuove restrizioni, lo si farà solo e soltanto in presenza di una impennata dei ricoveri, ipotesi (per fortuna) al momento più che remota, e comunque non prima della fine di agosto. «Se la situazione si complica», argomenta Salvini al termine del colloquio con Draghi, «bisogna ricorrere ai ripari, ma complicare la vita a 30 milioni di italiani, milioni di operatori economici, mamme e papà con bambini di 12 o 13 anni no. Le terapie intensive sono vuote al 98 per cento, 40 milioni di italiani sono già vaccinati, quindi la situazione è assolutamente sotto controllo». Per quel che riguarda il trasporto pubblico locale, tocca al sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri chiarire: «Credo che il green pass», sottolinea a Sky Tg24, «non sarà necessario nel trasporto locale e la ragione è che il numero delle vaccinazioni è tale che se raggiungiamo, e credo che lo raggiungeremo, il 70-80% della popolazione vaccinata, i rischi saranno veramente minimi». Passiamo a un altro argomento «caldo», ovvero quello della scuola. L'obiettivo, condiviso da tutti, è di far ripartire le scuole a settembre in presenza e in sicurezza. Come arrivare a raggiungerlo? L'obbligo vaccinale per il personale scolastico è una delle opzioni in campo: sono favorevoli, ad esempio, il sottosegretario alla salute Andrea Costa e lo stesso Sileri. Si trincerano dietro un «valuteremo» il ministro della Salute, Roberto Speranza, e quello dell'Istruzione, Patrizio Bianchi: «L'85% degli insegnanti su base nazionale», dice Bianchi a Radio 1, «è vaccinato, ci sono delle differenze regionali ma contiamo di raggiungere l'85-90% in tutto il Paese. La scuola è il mondo che ha risposto meglio». L'obbligo, quindi, a detta di Bianchi, potrebbe non servire: «Nei prossimi giorni», aggiunge il ministro, «il governo prenderà evidenza se servirà un ulteriore passaggio per un bisogno di omogeneizzazione in tutto il Paese». Contrarissimo Salvini. Perplessa anche la sottosegretaria all'Istruzione, Barbara Floridia, del M5s: «Quello che è importante sottolineare in questo momento», dice a Orizzonte scuola tv, «è che non si può subordinare la riapertura delle scuole all'obbligo vaccinale. Quello dei vaccini rappresenta un tassello, importantissimo, ma all'interno di un puzzle più ampio. Stiamo lavorando in coordinamento con gli altri ministeri, gli enti locali le prefetture per garantire tutte le misure di sicurezza, il distanziamento, misure idonee sul fronte dei trasporti». Per quel che riguarda gli studenti, l'obbligo sembra una ipotesi remota. «Riguardo l'obbligo di vaccinazione per gli studenti», dice a Sky Tg24 il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, «il punto è che noi aderiamo alle richieste del Cts, e il Cts, nel parere del 12 luglio, ha chiaramente affermato di cercare di perseguire l'obiettivo del 60% degli studenti vaccinati tra i 12 e i 19 anni, perché questo servirà a gestire al meglio la situazione. Poi parlare di obbligo per i minori», aggiunge Giannelli, «è chiaramente inopportuno, perché comunque si sta parlando di una fascia d'età del tutto differente: sono utenti di un servizio, e c'è un diritto costituzionale all'istruzione».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/scuola-trasporti-governo-treni-aerei-2654223340.