2020-02-07
Schizofrenia Pd: emendamenti pro e contro le cartine
La nuova imposta manca di decreti e crea caos ai magazzini. Così un dem chiede il condono, e l’altro l’applicazione retroattivaLa tassa sulle cartine è un’invenzione del governo giallorosso. Prevede due cose. La prima che per ogni confezione di questo prodotto accessorio al fumo venga applicato un versamento ai Monopoli di 0.003 euro. In pratica le confezioni all’ingrosso hanno visto raddoppiare il prezzo in un sol colpo. Ovviamente il governo di Giuseppe Conte ha visto che molti fumatori si stavano spostando sul fai da te per risparmiare sul continuo salasso imposto sulle sigarette tradizionali. E come sempre quando un mercato cresce, lo Stato subito lo tassa. La seconda conseguenza prevista dall’imposizione fiscale riguarda il fatto che la vendita esclusiva delle cartine deve spettare solo ai tabaccai. Questi sono infatti detentori di licenza, detengono un codice rilasciato dall’Agenzia delle Dogane e quindi sono obbligati a versare l’imposta. La legge, come sempre, è priva dei decreti attuativi. Nessuna indicazione è stata data per far fronte agli stock di bar, supermercati, piccoli negozi gestiti da commercianti di beni di consumo. In mancanza di linee guida e comunicazioni in merito, una parte di questi si è registrata come distributore per poter vendere i propri stock alle tabaccherie. Tra le prime conseguenze della soluzione adottata da alcuni esercenti ci sono a oggi, centinaia di prodotti pubblicati nelle tabelle delle Dogane ancora in attesa di essere autorizzati alla vendita poiché la legge non ha previsto strumenti per identificarli ed eventualmente distinguerli come prodotti originali o contraffatti. Un’altra fetta di commercianti con stock di accessori, più ampia, sta invece continuando a venderli senza versare alcuna imposta. Non è certo colpa loro. Come al solito dei bachi legislativi. L’iter normale di una legge di bilancio prevede dal canto suo più passaggi in Aula, per rimediare alle storture. La manovra 2020 è stata invece imposta senza alcuna discussione così non ci sono stati emendamenti correttivi. Le settimane trascorrono e il fisco da un lato taglia da solo il ramo su cui è seduto. Il gettito previsto dalla misura fiscale era di circa 30 milioni. Più passano i giorni e più il gettito diminuisce. Poco male, se non fosse che il buco andrà tapapto. la cosa peggiore è che si sono create due misure diverse. Gli esercenti zelanti che hanno ritenuto di mettersi subito in regola sono stati penalizzati, gli altri vanno avanti a vendere un prodotto senza pagarci sopra alcuna imposta. Una cosa folle, se non fosse che in Italia c’è sempre qualche politico che si spinge oltre la realtà. Nel corso del dibattito sulla conversione del testo (all’interno del Milleproroghe) la deputata piddina, Alessia Rotta, ha depositato un emendamento che con cui chiede la proroga delle novità a luglio 2020. Nel frattempo nè tasse né sanzioni. In pratica, un condono nel caso qualcuno avesse fatto il furbetto. Inoltre, senza controlli non si potrà distinguere le cartine certificate da quelle «abusive». Un danno infine per lo Stato che, secondo le stime della legge di Bilancio, avrebbe dovuto incassare dalla nuova imposta circa 30 milioni di euro per l’anno 2020 e che ora si trova a discutere di un possibile rinvio di una norma votata poche settimane fa. Bene che vada, il gettito sarà dimezzato. Ecco che l’altro giorno viene depositato un altro emendamento, il numero 43,4. Il testo prevede l’obbligo di decorrenza al primo gennaio, messa in regola degli stock entro aprile e controlli rigidi. A firmare il secondo emendamento è stata l’onorevole Francesca Bonomo del Pd. Il responsabile legislativo del partito dem dovrebbe porsi qualche domanda, ai bei tempi le due deputate sarebbero state bacchettate. Adesso, concorrono ad aggiungere caos al caos. Una schizofrenia legilsativa di cui preoccuparsi.
Antonio Decaro con Elly Schlein a Bari (Ansa)
La Mushtaha Tower di Gaza crolla dopo essere stata colpita dalle forze israeliane (Ansa)