Sboarina e Tosi spiegano il voto di Verona che divide il centrodestra

Sboarina e Tosi spiegano il voto di Verona che divide il centrodestra
Federico Sboarina e Flavio Tosi (Ansa/Imagoeconomica)
  • Federico Sboarina: «Nonostante un mandato dimezzato dal Covid ho salvato asset fondamentali come Fiera, aeroporto e Fondazione Arena».
  • Flavio Tosi: «Io ho dimostrato di saper fare il sindaco: ho cambiato la città portando flussi turistici, investimenti e infrastrutture».

Lo speciale comprende due articoli.


Sboarina: «Il centrodestra diviso? No, è uno solo. E vuole me sindaco»

A Verona si sfidano due candidati sindaco di centrodestra. Federico Sboarina, di Fratelli d’Italia, è il primo cittadino in carica.

Quali ragioni hanno indotto i partiti di centrodestra a presentarsi divisi a Verona?

«Il centrodestra, a Verona, è uno solo: sostiene la mia rielezione e la conferma della squadra che mi onoro di rappresentare. C’è soltanto un giocatore, Forza Italia, che ha deciso di schierarsi nell’altra metà campo assieme a Matteo Renzi e a chi dal 2015 si candida esclusivamente per far perdere la coalizione, senza riuscirci peraltro. Comunque in caso la partita non dovesse chiudersi subito al primo turno con la nostra riconferma, i vertici del partito hanno già annunciato che al ballottaggio Forza Italia tornerà da questa parte».

La divisione nel centrodestra riflette diversità di posizioni locali o anche nazionali?

«A livello locale c’è stata qualche incomprensione personale con alcuni esponenti di Forza Italia. Con altri invece il rapporto è ottimo. Il bene della città, comunque, viene prima di tutto e l’unico rivale politico è la sinistra che nel suo schieramento racchiude tutto e il contrario di tutto: da Letta alla Bonino, da Di Maio a Calenda, e non è un caso che da settimane si stiano sparando tra di loro bordate. Con noi ci sono Fratelli d’Italia, Lega, Coraggio Italia, Noi con l’Italia, l’Udc, consiglieri regionali della Lista Zaia e importanti civiche al cui interno ci sono anche molti ex forzisti. Mi pare chiaro con chi stia il centrodestra».

Tosi ha fatto un accordo con Italia viva: lo si può considerare ancora di centrodestra oppure si va verso una nuova formazione?

«Lo accennavo prima: nel 2015 Tosi spacca con la Lega, si candida alle regionali contro Luca Zaia contro il quale ne dice di tutti i colori, inganna il suo elettorato sostenendo di essere nei sondaggi a un’incollatura dal governatore e poi finisce quarto, dietro ai 5 stelle. Nel 2016 Tosi è il frontman di Renzi al referendum costituzionale e perde di nuovo. In cambio del suo appoggio aveva chiesto all’allora premier la possibilità di ricandidarsi per la terza volta di fila a Verona, cosa non consentita dalla legge: Renzi non lo accontenta, Tosi candida la fidanzata di Treviso e rimedia un’altra batosta».

Ritiene che in caso di ballottaggio, se Tosi ne restasse escluso, lei potrebbe contare sui suoi voti?

«Sui voti di buona parte del suo elettorato sì, lo considero un passaggio naturale perché condividiamo le stesse idee: dal lavoro alla famiglia, dal sociale allo sviluppo della città. In caso di ballottaggio il popolo di centrodestra risponderà presente in modo compatto: non lascerà la città in mano a un ex calciatore che non ha la minima esperienza amministrativa. In un momento storico così, dopo la pandemia, col caro-vita, una guerra in Europa e tante famiglie in difficoltà sarebbe un suicidio».

Perché un elettore di centrodestra dovrebbe votare lei anziché Tosi?

«Perché io sono di centrodestra. E perché nonostante un mandato dimezzato dall’emergenza sanitaria abbiamo avviato opere attese da decenni e salvato asset fondamentali: penso a Fondazione Arena che Tosi aveva portato al fallimento, alla Fiera, all’aeroporto. Penso allo straordinario rapporto con Zaia che ci ha permesso di portare in Arena anche la cerimonia finale delle Olimpiadi 2026 e quella iniziale delle Paralimpiadi, con incredibili benefici per le infrastrutture e l’indotto. Questa amministrazione poi non ha avuto una sola indagine a suo carico: il vicesindaco di Tosi invece è stato condannato in via definitiva per corruzione, nella sua Verona ci sono state indagini per ’ndrangheta, i vertici delle aziende partecipate sono stati decapitati. Uno “sceriffo” un po’ distratto, questo Tosi…».

Se dovesse essere riconfermato sindaco, quali sono le tre cose che farà nei primi 100 giorni di amministrazione?

«Dal giorno dopo la rielezione continuerò a lavorare, perché a Verona il futuro è già in costruzione, e oggi più che mai serve continuità. I milioni spesi per l’emergenza Covid e per consentire ai nostri bambini di tornare a scuola verranno subito destinati alla sistemazione di quei marciapiedi e di quelle strade che ne hanno bisogno. Negli ultimi due anni e mezzo abbiamo scelto di dare priorità ai nostri figli e nipoti, alla sicurezza della nostra comunità».