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="linghilterra-corre-verso-la-liberta" data-post-id="2654223340" data-published-at="1627533850" data-use-pagination="False"> L’Inghilterra corre verso la libertà L'Inghilterra riapre ai turisti. Dal 2 agosto gli europei e gli americani che hanno ricevuto entrambe le dosi del vaccino potranno entrare nel Paese senza doversi sottoporre a quarantena. Non solo, dal 16 agosto coloro che sono vaccinati non avranno più l'obbligo di isolarsi nemmeno se vengono a contatto con un soggetto positivo al Covid, a meno che mostrino segni di malessere. Ad annunciarlo ieri è stato il governo di Boris Johnson, che vuole riaprire le frontiere ai turisti europei e americani dopo mesi di blocco. Fino ad ora, infatti, solo le persone che avevano ricevuto i due vaccini nel Regno Unito potevano saltare la quarantena al rientro dai Paesi considerati a rischio, come ad esempio l'Italia. Dalla prossima settimana, invece, l'unico vincolo rimarrà quello del tampone prima di partire e poi al secondo giorno di permanenza in Inghilterra. Annunciando la novità, il ministro dei Trasporti, Grant Shapps, si è detto molto soddisfatto, anche alla luce del fatto che molti britannici che risiedono in Europa avranno in questo modo la possibilità di far ritorno a casa per l'estate e visitare i loro cari. Per adesso il provvedimento riguarda solo l'Inghilterra mentre Scozia, Galles e Irlanda del Nord decideranno nelle prossime settimane se seguire le indicazioni di Downing street o procedere in modo diverso. Al di là delle riunioni di famiglia, comunque, la nuova regola consentirà la ripresa del turismo, con Londra che ha riattivato mostre ed eventi e sogna di ritrovare il pubblico a cui è sempre stata abituata. Gli operatori plaudono alla decisione, anche perché il settore vale miliardi di sterline, ma dall'inizio della pandemia sta arrancando. Quanto alle compagnie aeree, si dicono soddisfatte perché sperano di ricominciare a riempire i loro voli sull'Atlantico, benché al momento si possa solo volare verso il Regno Unito, visto che gli Usa sono ancora «chiusi» ai turisti britannici. Il governo ha intenzione di negoziare con Washington nuove procedure di controllo, per riprendere contatti maggiori tra i due Paese, ma ci vorrà tempo. L'altra grande novità emersa ieri, sul fronte della liberazione del Covid, riguarda il fatto che dal 16 agosto le persone che hanno ricevuto entrambe le dosi di vaccino non saranno più costrette a isolarsi per dieci giorni se emergerà che sono venute in contatto con dei positivi. Dovranno farlo solo se avranno sintomi, mentre in caso contrario potranno continuare con la loro vita. Un modo per evitare le quarantene di massa, che di recente hanno messo in difficoltà il Paese, con lavoratori in piena forma costretti a restare a casa nonostante il doppio vaccino e di conseguenza gli scaffali vuoti nei supermercati o i bidoni pieni nelle strade. A spingere il governo ad avvallare questi due cambiamenti sono i dati dei contagi, che continuano a scendere nonostante le riaperture. Merito probabilmente della campagna di prevenzione, che ha già visto somministrare 85 milioni di dosi, se si considerano coloro che hanno completato il ciclo e chi ha ricevuto solo la prima iniezione.
Da sinistra: Bruno Migale, Ezio Simonelli, Vittorio Pisani, Luigi De Siervo, Diego Parente e Maurizio Improta
Questa mattina la Lega Serie A ha ricevuto il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, insieme ad altri vertici della Polizia, per un incontro dedicato alla sicurezza negli stadi e alla gestione dell’ordine pubblico. Obiettivo comune: sviluppare strumenti e iniziative per un calcio più sicuro, inclusivo e rispettoso.
Oggi, negli uffici milanesi della Lega Calcio Serie A, il mondo del calcio professionistico ha ospitato le istituzioni di pubblica sicurezza per un confronto diretto e costruttivo.
Il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, accompagnato da alcune delle figure chiave del dipartimento - il questore di Milano Bruno Migale, il dirigente generale di P.S. prefetto Diego Parente e il presidente dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive Maurizio Improta - ha incontrato i vertici della Lega, guidati dal presidente Ezio Simonelli, dall’amministratore delegato Luigi De Siervo e dall’head of competitions Andrea Butti.
