2018-06-02
Scontro sulla bonifica dell’area Expo
Falda idrica a rischio contaminazione a Rho: mentre la Procura indaga, è guerra fra la società che controlla il sito e la Brenntag. Già speso 1 milione di soldi pubblici.L'Expo 2015 avrà portato lustro e investimenti internazionali a Milano, ma si lascia dietro strascichi su cui la Procura di Milano continua a indagare. Se la scorsa settimana la Procura generale ha spiegato che potrebbe presentare ricorso contro il proscioglimento del sindaco Giuseppe Sala (l'inchiesta è quella che lo vedeva indagato per abuso d'ufficio in veste di ex ad di Expo per l'affidamento al gruppo Mantovani della fornitura per il verde destinato al sito dell'esposizione universale 2015), negli ultimi giorni è spuntata la grana sulle bonifiche del sito espositivo, ora gestito da Arexpo e dove dovrebbero sorgere il campus dell'università Statale, il parco dell'Innovazione e l'ospedale Galeazzi. Come riportato a febbraio dal Fatto Quotidiano, la Procura di Milano sta indagando da tempo per omesse bonifiche, in una intricata vicenda giuridica, dove istituzioni e la società chimica Brenntag (vicina al sito espositivo) si rinfacciano le responsabilità su chi sia stato il responsabile dell'inquinamento e chi debba sobbarcarsi i costi della messa in sicurezza della zona, già costata ai cittadini circa un milione di euro. È una battaglia già arrivata alle carte bollate che però avrebbe potuto essere risolta almeno sette anni fa. E che con tutta probabilità ha scontato i ritardi di Expo, dovuti alle battaglie politiche, come la corsa finale per riuscire a farlo partire il 1° maggio del 2015. Del resto basta leggere la Valutazione ambientale strategica di Arexpo per il Comune di Milano alla fine del 2017 per scoprire che l'inquinamento di quella zona era noto da tempo. Dal 1999 almeno, secondo l'Arpa. E che la prima messa in sicurezza (il Mise) della falda idrica sotterranea è stato effettuata solo nel maggio 2015: le misure di prima non bastavano contro l'inquinamento. Insomma già durante le visite al sito espositivo erano stati evidenziati questi problemi.A pagina 68 della relazione, infatti, si legge: «Dai monitoraggi delle acque sotterranee eseguiti da Società Expo 2015 sin dal 2011 è emersa una situazione di inquinamento della falda già nota agli enti da parecchi anni. Si tratta del cosiddetto “plume di contaminazione" dell'area Nord Ovest della Provincia di Milano che parte dall'area industriale di Baranzate, attraversa la parte Nord Est del sito espositivo di Expo e arriva a interessare parte del territorio di Milano». Anzi, prosegue «si tratta di una contaminazione storica che si origina a monte del sito, e più precisamente in corrispondenza delle aree industriali e della fognatura dell'area industriale di Baranzate. Tale situazione di inquinamento è attualmente oggetto di un procedimento, a cura della Città metropolitana di Milano che ha individuato il soggetto responsabile dell'inquinamento». Ovvero la Brenntag, che però sostiene di non essere la responsabile unica, anche perché i dati testimonierebbero che non è stata la loro attività ad alzare così i valori di soglia di sostanza cancerogene. Secondo i tecnici, la causa di contaminazione è la presenza di solventi clorurati (tetracloroetilene, tricloroetilene e cloroformio) e, in un punto, anche di cromo. Anche la presenza del cromo è nota da tempo ma nel monitoraggio svolto è stato rilevato per la prima volta nell'aprile 2013 in corrispondenza di un piezometro. «Il cromo», prosegue la relazione, «è presente prevalentemente nella forma esavalente, più nociva, a differenza dei solventi clorurati, non è volatile. L'origine di tale inquinante è esterna al sito e la concentrazione rilevata nel corso delle campagne di monitoraggio è risultata altalenante ma con picchi spesso significativamente superiori al limite di legge». Il Mise in questi anni è stato garantito da Arexpo. La società, infatti, «quale proprietaria dell'area non responsabile della contaminazione sta attualmente garantendo il mantenimento dell'impianto Mise, salvo la rivalsa dei relativi costi sul soggetto responsabile della contaminazione, facendosi parte diligente nell'assicurare la continuità del funzionamento di tale barriera idraulica». La zona continua a essere inquinata. E a pagare siamo noi.