
L'Uefa rinvia il torneo continentale. Fissate pure le date di massima di Champions ed Europa league: riprendono il 30 aprile. La Lega deve decidere il calendario della serie A, che però arriverà a termine. Anche perché ballano oltre 500 milioni d'incassi.Un merito, al Covid-19, possiamo pure attribuirlo. Ha il gusto dell'inedito. Per la prima volta in una generazione, la pandemia sta portando in dote eventi mai accaduti, stravolgimenti epocali che finiranno dritti nei libri di storia, con la differenza che le persone sono consapevoli delle novità rivoluzionarie già ora, mentre le stanno vivendo, e non a posteriori, dopo averle vissute, come in genere capita durante i movimenti tellurici esistenziali che segnano un cambio di paradigma planetario. I dirigenti del calcio professionistico lo sanno meglio di altri. E preparano il futuro con orizzonti delineati, virus (e interessi di parte) permettendo.A cominciare dai Campionati europei, previsti per quest'estate e rinviati all'estate 2021, con gara inaugurale l'11 giugno a Roma. «Era importante che, in quanto organo di governo del calcio europeo, la Uefa guidasse il processo di mutamento e facesse il più grande sacrificio. Lo spostamento di Euro 2020 comporta un costo enorme, ma faremo del nostro meglio per garantire che i finanziamenti fondamentali per il calcio e lo sviluppo del gioco nei nostri 55 Paesi non siano intaccati», ha dichiarato Aleksander Ceferin, presidente Uefa.Lo spostamento della competizione che vede impegnate le maggiori nazionali d'Europa rientra in una logica precisa. I calendari dei campionati nazionali, della Champions league e dell'Europa league, a meno di ulteriori smottamenti, segneranno le loro battute finali nel bel mezzo di quest'estate, puntando ad assegnare i trofei entro luglio, così da permettere una ripartenza dei tornei tra agosto e settembre. In teoria vale il principio del rasoio di Occam: a parità di scenario, si opta per la soluzione più semplice. In pratica, le scelte potrebbero generare numerosi mal di pancia. Sono state formulate diverse ipotesi sulle date papabili per le ripartenze delle competizioni europee per club. Quella maggiormente generosa, e forse impraticabile, prevederebbe la ripresa delle partite il 14 aprile. Quella nefasta, il 13 giugno, con uno slittamento delle disfide fino a luglio. Verosimilmente, nelle intenzioni dell'Uefa, il nuovo calcio d'inizio alle gare dell'Europa league potrebbe essere fischiato il 30 aprile, quello della Champions league il 5 maggio. In entrambi i casi, verrebbero disputati sia gli incontri di andata, sia gli incontri di ritorno, mettendo a bilancio le finali intorno all'ultima settimana di giugno. Il 27 del mese per la Champions league, il 24 per l'Europa league.L'evidente intenzione di dar priorità ai match continentali per ragioni di visibilità e di danaro innescherebbe ricadute problematiche sui campionati nazionali, mettendo diverse Federazioni in agitazione, Italia e Spagna incluse. Da un lato, ci sono perplessità di carattere agonistico. Le preparazioni atletiche dei calciatori sono a oggi sospese fino a data da destinarsi e Damiano Tommasi, presidente dell'Aic, rimarca: «Ricominciare a giocare ad aprile è impossibile. L'auspicio è tornare in campo o maggio o a giugno, ma la priorità per ora è restare a casa senza allenarsi. Non si tratta solo di tutelare la salute degli atleti, ma anche quella degli addetti ai lavori che collaborano con i giocatori. In pochi rammentano che la prima squadra italiana colpita dal virus è stata la Pianese, in Lega Pro, il cui massaggiatore si trova in terapia intensiva».Dall'altro ci sono in ballo questioni economiche cruciali. Le squadre, comprese le matricole, sarebbero terrorizzate dall'ipotesi di un mancato incasso dei diritti tv se il campionato di Serie A finisse per avere una visibilità dimezzata.In termini orientativi, il valore stimato delle partite da giocare ammonterebbe a circa 252 milioni di euro per Sky, e 64 per Dazn, per un totale di 316 milioni complessivi. Significherebbe 86 partite ancora da giocare su Sky e 38 su Dazn. Numeri non di poco conto, a cui si aggiungerebbero circa 70 milioni derivati dalla vendita dei biglietti e circa 30 milioni da ulteriori sponsorizzazioni. Non scordando 100 milioni circa da attribuire ai diritti internazionali. Quanto basta per preannunciare un'assemblea della Lega di Serie A, prevista domani, dai toni infuocati.La discrepanza di vedute tra le squadre dal blasone prestigioso, soprattutto quelle ancora impegnate nella Championsleague, e le società i cui profitti sarebbero vincolati unicamente alla visibilità del campionato nazionale, potrebbero favorire un casus belli che alimenterebbe le scintille tra le Leghe, le Federazioni e la stessa Uefa. Guadare il fiume non sarà immediato, sebbene sia verosimile salvare capra e cavoli con una risoluzione unanime. Far confluire le opposte aspettative in un unico flusso decisionale non sarà però l'unico ostacolo. Occorrerà il parere di un personaggio ostico, dal comportamento bizzoso e dalle ambizioni ostili. Il famigerato coronavirus, il «nemico invisibile», come ha ricordato Ceferin.
Quest’anno in Brasile doppio carnevale: oltre a quello di Rio, a Belém si terrà la Conferenza Onu sul clima Un evento che va avanti da 30 anni, malgrado le emissioni crescano e gli studi seri dicano che la crisi non esiste.
Due carnevali, quest’anno in Brasile: quello già festeggiato a Rio dei dieci giorni a cavallo tra febbraio e marzo, come sempre allietato dagli sfrenati balli di samba, e quello - anch’esso di dieci giorni - di questo novembre, allietato dagli sfrenati balli dei bamba che si recheranno a Belém, attraversata dall’equatore, per partecipare alla Cop30, la conferenza planetaria che si propone di salvarci dal riscaldamento del clima.
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Il 9 novembre 1971 si consumò il più grave incidente aereo per le forze armate italiane. Morirono 46 giovani parà della «Folgore». Oggi sono stati ricordati con una cerimonia indetta dall'Esercito.
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Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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Teresa Ribera (Ansa)
Il capo del Mef: «All’Ecofin faremo la guerra sulla tassazione del gas naturale». Appello congiunto di Confindustria con le omologhe di Francia e Germania.
Chiusa l’intesa al Consiglio europeo dell’Ambiente, resta il tempo per i bilanci. Il dato oggettivo è che la lentezza della macchina burocratica europea non riesce in alcun modo a stare al passo con i competitor mondiali.
Chiarissimo il concetto espresso dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: «Vorrei chiarire il criterio ispiratore di questo tipo di politica, partendo dal presupposto che noi non siamo una grande potenza, e non abbiamo nemmeno la bacchetta magica per dire alla Ue cosa fare in termini di politica industriale. Ritengo, ad esempio, che sulla politica commerciale, se stiamo ad aspettare cosa accade nel globo, l’industria in Europa nel giro di cinque anni rischia di scomparire». L’intervento avviene in Aula, il contesto è la manovra di bilancio, ma il senso è chiaro. Le piccole conquiste ottenute nell’accordo sul clima non sono sufficienti e nei due anni che bisogna aspettare per la nuova revisione può succedere di tutto.