Al centro dell’incontro, durato circa un’ora, temi di grande rilevanza per il calcio italiano: la sicurezza negli stadi e la gestione dell’ordine pubblico durante le partite di Serie A. Secondo quanto emerso, si è trattato di un momento di dialogo concreto, volto a rafforzare la collaborazione tra istituzioni e club, con l’obiettivo di rendere le competizioni sportive sempre più sicure per tifosi, giocatori e operatori.
Il confronto ha permesso di condividere esperienze, criticità e prospettive future, aprendo la strada a un percorso comune per sviluppare strumenti e iniziative capaci di garantire un ambiente rispettoso e inclusivo. La volontà di entrambe le parti è chiara: non solo prevenire episodi di violenza o disordine, ma anche favorire la cultura del rispetto, elemento indispensabile per la crescita del calcio italiano e per la tutela dei tifosi.
«L’incontro di oggi rappresenta un passo importante nella collaborazione tra Lega e Forze dell’Ordine», si sottolinea nella nota ufficiale diffusa al termine della visita dalla Lega Serie A. L’intenzione condivisa è quella di creare un dialogo costante, capace di tradursi in azioni concrete, procedure aggiornate e interventi mirati negli stadi di tutta Italia.
In un contesto sportivo sempre più complesso, dove la passione dei tifosi può trasformarsi rapidamente in tensione, il dialogo tra Lega e Polizia appare strategico. La sfida, spiegano i partecipanti, è costruire una rete di sicurezza che sia preventiva, reattiva e sostenibile, tutelando chi partecipa agli eventi senza compromettere l’atmosfera che caratterizza il calcio italiano.
L’appuntamento di Milano conferma come la sicurezza negli stadi non sia solo un tema operativo, ma un valore condiviso: la Serie A e le forze dell’ordine intendono camminare insieme, passo dopo passo, verso un calcio sempre più sicuro, inclusivo e rispettoso.
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Riduci
Due bambini svaniti nel nulla. Mamma e papà non hanno potuto fargli neppure gli auguri di compleanno, qualche giorno fa, quando i due fratellini hanno compiuto 5 e 9 anni in comunità. Eppure una telefonata non si nega neanche al peggior delinquente. Dunque perché a questi genitori viene negato il diritto di vedere e sentire i loro figli? Qual è la grave colpa che avrebbero commesso visto che i bimbi stavano bene?
Un allontanamento che oggi mostra troppi lati oscuri. A partire dal modo in cui quel 16 ottobre i bimbi sono stati portati via con la forza, tra le urla strazianti. Alle ore 11.10, come denunciano le telecamere di sorveglianza della casa, i genitori vengono attirati fuori al cancello da due carabinieri. Alle 11.29 spuntano dal bosco una decina di agenti, armati di tutto punto e col giubbotto antiproiettile. E mentre gridano «Pigliali, pigliali tutti!» fanno irruzione nella casa, dove si trovano, da soli, i bambini. I due fratellini vengono portati fuori dagli agenti, il più piccolo messo a sedere, sulle scale, col pigiamino e senza scarpe. E solo quindici minuti dopo, alle 11,43, come registrano le telecamere, arrivano le assistenti sociali che portano via i bambini tra le urla disperate.
Una procedura al di fuori di ogni regola. Che però ottiene l’appoggio della giudice Nadia Todeschini, del Tribunale dei minori di Firenze. Come riferisce un ispettore ripreso dalle telecamere di sorveglianza della casa: «Ho telefonato alla giudice e le ho detto: “Dottoressa, l’operazione è andata bene. I bambini sono con i carabinieri. E adesso sono arrivati gli assistenti sociali”. E la giudice ha risposto: “Non so come ringraziarvi!”».
