2025-08-17
L’incubo del Covid non è finito: Schillaci silura due scienziati
Il ministro della Salute Orazio Schillaci (Ansa). Nel riquadro in alto Eugenio Serravalle, in quello in basso Paolo Bellavite
Sono bastati appelli e strepiti della «cupola» di esperti (che non ne ha azzeccata una in pandemia) perché il ministro facesse retromarcia sulle nomine. Ma se non resiste alle virostar (o al Colle?), meglio si dimetta.Faccio questo mestiere da mezzo secolo e negli ultimi cinque anni ho prestato grande attenzione al ministero della Salute. In particolare, durante il periodo della pandemia, ho seguito le scelte delle diverse commissioni che si occupano di prevenzione. Beh, pur essendo nella posizione privilegiata di chi ha accesso a ogni genere di informazione, durante l’epidemia di Covid e della campagna vaccinale non ho mai sentito parlare del Nitag, ovvero del gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni.Ne ho scoperto l’esistenza appena due settimane fa, quando il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha avuto la sventurata idea di nominare due professori che non appartengono alla cupola di esperti che ci ha tenuto compagnia negli anni in cui, inutilmente, Giuseppe Conte ci chiudeva in casa e Mario Draghi ci imponeva il green pass per lavorare. Quanto fossero competenti, documentati, pronti a fronteggiare una pandemia questi cosiddetti luminari, ormai lo sappiamo tutti, dopo aver letto i verbali della commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid. Scorrendo gli atti si capisce che i professoroni con cui abbiamo avuto a che fare per mesi, ascoltando il loro verbo in tv, di come si fronteggia un’epidemia ne sapevano poco o nulla e dei vaccini che ci assicuravano essere la soluzione di ogni problema, perché garantivano di non contagiarsi e non contagiare, altrettanto.Ciò detto, è bastato che Schillaci nominasse due - ripeto, due - medici esterni alla combriccola dei professoroni che governano la salute in Italia per scatenare la reazione furibonda dei baroni della medicina, i quali si sono scagliati con violenza contro la designazione di due professionisti non allineati al pensiero unico. Attenzione. Paolo Bellavite, già professore associato di patologia generale all’università di Verona, ed Eugenio Serravalle, professore di pediatria presso la scuola di osteopatia Sofi di Pisa, non solo non sono due ciarlatani, bensì medici rispettati e conosciuti, ma all’interno di una commissione composta da una ventina di membri erano in netta minoranza. Non importa. Già il fatto che i due non appartenessero all’entourage che di norma dirige la politica sanitaria del Paese (farmaci, prevenzione, misure di programmazione) ha suscitato scandalo, al punto da generare una raccolta di firme per la destituzione dei membri estranei al circuito dei soliti baroni.Che cosa avrebbero potuto fare Bellavite e Serravalle in una commissione composta da 20 (anzi, 19: una si era dimessa per protesta) contro due? Assolutamente nulla. Certo non avrebbero avuto i numeri per opporsi a niente. Se poi si considera che Nitag non è una commissione con potere decisionale ma solo consultivo, che male poteva fare la presenza di due medici non «allineati»?È evidente che il loro potere di condizionamento dei colleghi era pari a zero. Però già il fatto che potessero essere presenti, cioè ascoltare i discorsi dei professoroni, in effetti costituiva un’anomalia. Due estranei al sistema potevano sentire e registrare i pareri che i cosiddetti esperti si scambiavano. Già per me è stato uno choc prendere visione dei verbali del Comitato tecnico scientifico, ovvero quel nucleo di soloni che durante la pandemia suggeriva a Roberto Speranza, ex assessore all’urbanistica di Potenza, le misure da adottare contro la pandemia. Quei testi andrebbero letti nelle scuole, per capire il misto di improvvisazione e incompetenza che portò agli open day del vaccino, in cui morì per un’iniezione di Astrazeneca la diciottenne Camilla Canepa.Ma adesso che l’epidemia è alle spalle e che, per una serie di inghippi giuridici, anche le inchieste giudiziarie paiono dimenticate, che elemento sconvolgente e di rottura può rappresentare la presenza di due «stranieri» in una truppa compatta di luminari? Che cosa mai potrebbero scoprire Bellavite e Serravalle? Su quali decisioni potrebbero dissentire?Sono queste le domande che mi sono fatto nei giorni scorsi, ma prima ancora di trovare la risposta ho appreso che il ministro Schillaci di fronte alle pressioni e alle contestazioni ha deciso di cedere, revocando le nomine del Nitag. Via tutti, ma soprattutto via Bellavite e Serravalle, che avendo dubbi sui vaccini somministrati ai bambini potevano essere un elemento destabilizzante o, forse, addirittura deflagrante. In altre parole, il ministro ha ceduto ai baroni. Schillaci si è arreso, dandola vinta alla cupola farmaceutico-dirigenziale. Quella di ieri, per una maggioranza di centrodestra che aveva promesso di fare chiarezza sulle decisioni prese da Speranza, Conte e Draghi non è stata una bella giornata, ma una sconfitta di fronte allo strapotere dei baroni. Invece di andare fino in fondo, rispettando le promesse delle campagna elettorale del centrodestra, Schillaci ha alzato bandiera bianca. Non so quanto sia vera la voce che circola e cioè che nella decisione abbia messo lo zampino anche il presidente della Repubblica, cui secondo la Costituzione certo non compete di mettere becco nelle scelte di governo. Se fosse vero, sarebbe anche peggio di quel che abbiamo fin qui immaginato. Significherebbe che invece di voler maggior trasparenza, sui vaccini e sulle scelte contro la pandemia, lassù sul Colle qualcuno lavora per rendere meno chiare e più condizionate le decisioni. Un motivo in più per pretendere che si faccia chiarezza sulla cupola che ruota intorno al ministero della Salute, che - sarà il caso di ricordarlo - è quella degli italiani e non dei professoroni. In ogni caso , se Schillaci non sa resistere alle pressioni, del Quirinale o della cupola medico scientifica che ci ha sequestrati in casa, è meglio - molto meglio - che si faccia da parte.
Roberto Benigni. Nel riquadro, il video postato su TikTok dove l'attore è alla guida con il cellulare (Ansa)