2021-02-20
Tra i partiti c’è la battaglia per i posti da sottosegretari
La chiusura della squadra di Mario Draghi ritarda: ballano i posti pentastellati. Il Pd finge di rimediare alla gaffe sulle donneiLa lista dei sottosegretari e dei vice ministri del governo Draghi sarebbe dovuta essere pronta oggi. E poi subito il giuramento. Due eventi hanno però spinto in là l'agenda. Il primo è di natura istituzionale. Il processo Gregoretti a Catania, oltre a coinvolgere Matteo Salvini, ha visto l'interessamento di Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese, entrambi ministri in carica. È chiaro che averli impegnati altrove avrebbe pregiudicato le trattative. Ma, soprattutto, a scombussolare l'agenda è stato il voto di fiducia alla Camera di giovedì sera. L'esito non ha tradito le aspettativa (535 sì e 56 contrari), ma a strappare sono stati molti più grillini del previsto. Ben 16 hanno votato contro Mario Draghi. Altri 12 si sono dati assenti. In buona parte saranno espulsi come al Senato (in tutto, nei due rami del Parlamento, saranno cacciati in 40). Da un lato potrebbe nascere un nuovo gruppo, ma dall'altro (e questo è certo) il Movimento, fiaccato al suo interno, conta sempre meno. Il risultato è che le pedine dei sottosegretari proposte giovedì non sono più valide. I 5 stelle dovranno rinunciare a qualche nomina. Il Pd dal canto suo ha chiesto altro tempo, più che altro con la scusa delle quote rosa. «Quando il 16 febbraio ho presentato insieme a molte altre donne del Pd la richiesta della direzione nazionale urgente con un ordine del giorno assunto dalla Conferenza delle donne democratiche, l'abbiamo fatto convinte che di fronte alla sconfitta e all'errore dell'assenza di ministre pd al governo si dovesse rispondere coinvolgendo tutto il partito», ha detto ieri pomeriggio Titti Di Salvo, della Direzione piddina. La realtà è che le carte sono ancora da rimescolare. Per il Nazareno così come per Italia viva, dove Davide Faraone sembra convinto di andare al Lavoro come sottosegretario e Teresa Bellanova sta scalpitando per avere un ruolo da viceministro alle Infrastrutture. Per il resto i grillini che in po' ballano sarebbero Luigi Iovino che si pensava di aggiungere ad Angelo Tofalo alla Difesa. Stesso discorso per Francesca Businarolo alla Giustizia e Giancarlo Cancelleri al Mit. Dati praticamente per certi sono invece Laura Castelli al Mef, Vito Crimi all'Interno, Pierpaolo Sileri alla Salute e Stefano Buffagni come sottosegretario al neo ministero della Transizione ecologica di Roberto Cingolani. Per il vice ministro grillino, già sottosegretario e uomo delle nomine del Movimento, potrebbe però essere in salita la partita delle deleghe. Alla fine l'elemento più importante. Buffagni è grande esperto e soprattutto interessato ai temi dell'energia e pure a quelli inerenti il Gse, gestore elettrico. È quasi certo che la partita energetica verrà sfilata in toto al ministero dello Sviluppo economico ora guidato da Giancarlo Giorgetti per affidarla alla Transizione ecologica. Una scelta ovvia vista la stretta connessione tra ricavi, bollette e rinnovabile e gli investimenti dentro il Recovery plan. Un tema miliardario che difficilmente Cingolani sarà tenuto ad affidare a terzi, con sommo dispiacere dei 5 stelle. Non dovrebbero esserci invece sorprese per i vice di Dario Franceschini alla Cultura. Il grillino Gianluca Vacca potrebbe essere affiancato dalla leghista Lucia Borgonzoni che promette di essere una spina nel fianco del ministro dem. È stata la Borgonzoni colei che più l'ha attaccato sulle sue mosse in Cinecittà e il progetto di fare una Netflix italiana, anzi europea, a spese dei contribuenti italiani. Gli altri candidati leghisti non sono definitivi. Corre Claudio Durigon per un incarico in un dicastero economico. Potrebbe essere il Mef o anche il Lavoro. Raffaele Volpi, viste le competenze, s'incamminerebbe verso la Difesa. Luca Coletto invece alla Salute. Gian Marco Centinaio verso l'Agricoltura, alla quale per onor di cronaca punta anche Forza Italia. Tra gli azzurri infine sembra quasi certo Valentino Valentini agli Esteri. Francesco Paolo Sisto potrebbe essere incaricato alla Giustizia e Gilberto Fratin al Mef e Andrea Mandelli alla Salute. Infine, si tratterà di capire se e come il Pd riuscirà ad accaparrarsi i posti inizialmente previsti per i grillini e che dopo il voto d'Aula dovranno cedere. Sandra Zampa resterà al suo posto, Marianna Madia dovrebbe andare a lavorare con Vittorio Colao alla Innovazione tecnologica. Simona Malpezzi è candidata come sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, mentre Nicola Oddati al Sud con il ministro Mara Carfagna. Oggi altro giro, altra corsa. La situazione è fluida. L'obiettivo del premier Mario Draghi è definire per domani sera la lista, renderla definitiva lunedì e portare la pattuglia dei vice e dei sottosegretari al giuramento per martedì. Vedremo le sorprese dell'ultima ora. Lavoro e Salute sono però i ministeri che più scottano e lì i partiti non fanno propria la gara ad andarci, a differenza di tutti gli altri dicasteri. Nel complesso dai rumor che circolano l'intervento di Draghi e del Colle dovrebbe essere molto più soft rispetto alla mano pesante usata per la scelta dei ministri.
Jose Mourinho (Getty Images)