2019-10-24
Interviene la Procura dopo che un fondo Usa aveva avanzato forti dubbi su bilanci e produzione della «Parmalat bolognese».Un nome che evoca bene i contorni dell'ennesima storia di risparmio tradito, questa volta in salsa green: si chiama infatti Plastic bubbles, bolle di plastica, l'operazione della Guardia di finanza che ieri ha colpito, con tre misure cautelari personali e beni sequestrati per 150 milioni, la celebratissima società di bioplastiche bolognese Bio-on, quotata all'Aim di Piazza Affari e ieri sospesa dalle contrattazioni dopo aver segnato un ribasso teorico del 50%. False comunicazioni sociali e manipolazione del mercato: queste le accuse nei confronti dei vertici della società, il presidente e socio Marco Astorri - finito agli arresti domiciliari - l'altro socio e vicepresidente del cda, Guido Cicognani, e il presidente del collegio sindacale, Gianfranco Capodaglio, per i quali è stato disposto il divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche. Nell'inchiesta risultano indagate in tutto nove persone.Da stella della Borsa ed emblema del nuovo corso verde della finanza a «Parmalat bolognese», come è stata definita Bio-on dal fondo americano Quintessential, il primo a fare luce, con un report, sulle stranezze del business: la parabola della società - che aveva messo a punto un processo per produrre plastica biodegradabile da scarti agricoli ed era volata in Borsa sfruttando l'onda verde - è durata lo spazio di cinque anni. Proprio il 24 ottobre 2014 il gruppo si era infatti quotato a Piazza Affari sull'Aim, con un prezzo di 5 euro ad azione per una valorizzazione di 66,2 milioni di euro, passata a 550 milioni nel 2017. Ma è il 2018 l'anno in cui la società bolognese ha battuto ogni record, diventando una società valorizzata oltre un miliardo, quella che nel gergo delle start-up viene definita «unicorno». Una capitalizzazione basata, secondo gli osservatori, sulle prospettive future di Bio-on e delle famose bioplastiche: un materiale ritenuto di grande appeal, tanto che anche investitori blasonati hanno deciso di scommettere sulla società bolognese, nonostante l'unico studio esistente all'epoca, quello di Banca Finnat, indicasse un prezzo obiettivo più basso del valore borsistico del titolo.Erano i primi segnali dell'esistenza di una bolla, la cui nascita è legata alla sempre maggiore attenzione di investitori e opinione pubblica all'ambiente: un tema di moda, spinto dal battage dei media e dalle dichiarazioni di politici e opinionisti, sempre più spesso centrate su argomenti legati alla sostenibilità e all'ambiente. Un grande equivoco che ha contribuito a spingere gli investitori a puntare su una società che non aveva la solidità sbandierata dai fondatori, e alla quale quasi tutti avevano creduto. Il primo ad avanzare fondati dubbi, la scorsa estate, è stato appunto Quintessential capital management, che a luglio ha pubblicato il report dall'inequivocabile titolo «Bio-on, una Parmalat a Bologna?». Nelle venticinque pagine di analisi, il fondo ha passato al setaccio non solo la contabilità del gruppo, ma anche il modello produttivo e la fondatezza del business, avanzando forti dubbi sulla sua sostenibilità e parlando apertamente di un sistema di «scatole vuote» e di una strategia basata su comunicati stampa «trionfali», che annunciavano diversi progetti con partner di prestigio, poi «mai realizzati». «Siamo giunti all'opinione che Bio-on sia un “castello di carte", uno schema concepito dal management per arricchirsi sulle spalle degli azionisti», si legge in un estratto del report pubblicato nell'ordinanza. «All'apparenza un'azienda di successo, con fatturato e profitti in crescita, la Bio-on sarebbe in realtà una grande bolla, basata su una tecnologia improbabile, con fatturato e crediti essenzialmente “simulati" grazie a un network di scatole vuote». Una società che, scrivono gli analisti, «nonostante annunci altisonanti e progetti ambiziosi, a diversi anni dalla sua costituzione non ha ancora prodotto né venduto nulla in quantità significative, se non a scatole vuote da sé controllate o affiliate». Per Quintessential, Bio-on presentava «una situazione finanziaria precaria» e una contabilità con «serie irregolarità» e presto sarebbe stata destinata «al collasso totale».Una vera doccia fredda per gli investitori, che dopo la pubblicazione del report hanno iniziato a fuggire: in poco tempo il titolo è crollato del 70%. A quel punto la Consob ha acceso i riflettori e la Procura di Bologna ha dato il via alle indagini che hanno portato all'operazione di ieri. Dall'inchiesta è emerso come «gran parte dei ricavi iscritti nei bilanci dal 2015 al 2018 fosse non veritiera, mentre parte dei ricavi generati da cessioni di licenze nei confronti di due joint-venture contabilizzate nel 2018 sarebbe frutto di operazioni fittizie».Un colossale equivoco che è nato grazie all'eccessiva attenzione a tutto ciò che suona «green», sapientemente sfruttata dalla strategia comunicativa di Bio-on, che il gip di Bologna, Alberto Ziroldi, ha definito «roboante, ammiccante, e ottimisticamente proiettata verso obiettivi sempre più significativi». L'intervento «doveroso» della magistratura, come ha aggiunto il procuratore del capoluogo emiliano, Giuseppe Amato, è servito a «evitare che potesse esplodere con effetti ancora più devastanti una bolla economica che certamente avrebbe arrecato ancora maggiori danni. Volevamo garantire - ha specificato il magistrato - un'informazione corretta e puntuale su un mercato aperto ai risparmiatori, per evitare investimenti drogati da informazioni improvvidamente o capziosamente rappresentate». Proprio come per chi ha puntato su Bio-on, credendo alle lusinghe della moda «green».
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».
Antonio Scoppetta (Ansa)
- Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
- Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.
Lo speciale contiene due articoli
92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.
Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.
Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).





