2025-09-25
Scarpinato nega tutto, il pm lo inchioda: l’audizione di Natoli era «concordata»
Roberto Scarpinato (Imagoeconomica)
Il procuratore di Caltanissetta ha evidenziato gli accordi tra il senatore grillino e l’ex collega (oggi indagato) sulla versione da dare alla commissione Antimafia. Toh, è ripartita la macchina del fango. Ne è certo il senatore dei 5 stelle Roberto Scarpinato. «Nessuno è in grado di indicare una sola frase da cui risulti che concordavamo (con l’ex collega magistrato Gioacchino Natoli, ndr) di nascondere la verità o di affermare il falso» ha dichiarato, ieri, senza tentennamenti al Fatto Quotidiano. Poi si è allargato: «Quali domande avremmo concordato?». Ma il procuratore di Caltanissetta Salvo De Luca, che ha iscritto Natoli sul registro degli indagati con l’accusa di avere favorito la mafia, il 4 luglio scorso ha contestato a quest’ultimo proprio le conversazioni con Scarpinato in vista dell’audizione in Antimafia. E le conclusioni dell’inquirente sono inconciliabili con la difesa di Scarpinato: «Complessivamente, emerge, secondo la nostra valutazione, che siano state ampiamente concordate sia le dichiarazioni che la memoria (di Natoli, ndr) e si sia concordata un po’ tutta l’attività da svolgere dinanzi alla commissione con suggerimenti e consigli reciproci».Quello che Scarpinato vede bianco (da membro della Commissione ha potuto leggere le carte), De Luca giudica nero. L’agire a propria insaputa è un classico della commedia umana italiana, si sa. Ma, per chi ha consultato le carte, l’indottrinamento di Natoli, in vista dell’audizione su questioni sensibili legate all’uccisione di Paolo Borsellino, sembra un dato incontrovertibile. L’intervistaEppure nell’intervista del Fatto, Scarpinato sostiene di non avere dato alcun suggerimento a Natoli sul contenuto delle dichiarazioni da rendere, in generale, e, in particolare, sulla riunione dei magistrati della Procura di Palermo del 14 luglio 1992, quella in cui si sarebbe discusso della richiesta di archiviazione del filone principale dell’inchiesta Mafia e appalti. Scarpinato sostiene che nella seduta della commissione del 29 novembre 2023 il magistrato Luigi Patronaggio aveva dichiarato che nella riunione di trentatré anni fa si era esplicitamente parlato, alla presenza di Borsellino, della richiesta di archiviazione del giorno prima sottoscritta dallo stesso Scarpinato e da Guido Lo Forte. Questa è la versione che Natoli avrebbe dovuto confermare. Ma come se fosse tutta farina del suo sacco. Infatti il senatore ha spiegato al giornale diretto da Marco Travaglio che il presunto complice, dopo avere ascoltato l’audizione di Patronaggio sul Web, gli avrebbe riferito al telefono un fatto che lui «sconosceva», ovvero che lo stesso Natoli era presente alla riunione e che «effettivamente ricordava che si parlò di quella richiesta». Però, dall’interrogatorio di Natoli del 4 luglio 2025, e in particolare dalle contestazioni mosse dal procuratore De Luca, sembrano emergere gli accordi intercorsi tra i due sulle questioni che Natoli avrebbe dovuto riferire e che avrebbero corroborato le tesi difensive di Scarpinato che quella richiesta di archiviazione aveva firmato. In altri termini il senatore aveva un interesse, personale e diretto, a far emergere la seguente circostanza e cioè che Borsellino il 14 luglio 1992 aveva saputo della richiesta di archiviazione sottoscritta il 13 luglio 1992 da Scarpinato e Lo Forte e non aveva mosso alcun rilievo. A riprova che la richiesta di archiviazione non presentava alcuna anomalia o sottovalutazione delle prove raccolte dai carabinieri del Ros nell’indagine Mafia e appalti.IntercettazioniLe intercettazioni di Caltanissetta registrano la voce di Scarpinato, che alla riunione del 14 luglio non era presente, mentre spinge in questa direzione. A leggerla a Natoli (che ieri si è dovuto scusare per le frasi pronunciate in una captazione da lui e dai suoi parenti contro la famiglia Borsellino) è proprio il procuratore De Luca: «Senti tu non ti devi dimenticare assolutamente...» dice Scarpinato. «Di che?», risponde Natoli. «Di parlare della riunione che ci fu alla Procura di Palermo il 14 luglio, quella del '92...». Natoli: «Il 14 luglio?». Scarpinato: «Sì, quella...». Natoli: «Lo introduco io accussì? Ex abrupto?». Scarpinato: «Io ti faccio una domanda...». Natoli: «Tu mi devi alzare la palla». Scarpinato è d’accordo («Certo») e inizia a elencare all’amico le domande: «Quali erano i suoi rapporti con Borsellino?». Il senatore inizia a dare la risposta: «E tu mi dici...». Natoli lo interrompe, pronunciando una battuta ironica: «E come no? Minchia, io stavo facendo ammazzare tutti attraverso i Buscemi». Scarpinato non sembra divertito, forse perché è concentrato sull’obiettivo: «Tu mi devi dire che ci fu un'esposizione anche del fatto che c'era stata la richiesta di archiviazione con tutti i contenuti eccetera...». Il pattoLa frase «ma tu mi devi dire…» è un evidente invito a riferire alcune circostanze anziché altre e ciò per un palese interesse personale. Ma nella chiacchierata tra Natoli e Scarpinato contestata da De Luca ci sono molti altri passaggi interessanti che sembrano smentire la versione del senatore.Il politico, a