2025-05-23
Ecco tutta la verità sullo scontro tra il Colle e la Lega per il Ponte
Il Quirinale non vuole controlli anti mafia in deroga alle leggi. Il Carroccio però teme ritardi. Piantedosi prova a mediare.Il Ponte sullo Stretto fa litigare il presidente Sergio Mattarella e il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Al centro dello scontro i controlli antimafia sulla grande opera. Per il Colle la priorità è il capillare controllo degli appalti per evitare infiltrazioni della criminalità organizzata, anche a discapito della celerità dei lavori. La legalità prima di tutto. Un principio che al Mit di certo non contestano. Ma a far scoppiare lo scontro è stato il tentativo di affidare i controlli sul viadotto alla Struttura per la prevenzione antimafia istituita nel 2016 al ministero dell’Interno, in occasione del terremoto che ha colpito in Centro Italia, e che può agire «in deroga» al Codice delle leggi antimafia del 2011, un decreto che raccoglie e organizza le norme relative alla lotta contro la criminalità organizzata. Per il Quirinale quell’«in deroga» significava una sola cosa: poter tagliare alcune verifiche, anche perché la Struttura del Viminale è nata per le emergenze e per gli eventi da organizzare in tempi stretti, come le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina del 2026. Il decreto Infrastrutture è stato presentato al presidente la scorsa settimana. Lunedì, durante il Consiglio dei ministri, è stata approvata una versione diversa rispetto a quella inizialmente visionata da Mattarella. Martedì, mentre il presidente era in partenza per Bruxelles, sarebbe arrivato il testo corretto. Un «fuorisacco» che è stato esaminato dall’ufficio legislativo del Quirinale. Al suo ritorno il presidente ha letto le obiezioni dei suoi esperti e ha iniziato la sua moral suasion nei confronti di Palazzo Chigi, probabilmente nella persona del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, un ex magistrato. L’obiezione del Colle è stata subito accolta e l’articolo espunto, consentendo a Mattarella un’emanazione del decreto senza mal di pancia. Subito dopo è partita la contraerea leghista che ha ritenuto l’intervento del presidente un’indebita invasione di campo nell’attività ministeriale, impegnata nel portare a casa in tempi rapidi la costruzione del Ponte, un’opera considerata strategica per il Paese e a cui Salvini conta di legare il proprio nome.Nella serata di mercoledì ha iniziato a circolare l’indiscrezione secondo cui Mattarella aveva bocciato il discusso articolo per evitare interferenze con l’attività di indagine sugli appalti del Ponte che coinvolge almeno cinque Procure, a partire da quelle di Reggio Calabria e Messina. Un procedimento di cui si è avuta notizia a fine aprile, quando è stato convocato a Caltanissetta come indagato l’ex procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia Michele Prestipino. La toga, che ha annunciato il proprio prepensionamento, avrebbe rivelato notizie riservate sull’inchiesta all’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, presidente di Eurolink, general contractor per la progettazione e la costruzione della grande opera. Il Quirinale ha smentito con forza di essere intervenuto a seguito di indagini giudiziarie.Ieri mattina, dopo l’entrata in vigore del decreto, dal Mit è stata fatta trapelare una seconda velina che ha ulteriormente indispettito Mattarella. Le agenzie hanno riferito che «in sede di conversione, il ministero delle Infrastrutture e Trasporti auspica fortemente che il Parlamento possa valutare l'importanza di alcune integrazioni, a partire dal rafforzamento dei controlli anti-mafia sul Ponte sullo Stretto a cui hanno già lavorato i ministri Matteo Salvini e Matteo Piantedosi, con l'apporto dei ministeri dell'Economia, della Difesa e della Giustizia. Un'opera così importante merita il massimo dell'attenzione, per garantire legalità e trasparenza nel coinvolgimento delle migliaia di imprese e degli oltre 100.000 lavoratori che parteciperanno alla costruzione. Così fonti del Mit».In sostanza l’articolo cancellato veniva riproposto come «un rafforzamento dei controlli anti-mafia». Per questo, in modo inusuale, l’ufficio stampa del Quirinale ha replicato alle «anonime fonti del Mit», con una nota puntuta: «La legislazione in vigore contempla norme antimafia rigorose per le opere come il ponte di Messina. La norma proposta prevedeva invece una procedura speciale - adottata finora soltanto in casi di emergenza, come i terremoti, o di eventi speciali, come le Olimpiadi - che non risulta affatto più severa delle norme ordinarie». Adesso c’è da capire come si posizionerà Palazzo Chigi di fronte a uno scontro così acceso. Al Quirinale, nonostante il decreto riguardi il Mit, ritengono che la Presidenza del Consiglio non abbia nessuna intenzione di sottovalutare gli alert di Mattarella e che dentro la maggioranza le posizioni siano diverse su moltissime questioni, non solo su questa. Motivo per cui, sul Colle, sono convinti che le tensioni con la Lega rientreranno.Ma proviamo a spiegare meglio il casus belli. Le stazioni appaltanti pubbliche prima di aggiudicare una gara debbono acquisire la certificazione antimafia relativa all’aggiudicatario dalla prefettura competente. Nelle grandi opere o quando si verificano calamità naturali che richiedono immediati e urgenti interventi la competenza al rilascio delle informative antimafia alle stazioni appaltanti viene attribuita, con leggi speciali, a strutture ministeriali create ad hoc che si dedicano esclusivamente al rilascio delle predette informative con tempi più celeri rispetto a quelli delle prefetture, ma anche seguendo procedure più snelle. La struttura del Viminale a cui Salvini avrebbe voluto affidare i controlli è diretta da un prefetto ed è composta da civili e da rappresentanti delle forze di polizia. È nata per facilitare e velocizzare le ricostruzioni post terremoto e organizzare in tempi rapidi grandi eventi. Ma, come si legge sul sito del ministero dell’Interno, assicura anche «lo svolgimento, in forma integrata e coordinata, di tutte le attività finalizzate alla prevenzione e al contrasto delle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’affidamento e nell’esecuzione dei contratti e sub-contratti per i lavori, i servizi e le forniture connessi agli interventi per la ricostruzione pubblica e privata con contribuzione pubblica». Un sistema di controllo che è stato considerato affidabile per la ricostruzione nei comuni colpiti dagli eventi sismici del 2009 in Abruzzo, del 2016 in Centro Italia, del 2017 nell’isola di Ischia, del 2018 nella provincia di Campobasso e nella Città metropolitana di Catania, nonché per l’organizzazione e lo svolgimento dei Giochi olimpici e paraolimpici invernali di Milano-Cortina 2026.Al Quirinale, però, come detto, non considerano il Ponte, il cui completamento è previsto per il 2032, un’opera da realizzare seguendo un format immaginato per situazioni emergenziali. Per il Colle, la priorità non è la rapidità di costruzione, ma il rispetto della legalità. Che una struttura di missione non garantirebbe allo stesso modo delle vecchie procedure. Da parte sua, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ieri, ha espresso una posizione di mediazione: «La prevenzione antimafia è stato sempre l'interesse di tutti», ha detto a margine del question time in Senato. «Io auspico che i controlli di prevenzione antimafia siano approfonditi, puntuali ed efficaci come sempre fatto dal ministero dell'Interno per il tramite delle prefetture o per il tramite, insieme alle prefetture, della Struttura di missione». Quindi ha assicurato che «in qualche modo si farà» e che, in ogni caso, non vi sarà «assolutamente» alcun abbassamento della guardia.