2021-12-24
La resistenza satirica è l’ultimo rimedio contro conformismo e polizia culturale
Anche nel mondo dell’umorismo i «disallineati» sono marchiati. Ma farsi beffe del potere è la massima espressione della libertà.Nato come ideale prateria per la libertà espressiva di tutti gli orientamenti, il Web è diventato il luogo in cui censura e politicamente corretto allungano i propri tentacoli più agevolmente. Chi fa «resistenza satirica», come Pubble, va allora sostenuto. Cosa che fa Osho, nella prefazione a Pubble. La politica senza veli, che pubblichiamo per concessione dell’editore Ferrogallico.Parliamoci chiaro, se non ci fosse stata la rivoluzione digitale, per noi umoristi non allineati non ci sarebbe stata possibilità di emergere. Ed emergere, per chi non è uniformato alla cultura dominante, vuol dire essere bravi il doppio. Quando iniziai la mia esperienza umoristica sul Web, utilizzando le immagini di Osho Rajneesh, dopo qualche mese dall’esplosione del fenomeno mi fecero un’intervista in cui mi chiesero quale fosse il mio pensiero politico. Trovai la domanda non molto pertinente, dal momento che ancora non mi occupavo di satira politica (cosa che non avrebbe, comunque, giustificato l’interesse per le mie idee), e risposi ingenuamente che in passato ero stato elettore del Movimento sociale che in questa fase storica avevo molta stima per Giorgia Meloni. Inutile dire che quell’intervista fu rilanciata più volte, nell’esasperata ricerca da parte del mainstream di dare una connotazione politica a tutto. Questo costituì un corto circuito nella platea che mi seguiva e mi apprezzava. Molti rimasero addirittura sorpresi che una cosa così divertente e intelligente potesse provenire dalla sponda opposta a quella che egemonizza, da sempre, la cultura in Italia. Quando cominciai a occuparmi esclusivamente di satira politica, sperimentai da vicino cosa significhi essere «di segno opposto», anche se il tuo lavoro colpisce tutti trasversalmente. Non si giudica più la tua opera ma la tua appartenenza ideologica, anche quando non entra in quello che fai. In questo senso mi ritengo un privilegiato, perché posso dire di aver rotto uno steccato e di essere stato apprezzato, alla fine, con molta fatica, per il mio lavoro e non per le mie idee. Mi sento, in questo, molto vicino al percorso di Pubble che ha scelto una linea precisa e non ruffiana. Sarebbe molto semplice decidere di strizzare l’occhio alle nuove lobbies, al politicamente corretto e agli assetti di moda. Certamente, molte porte si aprirebbero e, dal momento che parliamo anche di satira di livello, Pubble conquisterebbe platee di rilevanza nazionale. Ma noi siamo così, sempre attratti più dalla puntata a perdere che da quella giusta, dal fuoco più che dalla linea di circonferenza, per dirla con le parole di Miro Renzaglia. Fare satira oggi è diventata una battaglia quotidiana, ci si muove in un campo disseminato di censure e di sguardi inorriditi, di algoritmi e di castighi inflitti dalle policy dei giganti del Web. A volte, mi chiedo come potesse essere l’esperienza professionale dei vignettisti storici - Forattini su tutti - che l’unico pericolo in cui potevano incorrere era una querela da parte di un loro «bersaglio» istituzionale, il che, il più delle volte, costituiva una medaglia al valore: la certificazione che l’obiettivo era stato centrato. Oggi, l’ultima preoccupazione è che qualche personaggio politico possa prenderla male. Per chi come noi fa satira soprattutto sul Web, la croce quotidiana arriva dal «politicamente corretto», dalle nuove sensibilità di plastilina e dalla schiuma livorosa che ci fanno piovere addosso quelli che, in teoria, dovrebbero essere i più tolleranti. Credo che sia una delle fasi storiche più complicate per la libera espressione dell’umorismo, e ringrazio Dio di aver vissuto la maggior parte della mia vita in un’epoca in cui è stata prodotta la comicità più geniale del secolo scorso. Ogni artista, di qualunque genere, dovrebbe lavorare tenendo a mente un principio contenuto nel Manifesto del Futurismo: «Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro». Quindi, lunga vita a Pubble, ai non allineati, ai fuori-asse e a tutti quelli che invece che poggiare su comode natiche, preferiscono procedere a capitomboli!
Getty Images
Le manifestazioni guidate dalla Generazione Z contro corruzione e nepotismo hanno provocato almeno 23 morti e centinaia di feriti. In fiamme edifici istituzionali, ministri dimissionari e coprifuoco imposto dall’esercito mentre la crisi politica si aggrava.
La Procura di Torino indaga su un presunto sistema di frode fiscale basato su appalti fittizi e somministrazione irregolare di manodopera. Nove persone e dieci società coinvolte, beni sequestrati e amministrazione giudiziaria di una società con 500 dipendenti.