Tosi: «La scelta della Lega è sbagliata. Renzi? Appoggia il migliore»

Flavio Tosi è stato sindaco di Verona dal 2007 al 2017 per tutto il centrodestra. Non potendo ricandidarsi lui, scese in campo la compagna (ora moglie) Patrizia Bisinella che giunse al ballottaggio con Sboarina, perdendolo nettamente.

Quali ragioni hanno indotto i partiti di centrodestra a presentarsi divisi a Verona?

«Fratelli d’Italia è il partito del sindaco, normale che lo sostenesse, al di là della debolezza della candidatura, visto che tutti i sondaggi in città lo danno ben al di sotto della somma nazionale dei partiti che lo appoggiano. La Lega, che da più di un anno esprimeva forti critiche all’operato di Sboarina, ha fatto una scelta sbagliata, non rispettosa della volontà della sua base e dei suoi elettori. Una scelta fondata solamente su uno scambio di poltrone, vedi la recente presidenza della Fiera e la promessa di avere cinque assessorati e il vicesindaco in caso di vittoria. Forza Italia invece, decidendo di appoggiarmi, ha fatto una scelta territoriale, rispettosa della volontà degli iscritti, degli elettori e dei dirigenti provinciali e regionali, che hanno puntato su di me dopo un confronto del mio programma con quello di Sboarina. Berlusconi e Tajani, che ringrazio, hanno sposato questa linea».

La divisione nel centrodestra riflette diversità di posizioni locali o anche nazionali?

«Certamente ci sono delle differenze anche nazionali. Oggi Forza Italia rappresenta l’unica forza liberale e pragmatica, e dal 1994 è il soggetto più affidabile e credibile per coerenza e linearità, non a caso i sondaggi la danno in crescita. Mentre sia la Lega sia Fdi, pur in maniera diversa, sono partiti dichiaratamente populisti e sovranisti».

Lei ha fatto un accordo con Italia viva: la sua coalizione si può considerare ancora di centrodestra oppure si va verso una nuova formazione?

«Non abbiamo fatto accordi con Renzi. È Renzi che in queste amministrative, come ha chiarito lui stesso, ha scelto di guardare alle persone. In certi Comuni appoggia il candidato di Fratelli d’Italia, in altre il centrosinistra. A Verona ha scelto il sottoscritto, sostenendo - e lo ringrazio - che sono il miglior candidato sindaco in corsa nella mia città. Il criterio della competenza è il più importante quando si sceglie un sindaco, che deve governare una città in modo pratico, non perdersi nella filosofia o nell’ideologia. Questo è anche l’orientamento dell’elettorato, che sceglie il proprio sindaco in base a esperienza e capacità amministrativa».

Ritiene che in caso di ballottaggio, se Sboarina ne restasse escluso, lei potrebbe contare sui suoi voti?

«Noi abbiamo auspicato e confermato l’unità del centrodestra, sposando in pieno la proposta di Forza Italia, che in una logica di doppio turno ritiene queste le primarie del centrodestra. Andrà al ballottaggio il miglior candidato. Sboarina, di fronte a questa proposta, è rimasto in silenzio. Un silenzio assordante. Forse al ballottaggio tenterà di dare i suoi voti alla sinistra?».

Perché un elettore di centrodestra dovrebbe votare lei anziché Sboarina?

«A differenza di Sboarina, ho dimostrato di essere capace di fare il sindaco. In dieci anni le mie amministrazioni hanno cambiato la città in termini e qualità di flussi turistici, di investimenti, infrastrutture, sicurezza, cura del territorio, verde pubblico, impianti sportivi. Sboarina invece ha fermato la città e non è stato nemmeno in grado di dare continuità a quanto era stato fatto da noi. È mancato perfino nell’abc del buon amministratore: sicurezza, decoro, pulizia, ordine, manutenzione strade. Anche sul turismo Verona ha fatto passi indietro, oggi è solo un mordi e fuggi. Per non parlare delle opere pubbliche: zero in cinque anni».

Se dovesse essere di nuovo sindaco, quali sono le tre cose che farà nei primi 100 giorni di amministrazione?

«Terminare il cantiere su Ponte Nuovo, che divide in due la città, danneggia residenti, commercianti e lavoratori e allontana i turisti. Stipulare un accordo con il ministero dei Trasporti per un progetto filobus… senza fili, quindi moderni autobus elettrici. Sarebbe più semplice e meno impattante, non servirebbero corsie preferenziali e nemmeno banchine in mezzo alla strada, e resterebbero gli attuali posti auto. In cento giorni poi ripristinerei sicurezza, ordine, pulizia e manutenzioni».

«Forza Italia non fa favori a Mediolanum»
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.


Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».

«Oggi nell’Ue non ci sono le condizioni per togliere l’unanimità in Consiglio»
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».


Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».

La sinistra si batte per dare gli appartamenti popolari agli stranieri senza lavoro
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.


In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.

Henry Winkler racconta le follie del passato in «Una storia pericolosa»
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.

Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.

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