un certo punto, sollecita l’interlocutore: «Pigliati un appunto su questo». Ma è un tema sul quale l’allievo, in realtà, si sente preparato: «Non c’ho bisogno dell’appunto su questo». Inizia la ricerca di magistrati che potrebbero essere utili alla causa, magari tra coloro che firmarono l’autodifesa alle prime notizie sulle indagini della Procura di Caltanissetta innescate dalle denunce dei carabinieri del Ros che avevano istruito il dossier Mafia e appalti. I due valutano di far convocare commissione Gaspare Sturzo (tra il 1996 e il 2001 è stato nella Direzione distrettuale antimafia di Palermo, attualmente è sostituto procuratore generale in Corte di Cassazione). Scarpinato frena: «Io Sturzo non lo sento da 30 anni! Non so cosa ricorda». «E io pure», replica Natoli. La preoccupazione del senatore pentastellato è che possa avere «ricordi sbagliati». A questo punto Natoli sfodera un altro nome: «Gigi Insacco l’ha sottoscritto quel documento e va tirato in ballo!». Scarpinato è d’accordo: «Lo so!». Poi esprime il suo timore: «La mia preoccupazione è che arrivano con dei fisiologici non ricordo dopo 30 anni che fanno una brutta impressione, capisci?». Insacco sì, ma con cautela.Scarpinato pensa che per sparigliare bisogna portare dalla loro parte il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia: «Gioacchino cerchiamo di essere operativi! Tu puoi, come dire, anticipare a De Lucia che noi lo vogliamo sentire per vedere con che atteggiamento viene? Perché quello diventa un momento decisivo! […]. Parla in un certo modo oppure facciamo boomerang». Mossa strategica E ribadisce: «Quello che conta è l’attuale procuratore di Palermo». Natoli si entusiasma: «Perfetto! L’attuale procuratore di Palermo il quale, proprio perché in carica, attualmente ha una portata, una visibilità mediatica pari a 101, è colui che deve essere tirato in ballo, è chiaro?». L’ex pm diventato senatore è ancora più diretto: Scarpinato ha un’altra illuminazione: «Ti faccio una domanda… quando sono lì, lei sa che rapporti c’erano tra Borsellino e Lima?». Felice Lima, ex pm di Catania, si occupò di un filone del dossier Mafia e appalti. Prese sul serio l’ipotesi investigativa dei carabinieri del Ros ed era pronto a procedere contro alcuni colleghi palermitani che a suo giudizio non avevano operato in modo corretto. La telefonata sembra quasi la prova generale di una rappresentazione teatrale. Il senatore ribadisce: «Ti farò questa domanda e tu tira fuori questa storia». Natoli si trasforma in consigliori e suggerisce: «Sai su Lima chi è che dobbiamo citare? Dobbiamo citare Ignazio Fonzo, attuale procuratore aggiunto a Catania, mio carissimo amico!». Scarpinato è scettico: «E che ne sa Fonzo di questa storia?». Natoli replica secco: «Tutto! Di Lima, ma secondo te nel movimento perché Lima lo abbiamo tenuto a…». Scarpinato non vuole sorprese: «No, no, ma Fonzo in particolare che sa di questa storia?». Natoli ribadisce: «Tutto, tutto!». Scarpinato non vuole fare un autogol: «E che cosa andrebbe a dire? Perché se so cosa andava a dire lo facciamo chiamare! Fatti spiegare esattamente». È lui a tirare i fili. La pendriveScarpinato si improvvisa anche «pusher» di atti e afferma di voler fornire al collega tutto il materiale a disposizione: «Allora Gioacchino facciamo così, io ti faccio avere una pendrive con tutti questi documenti… mi serve che tu ritorni all'antica e ti fai giudice istruttore e ti leggi gli atti!». Natoli ha una richiesta: «Sì, comunque, intanto mandami per piacere quello di Gilda Loforti (la gip di Caltanissetta che nel 1999 archiviò le accuse contro alcuni i pm palermitani, ndr) che lui (l’avvocato Fabio Trizzino, marito di Lucia Borsellino, ndr) utilizza come se fosse la Bibbia! Perché devo capire dov'è che ci sono momenti di fragilità di quella ricostruzione». Scarpinato, al contrario di quanto afferma oggi sui media, detta la strategia: «Allora facciamo così, intanto ti mando questo provvedimento della Loforti…». L’obiettivo è uno solo: «Noi non possiamo permettere a Gilda Loforti, buonanima, di riscrivere e di dire chi ha fatto bene e chi ha fatto male! Non possiamo consentire a Fabio Trizzino di rileggere centinaia di migliaia…».PreparativiIl lavoro di preparazione va avanti. Anche sui collaboratori di giustizia da scegliere. Natoli elenca nomi: «Giovanni Drago, Baldassarre Di Maggio…». Ma Scarpinato lo corregge: «Io mi concentrerei su mafiosi che hanno reso dichiarazioni successivamente». Natoli sembra illuminarsi: «Bravo!». In un altro momento della conversazione Scarpinato pare dettare una frase, mentre sta correggendo una bozza inviata da Natoli: «Aspetta, secondo me ci puoi mettere…». Passano da una pagina all’altra. Natoli segnala un punto «messo in evidenza a pagina quattro». Scarpinato dà un ultimo consiglio: «Pigliati un appunto! Piglia un appunto perché questo impressiona…».Un effetto speciale che deve aiutare i due ex pm a convincere i componenti della commissione che nella morte di Borsellino il dossier Mafia e appalti e le guerre dentro alla Procura non c’entrano nulla. L’unica storia che può essere raccontata è quella scritta dal senatore Scarpinato e dai suoi amici.
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