Dunque, chi ha dato l’ordine di agire in questo modo? E che trauma è stato inferto a questi bambini? Giriamo la domanda a Marina Terragni, Garante per l’infanzia e l’adolescenza. «Per la nostra Costituzione un bambino non può essere prelevato con la forza», conferma, «per di più se non è in borghese. Ci sono delle sentenze della Cassazione. Queste modalità non sono conformi allo Stato di diritto. Se il bambino non vuole andare, i servizi sociali si debbono fermare. Purtroppo ci stiamo abituando a qualcosa che è fuori legge».
Proviamo a chiedere spiegazioni ai servizi sociali dell’unione Montana dei comuni Valtiberina, ma l’accoglienza non è delle migliori. Prima minacciano di chiamare i carabinieri. Poi, la più giovane ci chiude la porta in faccia con un calcio. È Veronica Savignani, che quella mattina, come mostrano le telecamere, afferra il bimbo come un pacco. E mentre lui scalcia e grida disperato - «Aiuto! Lasciatemi andare» - lei lo rimprovera: «Ma perché urli?». Dopo un po’ i toni cambiano. Esce a parlarci Sara Spaterna. C’era anche lei quel giorno, con la collega Roberta Agostini, per portare via i bambini. Ma l’unica cosa di cui si preoccupa è che «è stata rovinata la sua immagine». E alle nostre domande ripete come una cantilena: «Non posso rispondere». Anche la responsabile dei servizi, Francesca Meazzini, contattata al telefono, si trincera dietro un «non posso dirle nulla».
Al Tribunale dei Minoridi Firenze, invece, parte lo scarica barile. La presidente, Silvia Chiarantini, dice che «l’allontanamento è avvenuto secondo le regole di legge». E ci conferma che i genitori possono vedere i figli in incontri protetti. E allora perché da due mesi a mamma e papà non è stata concessa neppure una telefonata? E chi pagherà per il trauma fatto a questi bambini?
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Riduci
Il premier: «Il governo ci ha creduto fin dall’inizio, impulso decisivo per nuovi traguardi».
«Il governo ha creduto fin dall’inizio in questa sfida e ha fatto la sua parte per raggiungere questo traguardo. Ringrazio i ministri Lollobrigida e Giuli che hanno seguito il dossier, ma è stata una partita che non abbiamo giocato da soli: abbiamo vinto questa sfida insieme al popolo italiano. Questo riconoscimento imprimerà al sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi».
Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un videomessaggio celebrando l’entrata della cucina italiana nei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. È la prima cucina al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. A deliberarlo, all’unanimità, è stato il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, in India.
Ansa
I vaccini a Rna messaggero contro il Covid favoriscono e velocizzano, se a dosi ripetute, la crescita di piccoli tumori già presenti nell’organismo e velocizzano la crescita di metastasi. È quanto emerge dalla letteratura scientifica e, in particolare, dagli esperimenti fatti in vitro sulle cellule e quelli sui topi, così come viene esposto nello studio pubblicato lo scorso 2 dicembre sulla rivista Mdpi da Ciro Isidoro, biologo, medico, patologo e oncologo sperimentale, nonché professore ordinario di patologia generale all’Università del Piemonte orientale di Novara. Lo studio è una review, ovvero una sintesi critica dei lavori scientifici pubblicati finora sull’argomento, e le conclusioni a cui arriva sono assai preoccupanti. Dai dati scientifici emerge che sia il vaccino a mRna contro il Covid sia lo stesso virus possono favorire la crescita di tumori e metastasi già esistenti. Inoltre, alla luce dei dati clinici a disposizione, emerge sempre più chiaramente che a questo rischio di tumori e metastasi «accelerati» appaiono più esposti i vaccinati con più dosi. Fa notare Isidoro: «Proprio a causa delle ripetute vaccinazioni i vaccinati sono più soggetti a contagiarsi e dunque - sebbene sia vero che il vaccino li protegge, ma temporaneamente, dal Covid grave - queste persone si ritrovano nella condizione di poter subire contemporaneamente i rischi oncologici provocati da vaccino e virus naturale messi insieme».
