2022-09-04
Con le sanzioni Putin resiste 3 anni. L’Italia soltanto fino a Carnevale
Studio di Capital economics mostra che, ai prezzi attuali, Mosca ha incassato abbastanza da poter fermare l’export per 12 mesi: con flussi al 20% si sale a 36. Noi a secco a febbraio. Daniele Franco: «Indipendenti solo nel 2024».La Russia può resistere almeno un anno senza vendere gas all’Occidente. Secondo uno studio del centro ricerche Capital economics riportato da Bloomberg, «se Mosca mantiene le esportazioni di gas al 20% dei contratti originari, può resistere almeno tre anni. Se invece decidesse di chiudere completamente i rubinetti del gas ai Paesi sanzionatori, la sua economia potrebbe reggere almeno un anno, se non di più», come ha spiegato il ricercatore Liam Peach. Sono almeno 100 i Paesi che non hanno applicato sanzioni alla Russia e Vladimir Putin non sta facendo altro che riorientare il gas verso nuovi mercati. La riduzione dei flussi finora non ha impattato sulle casse del Cremlino che, pur vendendo di meno, incassa di più grazie ai prezzi impazziti degli idrocarburi. Infatti il prezzo del gas russo in Europa quest’anno è in media sette volte superiore ai livelli del 2016-2019, cosa che permette di compensare con i ricavi il calo dei volumi. Secondo Bloomberg l’impatto fiscale del calo delle esportazioni di gas sarebbe modesto; tagliando le esportazioni a zero per 12 mesi il Cremlino ridurrebbe le entrate di bilancio dello 0,3% del Pil. Il Fondo monetario internaz ha stimato che la Russia quest’anno avrà un decremento del Pil pari al 6%, non quindi il 10% previsto subito dopo l’approvazione delle sanzioni e nemmeno l’8,5% ipotizzato ad aprile. Secondo Reuters, il Cremlino subirà un calo del Pil del 4,2%, mentre a inizio guerra si parlava del 12%. Il nostro Paese invece, già messo in ginocchio da mesi di bollette insostenibili, rischia di crollare molto prima. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani nell’informativa presentata in cdm ha riferito che gli stoccaggi di gas italiani si aggirano attorno all’83%. L’Ue chiedeva di arrivare almeno all’80, quindi Cingolani si è detto soddisfatto per l’obiettivo raggiunto. Così come il premier Mario Draghi che già al Meeting di Cl a Rimini aveva dichiarato che gli stoccaggi ci permetteranno di subire un impatto meno forte sull’economia rispetto agli altri Paesi in caso di interruzione delle forniture russe. Non tutti sanno però che il sistema di depositi di stoccaggio del gas copre complessivamente circa il 20% del fabbisogno annuale dell’Italia, che nel 2021 ha toccato i 76 miliardi di metri cubi. Una buona fetta dello stoccaggio strategico è destinata al mercato domestico. Quindi, in caso di una prolungata interruzione totale da parte della Russia, le riserve non possono offrire una soluzione a lungo termine. Vanno affiancate a misure di contenimento dei consumi di privati e industrie. La Russia nel 2021 infatti ci ha fornito il 38% del gas, mentre ora questa quota è scesa intorno al 18-20%. Tradotto: la Russia ci dovrebbe fornire circa 13-14 miliardi di metri cubi. Per sostituirli almeno l’8% del fabbisogno italiano dovrebbe venir meno con una riduzione della domanda di circa 6 miliardi di metri cubi. Questo il piano di Cingolani. Secondo il ministro dell’Economia Daniele Franco ci renderemo indipendenti dalla Russia entro il 2024 «ma cercheremo di anticipare», ha detto ieri. La durata delle riserve stoccate naturalmente dipende dal consumo. In questi giorni nel nostro Paese arrivano 192 milioni di metri cubi di gas al giorno: ne consumiamo 150, mentre il resto viene stoccato. In inverno, quando i riscaldamenti sono accesi, con una media di 350 milioni di metri cubi consumati al giorno, le riserve basterebbero per una quarantina di giorni senza nuove importazioni. Pur potendo contare sui flussi da altri Paesi, se Mosca dovesse portare avanti lo stop totale dei flussi verso l’Ue, difficilmente l’Italia riuscirebbe a superare il Carnevale. Febbraio infatti potrebbe essere il mese del knockout. Per allora le riserve saranno finite e potremmo non avere approvvigionamenti sufficienti per soddisfare l’intero fabbisogno. Giustamente si pensa all’immediato, ma il problema vero arriverà l’anno prossimo perché, nello scenario peggiore, non avremo gas russo da stoccare e a malapena un nuovo rigassificatore funzionante (ammesso che non venga bloccato il progetto di Piombino). Il secondo comprato da Snam infatti, potrà essere pronto solo nell’estate del 2024 a Ravenna. Attualmente nella nostra strategia di diversificazione c’è soprattutto il Tap che porta nel nostro Paese il gas azero, ma forse non solo. In molti sospettano che la Russia stia vendendo il suo gas in mercati terzi che poi lo rivenderebbero in Europa. In ogni caso il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, a margine del forum Ambrosetti di Cernobbio ha detto: «L’Italia è il nostro più importante partner, su 13,5 miliardi di metri cubi esportati in Europa, 11,7 miliardi vanno in Italia». La Russia intanto fa affari con la Cina e l’India. Nel primo caso è diventata primo Paese esportatore superando l’Arabia Saudita, mentre alla seconda vende a prezzi stracciati. Poi ha ampliato il suo export di greggio a Egitto, Sri Lanka e ai talebani in Afghanistan. Il lavoro diplomatico del ministro degli Esteri Sergej Lavrov sta dando i suoi frutti e in alcuni casi sono i Paesi stessi a chiedere il gas del Cremlino.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)