2021-09-29
Saman, i genitori del fidanzato in pericolo
Saman Abbas. Nel riquadro il fidanzato Saqib Ayub (Ansa)
Oggi al tribunale di Parigi udienza per l'estradizione dello zio, principale sospettato dell'omicidio della giovane. Intanto mamma e papà del suo ragazzo hanno chiesto al ministero degli Esteri un visto speciale per rifugiarsi in Italia: «In Pakistan ci minacciano».Sembra implacabile l'ira dei parenti di Saman Abbas, la diciottenne pakistana scomparsa nel nulla la notte tra il 30 aprile e l'1 maggio scorso a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, contro i testimoni dell'inchiesta. I genitori di Saqib Ayub, il fidanzato di Saman che gli inquirenti considerano un teste di peso dell'indagine nella quale si ipotizza che la ragazza sia stata uccisa per essersi opposta a un matrimonio combinato con un cugino, infatti, sarebbero stati ripetutamente minacciati. Saqib, che abita in Italia, presentò una denuncia già a febbraio, perché i genitori di Saman, che si opponevano alla loro frequentazione, lo avevano già minacciato telefonicamente. Fu lui, poi, dopo la scomparsa, a fornire agli investigatori gli ultimi drammatici messaggi che si era scambiato con la ragazza. In uno di questi Saman affermava di aver paura per la sua vita. A corredo del messaggio aveva allegato una foto in cui mostrava il volto livido dopo uno schiaffo ricevuto da uno dei parenti. Le minacce, quindi, sarebbero continuate anche dopo la fuga dei genitori di Saman in Pakistan. Ieri l'avvocato Claudio Falletti, che difende Saqib, con una lettera inviata al ministro degli Esteri Luigi Di Maio e all'ambasciatore italiano ad Islamabad, Andres Ferrarese, ha chiesto di concedere ai genitori del giovane un visto limitato per venire in Italia, perché «avrebbero ricevuto minacce sia di persona, sia attraverso telefonate e messaggi sui social». L'arresto dello zio Danish Hasnain, ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio, la scorsa settimana, avrebbe fatto alzare il livello di preoccupazione. Il visto «a validità territoriale limitata» non può essere richiesto dall'interessato, ma può essere concesso dalla rappresentanza diplomatica per particolari ragioni d'urgenza, ha spiegato il legale. «La famiglia di Saqib», sostiene Feletti, «versa in una condizione di grave pericolo ed è costretta a nascondersi per paura di ripercussioni già minacciate. Questi comportamenti non possono essere trascurati ed è importante che il ministero e le rappresentanze diplomatiche si attivino affinché null'altro di atroce possa accadere, andando ad aggiungersi a una già grave e triste vicenda». Nel frattempo gli inquirenti sembrano essere sulle tracce di Nomanhulaq Nomanhulaq, l'altro cugino di Saman ancora latitante. E hanno disposto una trasferta parigina per i carabinieri di Reggio Emilia. Due degli investigatori che stanno lavorando sulla scomparsa ieri sono partiti per la capitale francese, dove rimarranno per qualche giorno. Ad attenderli, la polizia locale che probabilmente ha raccolto qualche informazione sul latitante. La gendarmeria ha già collaborato con le autorità italiane per l'arresto dello zio Hasnain. Michel Faury, il commissario francese che ha coordinato l'operazione, ha spiegato: «Non c'è stata violenza al momento del fermo, gli inquirenti italiani avevano trovato collegamenti con i profili social dell'uomo. La sua sorte si deciderà oggi, davanti alla Corte d'Appello. Con l'Italia la procedura è più veloce, ma i tempi per l'estradizione non si conoscono, dipende se lui farà opposizione». L'udienza si terrà in collegamento con la Corte d'appello di Bologna.La polizia francese intanto ha disposto ulteriori interrogatori sulla rete di contatti dello zio in Francia. Il pakistano era ospitato da connazionali, che gli avevano offerto punto d'appoggio e copertura, in un appartamento della periferia parigina. «A luglio», ha spiegato il commissario, «avevamo ricevuto qualche indicazione, ma le informazioni raccolte non ci hanno permesso di individuare il ricercato (colpito da mandato di cattura internazionale sin dal 25 maggio,ndr). In seguito i colleghi italiani ci hanno comunicato altri elementi, in particolare i dati del suo computer e l'indirizzo Ip utilizzato per navigare sui social network. Abbiamo localizzato prima il quartiere in cui si trovava, poi il palazzo, quindi abbiamo individuato i suoi coinquilini e la settimana scorsa abbiamo fatto irruzione». L'udienza di oggi si terrà in un Palazzo di giustizia già blindato per il maxiprocesso ai terroristi del Bataclan. All'ordine del giorno, insieme allo zio Hasnain, ci saranno anche i dieci ex brigatisti rifugiati in Francia e per i quali l'Italia da tempo chiede l'estradizione. Le strade dell'Ile de la Cité, attorno al Palais de justice, sono presidiate da giorni, e lo rimarranno fino a maggio, per tutta la durata del processo ai terroristi del 13 novembre 2015. Blindati e decine di poliziotti in assetto antisommossa mantengono lontani i curiosi, i turisti e chiunque cerchi di avvicinarsi alla zona. Al momento nessuno conosce la strategia difensiva di Hasnain. Se dovesse accettare l'estradizione, verrebbe consegnato subito alle autorità italiane. In caso contrario il procedimento avrà tempi più lunghi. Hasnain, insieme a Nomanhulaq e all'altro cugino, Ljaz Ikram (arrestato in Francia mentre stava cercando di raggiungere la Spagna e già estradato in Italia, è indagato anche per occultamento di cadavere. Un video acquisito dai carabinieri ha ripreso i tre sospettati con arnesi da lavoro, con una pala e un piede di porco muoversi attorno all'abitazione di Saman il giorno precedente alla scomparsa della ragazza.
Giancarlo Fancel Country Manager e Ceo di Generali Italia
Rifugiati attraversano il confine dal Darfur, in Sudan, verso il Ciad (Getty Images)
Dopo 18 mesi d’assedio, i paramilitari di Hemeti hanno conquistato al Fasher, ultima roccaforte governativa del Darfur. Migliaia i civili uccisi e stupri di massa. L’Onu parla della peggior catastrofe umanitaria del pianeta.