2021-02-21
Sarah va in pensione ma non si ritira: «Ci incontreremo a Roma molto presto»
Il Papa accetta le dimissioni del cardinale (75 anni) da prefetto della Congregazione per il Culto. Lui sembra rimanere in pista.«Sono nelle mani di Dio. L'unica roccia è Cristo. Ci incontreremo molto presto a Roma e altrove», questo il commento affidato a Twitter dal cardinale africano Robert Sarah, fino a ieri prefetto della Congregazione vaticana per il culto divino. Con una nota della Sala stampa, infatti, ieri è stato reso noto che papa Francesco ha accettato la rinuncia all'incarico presentata da Sarah dopo il compimento del suo settantacinquesimo anno di età (avvenuto nel giugno scorso). Nominato al ruolo di prefetto al Culto divino dallo stesso Francesco nel novembre 2014, in realtà la figura del cardinale guineano in materia liturgica si può dire di stretta osservanza ratzingeriana. Di certo l'ex prefetto ha condiviso con papa Bendetto XVI una certa sensibilità per il senso del sacro da riconquistare, come già l'allora cardinale Ratzinger delineava in un celebre libro intitolato Introduzione allo spirito della liturgia. Il cardinale Sarah nei suoi anni da prefetto si è dimostrato chiaramente sulla lunghezza d'onda di Ratzinger, una frequenza però uscita dall'etere ecclesiale con l'arrivo di papa Francesco. Una frequenza comunque già ampiamente disturbata negli anni di papa Benedetto XVI per la diffusa resistenza di preti e vescovi in giro per l'orbe cattolico a quella che veniva denominata «riforma della riforma liturgica». Durante questi anni il cardinale Sarah ha fatto spesso sentire la sua voce. Nel 2016 ci fu il primo evidente imbarazzo vaticano per le parole che l'allora prefetto aveva speso in un convegno a Londra sull'importanza di celebrare la messa non rivolti al popolo, ma rivolti a Est, «verso il Signore». Passò qualche giorno e la Sala stampa vaticana con certa solerzia, ritenne opportuno precisare che «alcune (...) espressioni del cardinale Sarah sono state (...) male interpretate, come se annunciassero nuove indicazioni difformi da quelle finora date nelle norme liturgiche». Un linguaggio curiale che, al netto di sempre possibili mal interpretazioni, suonava come una chiara frenata alle indicazioni londinesi del cardinale. L'episodio segnò in qualche modo la rottura dei rapporti tra il Papa e il cardinale. Già allora si rincorrevano le voci di un prefetto depotenziato nei fatti, accerchiato, anche all'interno della stessa congregazione che presiedeva.Nel 2014, durante il primo controverso sinodo sulla famiglia, quando ancora era presidente del Pontificio consiglio Cor Unum, Sarah dichiarò che «quanto è stato pubblicato sulle unioni omosessuali è un tentativo per fare pressione sulla Chiesa e farle cambiare la dottrina. Mai si è voluto giudicare la persona omosessuale, ma i comportamenti e le unioni omosessuali sono una grave deviazione della sessualità». Nell'altra assemblea di vescovi dedicata alla famiglia, quella convocata a Roma nel 2015, che poi porterà alla dibattuta esortazione Amoris laetitia, il cardinale tenne sempre una posizione di difesa del paradigma teologico morale tradizionale. È un segreto di Pulcinella dire che il cardinale è stato molto vicino ai dubia espressi al Papa da altri quattro cardinali, fra cui i defunti Carlo Caffarra e Joachim Meisner, a proposito di alcune questioni sull'interpretazione da dare ad alcuni punti di Amoris laetitia. Sarah è stato anche al centro di una bufera mediatica nel gennaio 2020, per un libro a cui ha partecipato anche il papa emerito a proposito del celibato sacerdotale, questione venuta alle cronache in seguito alle spinte per i preti sposati che si erano palesate durante il sinodo sull'Amazzonia. A proposito di libri è celebre la sua trilogia, Dio o niente (2015), La forza del silenzio (2016) e Si fa sera e il giorno ormai volge al declino (2019), testi che sono diventati veri e proprio best sellers, soprattutto nel mondo conservatore all'interno della chiesa. Comunque il cardinale lascia senza troppe polemiche e, come gli riconoscono quasi tutti tra le sacre stanze, da uomo profondamente leale nei confronti di papa Francesco. Al momento non si conosce il nome del successore, qualcuno indica il vescovo francescano di Tortona, monsignor Francesco Viola, uomo dalla formazione liturgica diversa dalla linea ratzingeriana e più vicino al mondo dei riformatori post conciliari, ma liturgista attento e non sciatto. Qualcuno indica anche l'attuale segretario al Culto divino, l'irlandese monsignor Arthur Roche. È di ieri anche la notizia della rinuncia agli incarichi di Vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, di Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano e di Presidente della Fabbrica di San Pietro, del cardinale Angelo Comastri, 77 anni. Al suo posto il neo cardinale romagnolo Mauro Gambetti, già custode del Sacro convento di Assisi. Ma i cambi in curia potrebbero non essere finiti, c'è chi parla di movimenti intorno alla poltrona del Governatorato, dove attualmente siede il cardinale Giuseppe Bertello, 78 anni. Poi c'è il cardinale Beniamino Stella, 79 anni, attuale prefetto alla Congregazione per il clero, e qualcuno fantastica anche di manovre intorno al Vicariato di Roma.