2024-06-11
L’Avvocato ha perso la causa. Conte umiliato da Casaleggio: «Dovrebbe dimettersi»
Il figlio del guru dei pentastellati liquida Giuseppi: «Risultato disastroso». Anche Grillo lo aspetta al varco. Alla leadership ambiscono le ex «sindache» Raggi e Appendino.«Sono pronto a lasciare il posto a una donna la prossima volta», gigioneggiava Giuseppe Conte lo scorso 25 maggio a Roma, a un incontro di femministe. Forse quel giorno è arrivato, dopo che il Movimento 5 stelle ha perso cinque punti alle Europee, rispetto alle già drammatiche politiche del 2022. Anche perché il suo problema sembrano proprio le donne. Giorgia Meloni ed Elly Schlein lo hanno asfaltato alle Europee. Chiara Appendino e Virginia Raggi sono pronte a prendere il suo posto alla guida del Movimento. Invece il figlio del guru Gianroberto Casaleggio, Davide, parla di «risultato disastroso» e invoca una «decisione importante»: «Parlo da un punto di vista aziendale: un amministratore delegato che gestisse un’azienda in questo modo metterebbe a disposizione il proprio ruolo». Un invito alle dimissioni. Eppure, le prime parole dell’ex avvocato del popolo non hanno smentito la sua allergia all’autocritica. L’uomo che ai tempi della pandemia ha sospeso la Costituzione a colpi di dpcm, a distanza di quattro anni continua a parlare con il plurale maiestatis: «Prendiamo atto del risultato deludente rispetto a quella che è la valutazione del punteggio politico nazionale. Potevamo fare di meglio. Faremo una riflessione interna sulle ragioni del risultato che non è quello che ci aspettavamo». Ha cercato di sostenere che «il dialogo con le forze progressiste non dipende da un appuntamento elettorale» e sarà «sempre più intenso man mano che dovremmo assumerci la responsabilità di offrire un’alternativa rispetto alle forze di governo». Sarà anche così, ma se sul famoso campo largo Conte faceva già il prezioso con la Schlein stando cinque punti sotto il Pd, adesso che il margine è diventato di 15 punti bisogna veramente inventarsi una qualche strategia.Di sicuro, la virata fieramente pacifista dell’avvocato di Volturara Appula non ha funzionato con l’elettorato grillino. Conte ha trascorso l’ultima campagna elettorale ad attaccare Meloni e Schlein perché «unite dall’invio di armi in Ucraina». Quando si doveva fare il famoso duello televisivo diretto tra il premier e il segretario del Pd, al quale pretendeva di partecipare anche lui, l’ex premier grillino strepitava che la Meloni voleva scegliersi un’avversaria più semplice «perché ha problemi a confrontarsi con me». E il motivo era soprattutto la posizione sulla guerra. Ora, dopo il voto del weekend, se si andasse a votare per le politiche, ci sarebbe una polarizzazione ancora più marcata e la scelta sarebbe direttamente tra Meloni e Schlein, con tanti saluti all’avvocato. Per il quale il testa a testa tra le due donne era solo «un trabocchetto mediatico». Del resto le donne, per l’avvocato Conte, sono qualcosa di cui vantarsi, come la pochette nel taschino e la sfilza di nomi sulla carta intestata dello studio. Lo si è visto lo scorso 25 maggio, a un’iniziativa romana di «Unite» contro la violenza. Quel giorno si celebrò così: «Io sono stato ringraziato spesso dalle donne per i fondi messi a disposizioni nei centri antiviolenza, fondamentali. C’è tanto da fare e voi avete colto un aspetto: dovete essere unite». Poi aveva proseguito l’autopromozione: «Il Movimento ha dato anche segnali importanti, sindache donne in città importanti come Roma e Torino, Virginia Raggi e Chiara Appendino». Quindi, era passato alla terza persona: «Chi vi parla è disponibile a lasciare il posto ad una donna la prossima volta». Eccoci, a soli 15 giorni da tutta quella vanagloria, forse ci siamo. Dipende molto da Beppe Grillo, dai suoi umori e dagli arcani del Fondatore, ma l’ombra di Raggi e Appendino, specialmente della seconda, si allunga su Conte. Troppi gli errori commessi, in questi ultimi mesi. Alle Europee del 2019, il M5s aveva ottenuto 14 eurodeputati, mentre oggi dovrà accontentarsi di otto. E il fatto che nel frattempo quei 14 fossero rimasti in cinque, rende bene l’idea di un certo sbando. Le liste sono state compilate in modo quasi sciatto. Un esempio lampante arriva dal Nord Ovest, dove i grillini sono il sesto partito con appena il 6,7% e sono stati scavalcati perfino da Verdi e Sinistra. Qui per il M5s è passato unicamente il capolista, un catanese paracadutato da Roma, mentre in seconda posizione c’era una messinese che in passato è stata direttore generale del Comune di Genova e al terzo posto, come piemontese, Antonella Pepe, leader grillina di Nichelino, che ha preso meno di 9.000 voti. Al Nord Est, i pentastellati sono addirittura scesi al 5,7%, sempre dietro anche ai compagni di Fratoianni e Bonelli, e hanno mandato a Strasburgo solo l’uscente Sabrina Pignedoli. Secondo gli ultimi dati, non ce l’avrebbe fatta neppure l’economista pacifista Ugo Biggeri. E se al Centro è andata bene solo Carolina Morace, ex calciatrice azzurra, va detto che un po’ in tutta Italia il Giuseppi in versione pacifista non ha convinto, visto che Verdi e Sinistra ci hanno puntato con maggiore convinzione e altri voti di quell’area sono finiti dalle parti di Michele Santoro. Ma Conte si è mosso male anche nel suo Sud, dove il Movimento si è fermato al 16,7%, castigato anche da un astensionismo record. Eppure l’avvocato del popolo aveva promesso: «Non si spenderà un soldo per le ristrutturazioni green». Un’uscita alla Luigino Di Maio - «Abbiamo abolito la povertà» - che non ha pagato. Impalpabile al Nord, deludente al Sud, il Movimento di Conte ora rischia di servire poco anche al Pd.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Getty Images)
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