Sono diversi i meccanismi cellulari attraverso cui il vaccino può velocizzare l’andamento del cancro analizzati negli studi citati nella review di Isidoro, intitolata «Sars-Cov2 e vaccini anti-Covid-19 a mRna: Esiste un plausibile legame meccanicistico con il cancro?». Tra questi studi, alcuni rilevano che, in conseguenza della vaccinazione anti-Covid a mRna - e anche in conseguenza del Covid -, «si riduce Ace 2», enzima convertitore di una molecola chiamata angiotensina II, favorendo il permanere di questa molecola che favorisce a sua volta la proliferazione dei tumori. Altri dati analizzati nella review dimostrano inoltre che sia il virus che i vaccini di nuova generazione portano ad attivazione di geni e dunque all’attivazione di cellule tumorali. Altri dati ancora mostrano come sia il virus che il vaccino inibiscano l’espressione di proteine che proteggono dalle mutazioni del Dna.
Insomma, il vaccino anti-Covid, così come il virus, interferisce nei meccanismi cellulari di protezione dal cancro esponendo a maggiori rischi chi ha già una predisposizione genetica alla formazione di cellule tumorali e i malati oncologici con tumori dormienti, spiega Isidoro, facendo notare come i vaccinati con tre o più dosi si sono rivelati più esposti al contagio «perché il sistema immunitario in qualche modo viene ingannato e si adatta alla spike e dunque rende queste persone più suscettibili ad infettarsi».
Nella review anche alcune conferme agli esperimenti in vitro che arrivano dal mondo reale, come uno studio retrospettivo basato su un’ampia coorte di individui non vaccinati (595.007) e vaccinati (2.380.028) a Seul, che ha rilevato un’associazione tra vaccinazione e aumento del rischio di cancro alla tiroide, allo stomaco, al colon-retto, al polmone, al seno e alla prostata. «Questi dati se considerati nel loro insieme», spiega Isidoro, «convergono alla stessa conclusione: dovrebbero suscitare sospetti e stimolare una discussione nella comunità scientifica».
D’altra parte, anche Katalin Karikó, la biochimica vincitrice nel 2023 del Nobel per la Medicina proprio in virtù dei suoi studi sull’Rna applicati ai vaccini anti Covid, aveva parlato di questi possibili effetti collaterali di «acceleratore di tumori già esistenti». In particolare, in un’intervista rilasciata a Die Welt lo scorso gennaio, la ricercatrice ungherese aveva riferito della conversazione con una donna sulla quale, due giorni dopo l’inoculazione, era comparso «un grosso nodulo al seno». La signora aveva attribuito l’insorgenza del cancro al vaccino, mentre la scienziata lo escludeva ma tuttavia forniva una spiegazione del fenomeno: «Il cancro c’era già», spiegava Karikó, «e la vaccinazione ha dato una spinta in più al sistema immunitario, così che le cellule di difesa immunitaria si sono precipitate in gran numero sul nemico», sostenendo, infine, che il vaccino avrebbe consentito alla malcapitata di «scoprire più velocemente il cancro», affermazione che ha lasciato e ancor di più oggi lascia - alla luce di questo studio di Isidoro - irrisolti tanti interrogativi, soprattutto di fronte all’incremento in numero dei cosiddetti turbo-cancri e alla riattivazione di metastasi in malati oncologici, tutti eventi che si sono manifestati post vaccinazione anti- Covid e non hanno trovato altro tipo di plausibilità biologica diversa da una possibile correlazione con i preparati a mRna.
