2025-09-24
Lo sciopero pro Pal fa cilecca. Per «bloccare il Paese» sono serviti i facinorosi
La manifestazione pro Pal a Roma del 22 settembre (Getty Images)
Adesione nel pubblico impiego al 6%. Un favore all’erario, che risparmia 1,7 milioni. Gli unici disagi li provocano i violenti. Prossima tappa: l’evento della Cgil a ottobre.In piazza ci sono andati quelli che non devono portare il pane a casa. Gli altri magari sono solidali oltre ogni immaginazione con la causa, ma più che di Gaza si preoccupano per la gazzosa dei figli. Che forse stavano a bloccare le strade, a sfasciare le stazioni, a cercare di fermare i treni che invece viaggiavano regolarmente, a sfondare le vetrine di chi paga le tasse, mantiene i «protestanti» e dà lo stipendio anche ai poveri agenti - massacrati di botte: solo a Milano ne hanno mandati all’ospedale 58 - costretti ad arginare una violenza tanto cieca quanto inutile.Se i giornaloni benpensanti e i talk show della sinistra hanno grondato retorica sulla grande mobilitazione pro Pal, cercando di minimizzare oltre il consentito le botte e le devastazioni, vista dalla parte dei sindacati la giornata contro Bibi Netanyahu - e di certo non ostile ad Hamas - è stata un flop. Era già successo venerdì scorso a Maurizio Landini, che però, essendo meno sprovveduto dei Cobas, ha circoscritto le categorie a cui appellarsi per il suo sciopero generale - di sole 4 ore e orfano degli altri due grandi sindacati Uil e Cisl, la Ugl da tempo non fa «scioperi politici» - chiamando alla mobilitazione metalmeccanici, edili e logistica, organizzando comizi solo nelle zone rosse e caricando sulla manifestazione anche il no al 5% di spesa militare chiesto dall’Europa. Peraltro la Cgil ha dato un secondo appuntamento per il 25 ottobre; stavolta almeno è di sabato e sperano che chi è in pausa weekend si faccia vedere in piazza.Ieri però dovevano dare manforte a «un mondo», come titola con enfasi Il Manifesto, ferrovieri, infermieri, insegnanti, pubblici impiegati. «Blocchiamo l’Italia», avevano promesso e di certo non è loro mancata la grancassa dei media tutti schierati a sostegno del movimento anti genocidio. Hanno bloccato le tangenziali, sfondato le stazioni, costretto la gente a starsene a casa per non respirare i fumogeni e non pigliarsi le botte, ma non hanno bloccato i luoghi di lavoro, anzi. A parte scuola e università, che hanno avuto una partecipazione attorno al 20% allo sciopero, tutto il resto è andato a lavorare, lasciando la piazza ai «maranza» (sono gli italiani di terza generazione, gli inquilini delle nostrane banlieue), agli anarchici nostalgici del black bloc, ai centri sociali entrati in azione nella devastazione urbana a Milano, a Bologna a Torino. Il resto è tutto silenzio.A vedere le percentuali diffuse ieri nel pubblico impiego, a incrociare le braccia è stato solo il 5,96 %. Secondo i dati forniti dal dipartimento Funzione pubblica, l’adesione allo sciopero è stata del 13,21% nelle cosiddette funzioni centrali (di fatto i ministeri), dell’8,3% tra i Vigili del fuoco, che in alcuni casi si sono messi alla testa dei cortei. Gli altri comparti del pubblico impiego sono stati assai meno partecipi: istruzione e ricerca (7,56%); funzioni locali (3,23%); Province autonome (2,3%); presidenza del Consiglio dei ministri (2%); Regioni a statuto speciale (1,65%) e sanità (1,52%). Il dipartimento ha anche fornito numeri assoluti: su 466.884 pubblici dipendenti, quelli che hanno aderito sono 22.781, che fanno comunque felice il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha risparmiato un po’ di più di 1,7 milioni di euro.Non è andata diversamente nelle ferrovie. Il ministro delle Infrastrutture, vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini, ha dichiarato che «l’adesione del settore dei trasporti allo sciopero generale è stata bassissima: il 3% dei treni soppressi fra Alta velocità e Intercity. Il problema sono stati i criminali, i teppisti e i delinquenti che hanno bloccato strade, porti e stazioni. Quelli che hanno assaltato stazioni, bloccato autostrade e porti non hanno a cuore i bambini di Gaza e la fine delle guerre nel mondo, vogliono lo scontro sociale». Nello specifico Salvini ha dichiarato che solo un Frecciarossa è stato fermato e che nel trasporto locale non si è andati oltre il 25% di adesioni, ma ha anche ricordato che ci aspettano altri 40 scioperi programmati nei trasporti. Il segretario della Lega però ha fatto un deciso passo in avanti. «Da ora in poi», ha annunciato, «impediremo che si ripeta ciò che abbiamo visto ieri: devastazioni delle stazioni, delle città, assalti ai negozi. Chiederemo una cauzione a chi organizza cortei e manifestazioni; in caso di danni pagheranno di tasca loro». I Cobas, che da tempo non si facevano sentire, un risultato però lo hanno ottenuto: hanno mobilitato più gente della Cgil e si sono guadagnati l’accreditamento di Elly Schlein (Pd), dei 5 stelle, con Giuseppe Conte in estasi davanti a «tanto popolo», e della coppia di fatto di Avs, i «Fratonelli», oltre al sostegno dei giornaloni. Che poi i numeri diano loro torto è influente. Del resto anche la Flotilla resta alla fonda Mykonos a godersi l’isola greca senza Greta Thunberg e avendo scoperto che ai mussulmani i gay non stanno simpatici. Le barche dovrebbero portare gli aiuti umanitari a Gaza, per ora però sono in alto mare. Ma che gli fa, l’importante è che se ne parli.
Nel riquadro, il filosofo americano Peter Boghossian (Ansa)
Gli scontri del 22 settembre tra manifestanti e Polizia alla stazione Centrale di Milano (Ansa)
Matteo Salvini (Imagoeconomica)