2022-08-24
Si erano scordati di espellere lo stupratore
Il guineano che ha violentato l’ucraina a Piacenza aveva una richiesta d’asilo pendente da ben otto anni. In giugno la commissione l’ha respinta, ma il decreto d’espulsione non è stato notificato e lui è rimasto in circolazione. Giorgia Meloni: «Non mi scuso per il video». Doveva essere espulso Sekou Souware, il magazziniere ventisettenne della Guinea che ora è in carcere con l’accusa di aver stuprato per strada a Piacenza una ucraina di 55 anni, ma la decisione della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Trieste che gli ha negato la richiesta d’asilo è arrivata troppo tardi: è del 20 giugno scorso, ma il provvedimento è stato notificato all’immigrato solo ieri nella casa circondariale di Piacenza. Il buco nel sistema delle richieste di protezione internazionale (due mesi per una notifica) non ha impedito lo squallore consumato sul marciapiede di via Scalabrini, provato, secondo l’accusa, dal video che ha fatto il giro del web. Ora la vittima denuncia di essere disperata per il fatto di essere stata riconosciuta. «Il video l’ho preso dalla stampa e mai l’avrei pubblicato facendo riconoscere la vittima. Non ho ragioni per scusarmi», ha dichiarato ieri al riguardo Giorgia Meloni.Nel frattempo il video in questione è stato rimosso dai social e sequestrato su disposizione della Procura alle testate che l’avevano pubblicato. La lungaggine burocratica, ha di fatto creato il cortocircuito, permettendo l’incontro tra aggressore e vittima all’alba dell’altro giorno. Il ministero dell’Interno è l’autorità responsabile per l’esame del merito delle domande di protezione internazionale e le analizza per il tramite delle Commissioni territoriali. E il percorso intrapreso dall’immigrato, dal momento del suo sbarco in Sicilia, nel gennaio 2014, è stato particolarmente lungo e tortuoso. Il 25 maggio del 2014 la Commissione territoriale di Trieste gli ha concesso un primo permesso di soggiorno per motivi umanitari. Il 28 luglio dello stesso anno, Souware, trasferitosi in Emilia Romagna, ha chiesto all’Ufficio immigrazione di Reggio Emilia il rilascio di un secondo permesso di soggiorno, sempre per motivi umanitari, che nel 2015 e 2017 ha rinnovato. Due anni dopo (il 7 maggio 2019) ha chiesto e ottenuto il rinnovo, senza però mai ritirarlo. E il 12 aprile scorso ha reiterato l’istanza di protezione internazionale in Questura a Reggio Emilia. Contestualmente gli è stato rilasciato un permesso di soggiorno provvisorio con scadenza il 20 ottobre 2022. Nel frattempo, però, è arrivata la decisione della Commissione, che ha giudicato Souware irregolare. Il gip Stefano Brusati ieri mattina ha convalidato l’arresto. E nel provvedimento fa riferimento al video (con tanto di urla disperate della donna che, in ucraino, lo supplica di fermarsi) e alle dichiarazioni del cittadino che ha ripreso la presunta violenza per confermare la presenza di «gravi indizi di colpevolezza» a carico dell’indagato. La donna, domenica all’alba si era trovata a passare, da sola, per via Scalabrini, una strada che peraltro pare che facesse spesso, quando si è ritrovata a terra sul marciapiede. Spinta dall’aggressore, che non conosceva. Il resto della storia è contenuto nel verbale raccolto dagli agenti di polizia e inviato subito ai magistrati, accompagnato dalle relazioni di servizio degli agenti della Squadra Volanti intervenuti sul posto.Il giudice ha anche sottolineato la presenza del pericolo di fuga, di quello di reiterazione del reato e anche della possibilità di inquinamento probatorio. D’altra parte Souware, durante il suo interrogatorio di garanzia, assistito d’ufficio dall’avvocato Nadia Fiorani, ha fornito una versione che è entrata in contrasto con il video acquisito (che l’indagato non aveva visto) e con la testimonianza raccolta dalla polizia: avrebbe detto di non aver avuto alcuna volontà di fare del male alla donna, ma di essersi avvicinato per soccorrerla pensando che stesse male. L’uomo, spiegano fonti investigative, non ha avuto bisogno di un interprete. Il difensore ha confermato che comprende bene l’italiano e che si fa capire.«Il mio assistito non ha visto il video, del quale gli ho riferito l’esistenza e il contenuto. Lui ha comunque scelto di rispondere alle domande del giudice, fornendo una sua versione dei fatti», ha spiegato l’avvocato Fiorani. «Era a Piacenza per una festa con un amico e», ha aggiunto il legale, «era appena uscito da una discoteca» la mattina in cui si è consumata la violenza sessuale. «Lui dice di non avere avuto alcuna intenzione di violentare la donna e che non c’è stato alcun approccio fisico», commenta l’avvocato, «io il video l’ho visto e mi limito ad assicurare al mio assistito la migliore difesa». Le accuse respinte al mittente dall’immigrato ovviamente non hanno convinto la Procura che, rappresentata in aula dal procuratore Grazia Pradella, ha insistito nella reclusione carceraria, contestando i reati di violenza sessuale aggravata dall’aver agito in circostanze tali da ostacolare la privata difesa. Il gip ha quindi deciso di lasciare l’indagato in cella, evidenziando «la totale mancanza, in capo all’indagato, di freni inibitori». La vittima, che ha presentato una querela contro il suo aggressore, è stata ricoverata per un giorno in ospedale sotto choc e ha riportato alcune ferite. Per Souware è quindi scattata anche l’accusa di lesioni personali aggravate.
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