2021-09-27
Lo schiaffo «russo» di Erdogan a Biden
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Recep Tayyip Erdogan e Joe Biden (Ansa)
Il Sultano ha annunciato a Cbs News l'intenzione di acquistare un nuovo sistema di difesa missilistico russo. E questo, nonostante le forti (e ben note) riserve espresse da Stati Uniti e Nato. Nel corso dell'intervista, il presidente turco ha rimarcato di non aver ricevuto i jet F-35 che aveva acquistato da Washington, aggiungendo che le sue richieste per ottenere dei missili Patriot non fossero state esaudite. Queste circostanze, ha detto il Sultano, avrebbero spinto Ankara ad avvicinarsi progressivamente a Mosca, da cui ha già acquistato un sistema di difesa missilistico S-400, suscitando le ire americane. Ebbene, quando la giornalista, Margaret Brennan, gli ha chiesto se avesse intenzione di comprarne un secondo, Erdogan ha replicato: «In futuro, nessuno sarà in grado di interferire in termini di che tipo di sistemi di difesa acquisiamo, da quale Paese, a quale livello». «Nessuno può interferire con questo», ha aggiunto, «Siamo gli unici a prendere tali decisioni». Al che la giornalista gli ha detto: «Sembra un sì». «Certo, certo sì», ha confermato il Sultano. Non solo: Erdogan ha anche affermato che incontrerà a breve il presidente russo, Vladimir Putin, e non ha nascosto l'esistenza di dissidi con Joe Biden, che - durante la campagna elettorale dello scorso anno - lo aveva definito un «autocrate». «La definizione di autocrate del signor presidente rimane sconosciuta a me. Non so cosa volesse dire», ha dichiarato (non senza polemica) il Sultano. Insomma, sembra proprio che la Turchia non abbia troppa intenzione di allinearsi a Washington. Il che può costituire un problema rilevante non solo per gli Stati Uniti ma anche per la Nato. Soprattutto alla luce dei recenti stravolgimenti internazionali. Ricordiamo che Ankara si sia infatti attivata per esercitare una forte influenza politica sull'Afghanistan: è in quest'ottica che ha mantenuto una propria presenza diplomatica nel Paese ed è sempre in quest'ottica che - insieme al Qatar - sta trattando con i talebani per la gestione dell'aeroporto di Kabul. In tal senso, è altamente probabile che Washington vedesse in Ankara una sponda per mantenere un'influenza - sebbene indiretta - sull'Afghanistan: una speranza che le recenti parole del presidente turco sembrerebbero aver in gran parte gelato. Di contro, l'ulteriore avvicinamento di Erdogan a Mosca potrebbe favorire le mire di Pechino su Kabul. In secondo luogo, va sottolineato che sia previsto un vertice tra il Sultano e Putin il prossimo 29 settembre a Sochi: un vertice in cui i due leader discuteranno principalmente del dossier siriano. «Stiamo consultando i nostri partner turchi che hanno stipulato un accordo speciale con noi due anni fa, impegnandosi nella lotta contro i terroristi nella zona di de-escalation di Idlib e negli sforzi per separarli dai gruppi armati che non sono terroristi e cooperare con le truppe turche», ha dichiarato sabato il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. «I presidenti di Russia e Turchia terranno un altro incontro tra pochi giorni in cui verrà discussa a fondo l'attuazione di questi impegni. Chiaramente, il ritmo di attuazione è stato lento», ha aggiunto. Al netto delle oggettive divergenze, Mosca e Ankara puntano quindi a rafforzare la propria collaborazione in Siria, nell'ambito di uno scacchiere mediorientale in cui l'influenza americana sta progressivamente diminuendo. Il crescente disinteresse di Washington nei confronti del Medio Oriente sta d'altronde spingendo sempre di più la Turchia nelle braccia del Cremlino. Infine, non dobbiamo trascurare che - soprattutto negli ultimi mesi - l'asse tra Russia e Cina si sia notevolmente rafforzato. Il che pone un oggettivo problema per l'Alleanza atlantica, di cui Ankara fa parte. Un problema che potrebbe determinare una vulnerabilità della Nato davanti alla Russia e - soprattutto - al Dragone. Del resto, non è ben chiaro in che modo la posizione di Erdogan possa avere delle ripercussioni su altri dossier spinosi: dall'influenza cinese sui Balcani ai difficili rapporti tra Kiev e Mosca. Il rischio generale risiede tuttavia nel fatto che, con ogni probabilità, le mosse del Sultano finiranno indirettamente con il consolidare l'asse sino-russo. Con problemi rilevanti per l'amministrazione Biden.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)