«Marginale il gabinetto di Speranza»
Mentre eravamo chiusi in casa durante il lockdown, il più lungo di tutti i Paesi occidentali, ognuno di noi era certo in cuor suo che i decisori che apparecchiavano ogni giorno alle 18 il tragico rito della lettura dei contagi e dei decessi sapessero ciò che stavano facendo. In realtà, al netto di un accettabile margine di impreparazione vista l’emergenza del tutto nuova, nelle tante stanze dei bottoni che il governo Pd-M5S di allora, guidato da Giuseppe Conte, aveva istituito, andavano tutti in ordine sparso. E l’audizione in commissione Covid del proctologo del San Raffaele Pierpaolo Sileri, allora viceministro alla Salute in quota 5 stelle, ha reso ancor più tangibile il livello d’improvvisazione e sciatteria di chi allora prese le decisioni e oggi è impegnato in tripli salti carpiati pur di rinnegarne la paternità. È il caso, ad esempio, del senatore Francesco Boccia del Pd, che ieri è intervenuto con zelante sollecitudine rivolgendo a Sileri alcune domande che son suonate più come ingannevoli asseverazioni. Una per tutte: «Io penso che il gabinetto del ministero della salute (guidato da Roberto Speranza, ndr) fosse assolutamente marginale, decidevano Protezione civile e coordinamento dei ministri». Il senso dell’intervento di Boccia non è difficile da cogliere: minimizzare le responsabilità del primo imputato della malagestione pandemica, Speranza, collega di partito di Boccia, e rovesciare gli oneri ora sul Cts, ora sulla Protezione civile, eventualmente sul governo ma in senso collegiale. «Puoi chiarire questi aspetti così li mettiamo a verbale?», ha chiesto Boccia a Sileri. L’ex sottosegretario alla salute, però, non ha dato la risposta desiderata: «Il mio ruolo era marginale», ha dichiarato Sileri, impegnato a sua volta a liberarsi del peso degli errori e delle omissioni in nome di un malcelato «io non c’ero, e se c’ero dormivo», «il Cts faceva la valutazione scientifica e la dava alla politica. Era il governo che poi decideva». Quello stesso governo dove Speranza, per forza di cose, allora era il componente più rilevante. Sileri ha dichiarato di essere stato isolato dai funzionari del ministero: «Alle riunioni non credo aver preso parte se non una volta» e «i Dpcm li ricevevo direttamente in aula, non ne avevo nemmeno una copia». Che questo racconto sia funzionale all’obiettivo di scaricare le responsabilità su altri, è un dato di fatto, ma l’immagine che ne esce è quella di decisori «inadeguati e tragicomici», come ebbe già ad ammettere l’altro sottosegretario Sandra Zampa (Pd).Anche sull’adozione dell’antiscientifica «terapia» a base di paracetamolo (Tachipirina) e vigile attesa, Sileri ha dichiarato di essere totalmente estraneo alla decisione: «Non so chi ha redatto la circolare del 30 novembre 2020 che dava agli antinfiammatori un ruolo marginale, ne ho scoperto l’esistenza soltanto dopo che era già uscita». Certo, ha ammesso, a novembre poteva essere dato maggiore spazio ai Fans perché «da marzo avevamo capito che non erano poi così malvagi». Bontà sua. Per Alice Buonguerrieri (Fdi) «è la conferma che la gestione del Covid affogasse nella confusione più assoluta». Boccia è tornato all’attacco anche sul piano pandemico: «Alcuni virologi hanno ribadito che era scientificamente impossibile averlo su Sars Cov-2, confermi?». «L'impatto era inatteso, ma ovviamente avere un piano pandemico aggiornato avrebbe fatto grosse differenze», ha replicato Sileri, che nel corso dell’audizione ha anche preso le distanze dalle misure suggerite dall’Oms che «aveva un grosso peso politico da parte dalla Cina». «I burocrati nominati da Speranza sono stati lasciati spadroneggiare per coprire le scelte errate dei vertici politici», è il commento di Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia, alla «chicca» emersa in commissione: un messaggio di fuoco che l’allora capo di gabinetto del ministero Goffredo Zaccardi indirizzò a Sileri («Stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto», avrebbe scritto).In che mani siamo stati.
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