2025-06-08
Sánchez pompa la difesa e taglia l’istruzione
Pedro Sánchez (Getty Images)
Lo spagnolo, mito della sinistra, stanzia altri 4 miliardi per la sicurezza, sforbiciando la scuola. Berlino accelera ancora sul riarmo: esercito pronto a un attacco russo entro il 2028. Tajani: «Per il 5% del Pil chiesto dalla Nato potremmo derogare al Patto di stabilità».Il governo socialista di Pedro Sánchez ha assegnato al ministero della Difesa altri 4 miliardi di euro che, assieme ai fondi per l’Industria della difesa portano a quasi 10 miliardi il budget extra in Spagna per il 2025, modificando la distribuzione delle risorse tra i diversi ministeri e creando nuove voci di spesa senza dover passare dal Congresso dei deputati per l’approvazione. La pioggia di miliardi, considerando solo quelli approvati fino ad aprile, è per arrivare entro fine anno all’obiettivo di spesa per la difesa del 2% del Pil, impegno non ancora raggiunto da Madrid malgrado gli accordi Nato del 2014.Poco più della metà di questi fondi (5,6 miliardi di euro) proviene da riassegnazioni di bilancio da parte di altri ministeri e a perderci pesantemente sono Istruzione e Scienza. Il primo si vede sottratto quasi un miliardo di euro, il secondo 206 milioni di euro. I tagli all’istruzione colpiscono direttamente i programmi essenziali finanziati dai fondi europei, che la Moncloa ha deciso di non mantenere con risorse nazionali. La scure si è abbattuta soprattutto sui programmi di formazione professionale per i lavoratori, eliminando ad esempio 450 milioni di euro dal piano per la riqualificazione e l’aggiornamento per migliorarne l’occupabilità; così pure il piano per l’innovazione e l’internazionalizzazione della formazione professionale si è visto diminuire 200 milioni di euro. Tagliati anche quasi 140 milioni di euro destinati a investire nella creazione di nuovi posti nell’educazione della prima infanzia.L’esecutivo di sinistra penalizza l’istruzione e aumenta la spesa per il riarmo. Quanto al nuovo obiettivo della Nato, ovvero il 5 per cento del Pil per la difesa che sarà al centro del vertice dell’Aia i prossimi 24 e 25 giugno, l’eurodeputata di Podemos, Irene Montero, ha detto di essere convinta che il governo spagnolo accetterà l’aumento del 5%, così come ha soddisfatto la richiesta del 2% «senza lamentarsi». Il portavoce di Izquierda Unida (Iu), Enrique Santiago, ha avvertito che se il governo entrasse «in quella brutale spirale di riarmo» «sarebbe impossibile» continuare a restare nell’esecutivo con il ministro della Gioventù e dell’Infanzia, Sira Rego.Intanto, in Germania l’Ufficio federale per l’equipaggiamento, la tecnologia dell’informazione e il supporto in servizio della Bundeswehr (Baainbw), ritiene di avere solo tre anni per armare l’esercito tedesco prima di un possibile attacco al territorio della Nato, che secondo le analisi interne dell’esercito tedesco la Russia sarebbe in grado di sferrare a partire dal 2029. «Entro il 2028, tutto il necessario per una piena prontezza difensiva dovrà essere acquisito», ha dichiarato la presidente dell’ufficio acquisti di Coblenza, Annette Lehnigk-Emden, nell’edizione di sabato della Tagesspiegel. L’alto funzionario, il cui lavoro principale è acquistare armi, ma anche fregate, carri armati, aerei da combattimento, è convinto che la tempistica possa essere rispettata e che l’ingente somma di denaro, ora disponibile grazie alle riforme che modificano le regole costituzionali sul freno al debito approvate a marzo dal Bundestag, possa essere utilizzata per acquistare le attrezzature necessarie in tempi rapidi. Di professione avvocato, Lehnigk-Emden dirige 11.800 dipendenti ma la sua agenzia non godrebbe di grande reputazione per le gare pubbliche al ribasso e la scarsa qualità delle attrezzature. Imperterrita, la signora ha comunicato che «l’ispettore generale ha stilato un elenco prioritario di ciò che è necessario ulteriormente [...] Entro la fine dell’anno, presenteremo circa 100 proposte di appalto al Bundestag». La Francia, dopo l’annuncio della Germania che vuole costruire con gli ucraini i missili a lungo raggio, non sta a guardare. «Inizieremo una partnership assolutamente senza precedenti, in cui una grande azienda automobilistica francese - non ne farò il nome perché spetta a lei decidere come comunicarlo - unirà le forze con una piccola e media impresa francese del settore della difesa per attrezzare le linee di produzione in Ucraina per la produzione di droni», ha annunciato il ministro della Difesa francese Sébastian Lecornu. In cambio, Kiev condividerà con Parigi la sua esperienza nell’impiego dei droni in una guerra su vasta scala: i droni di fabbricazione ucraina saranno forniti anche all’esercito francese per l’addestramento tattico e operativo.La sicurezza è stata tra i temi forti anche della quinta sessione del dialogo strategico tra Regno Unito e Marocco. A Rabat, dove il 1 giugno il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione africana, Nasser Bourita, aveva ricevuto il segretario di Stato britannico per gli Affari esteri, del Commonwealth e dello Sviluppo David Lammy, sono stati formalizzati diversi accordi che includono investimenti nell’industria della difesa. Altri, in questo settore, saranno firmati a breve. I due Paesi, le cui relazioni commerciali bilaterali hanno un valore di oltre 4 miliardi di sterline l’anno, come ricordato dallo stesso Lammy, si sono impegnati a una più stretta cooperazione in materia di antiterrorismo, minacce informatiche, rischi legati ai droni, uso improprio dell’intelligenza artificiale. Il tutto sotto il naso della Francia, che rischia di restare col cerino in mano. «Agli italiani faremo capire che la sicurezza è un’idea più ampia dei soli carri armati, che comprende le infiltrazioni terroristiche e la cybersicurezza», ha detto il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenendo sulla questione spesa al 5% del Pil, aumento per il quale ritiene che «servirà tempo». L’Italia potrebbe derogare al Patto di stabilità e crescita, «è una via su cui ci confronteremo nel governo e io non sono contrario a priori. Dovremo però spiegare ai cittadini perché non la seguiremo anche per la sanità o l’istruzione», ha aggiunto il vicepremier.
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Il cardinale Matteo Zuppi (Getty Images)