
Sator presenta una sua lista per il futuro di ePrice e chiede acquisizioni. Il manager fondatore ha invece una visione opposta.C'è maretta all'interno del cda di ePrice, uno dei maggiori siti di ecommerce in Italia, che dal febbraio 2015 è quotato sul segmento Star di Piazza Affari. A voler dar battaglia in vista dell'assemblea dei soci del prossimo 16 aprile è il gruppo Sator, presieduto da Matteo Arpe. Arepo Bz, veicolo indirettamente controllato da Sator Private Equity Fund, ha presentato una lista di sette candidati per il rinnovo del consiglio di amministrazione di ePrice, di cui detiene il 20,85%, allo scopo di portare il gruppo a crescere per vie esterne. Come spiega una nota rilasciata dal gruppo Sator, «la decisione di presentare le predette liste», che saranno rese pubbliche da ePrice nei termini di legge, «risiede nel fatto che allo stato attuale si ritiene necessaria una discontinuità strategica. In particolare, si identifica come prioritaria per ePrice la ricerca di soluzioni di crescita esterna, in Italia e all'estero, non escludendo alcuna opzione, ivi comprese l'acquisizione di altre realtà, l'aggregazione con altri operatori o la cessione di attività. La strategia stand alone (dall'inglese, fa riferimento ad aziende che non vogliono realizzare operazioni di fusione o acquisizione, ndr) non appare infatti coerente con lo sviluppo del mercato di riferimento». La lista di Sator indica Moshe Sade Bar come capofila e candidato alla presidenza, mentre non presenta un potenziale candidato alla carica di amministratore delegato. Una scelta che lascia quindi la porta aperta alla eventuale riconferma del fondatore e attuale a.d. Paolo Ainio, manager che al momento è l'azionista di maggioranza con il 22,88% del capitale (al secondo posto tra i soci c'è proprio il gruppo di Arpe, seguito da Pietro Boroli, il vicepresidente di De Agostini con il 5,28%). La lista per il consiglio di amministrazione è così composta: Moshe Sade Bar, Francesca Sabatini, Francesca Luchi, Serenella Rossano, Mariano Carozzi e Giacomo Garbuglia. Per intenderci, il fondo di private equity del gruppo Sator propone di sostituire sette dei nove consiglieri che ad oggi siedono nella stanza dei bottoni dell'Amazon italiana.Va detto che, dando uno sguardo ai conti 2018 (e rilasciati a marco 2019), Matteo Arpe non parrebbe avere tutti i torti nel cercare di riportare in carreggiata il sito di ecommerce. Nel 2018 il gruppo ePrice ha registrato un fatturato pari a 164,4 milioni, in diminuzione del 12,2% rispetto ai 187,3 milioni contabilizzati nel precedente esercizio. Certo, il margine operativo lordo e quello netto hanno ridotto il saldo negativo rispettivamente del 42,2% a 8,8 milioni e del 23,3% a 17,5 milioni. Ma ePrice ha chiuso i conti dell'anno passato con un perdita netta in calo del 40,8% a 14,6 milioni (contro i 24,74 milioni rilevati al 31 dicembre2017). Anche dal lato della situazione patrimoniale la liquidità netta si è attestata a 6,7 milioni, in diminuzione di 14,6 milioni rispetto a fine 2017. Come spiega il management in una nota di commento ai conti, per quanto riguarda il 2019, il management «prevede un aumento del fatturato compreso fra il 5% ed il 10%, grazie al consolidamento della leadership sulle categorie di maggiore importanza, l'ottimizzazione dell'offerta dei servizi e la crescita del marketplace (lo spazio online dove si vendono i prodotti, ndr). Allo stesso tempo il margine operativo lordo dovrebbe migliorare, per arrivare a livelli più o meno uguali al pareggio». Anche le prospettive per quest'anno appaiono dunque caute, senza promettere numeri da capogiro. A ciò si aggiunga che il titolo a Piazza Affari si è mostrato in caduta libera dal primo giorno di quotazione. Quando il sito di ecommerce è giunto in Borsa Italiana a inizio 2015, le azioni viaggiavano intorno ai 6,5 euro, ieri il gruppo ha chiuso la seduta 1,398 euro. In un anno chi ha comprato azioni ePrice ha visto il valore dei titoli scendere del 37,59% e in sei mesi del 20,57%. È chiaro dunque perché Matteo Arpe, un tempo considerato l'enfant prodige della finanza italiana, non abbia alcuna intenzione di vedere crollare il suo investimento in ePrice. La soluzione, secondo lui, può essere solo quella di trovare un partner commerciale. Altre alternative all'orizzonte, sembrano non esserci.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.
Maria Rita Parsi critica la gestione del caso “famiglia nel bosco”: nessun pericolo reale per i bambini, scelta brusca e dannosa, sistema dei minori da ripensare profondamente.






