
Il tycoon, che giovedì vedrà il cinese, ha auspicato un aiuto da Pechino per un accordo con Mosca. Durante il tour asiatico, Donald incontrerà pure Lula e forse Kim: un tentativo di disarticolare i Brics e pressare Vladimir Putin.È un tour geopoliticamente rilevante quello che Donald Trump sta effettuando in Asia. Partito venerdì, il presidente americano è arrivato in Malesia, dove oggi prenderà parte al vertice dell’Asean di Kuala Lumpur. E proprio qui, a margine del summit, si sono tenuti ieri dei colloqui di natura commerciale tra il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, e il vicepremier cinese, He Lifeng: l’obiettivo è quello di aprire la strada all’incontro che dovrebbe tenersi giovedì, in Corea del Sud, tra lo stesso Trump e Xi Jinping. «Abbiamo molto di cui parlare con il presidente Xi, e lui ha molto di cui parlare con noi», ha dichiarato il presidente americano, l’altro ieri. «Penso che sarà un buon incontro», ha aggiunto. «Mi piacerebbe che Xi ci aiutasse con la Russia. Abbiamo imposto sanzioni molto severe alla Russia. Credo che saranno molto dure, molto forti; ma mi piacerebbe che la Cina ci aiutasse», ha anche detto. Infine, oltre a parlare di possibili concessioni reciproche sul piano commerciale, il presidente americano ha reso noto di voler chiedere all’omologo cinese di rilasciare dal carcere l’imprenditore di Hong Kong e attivista pro democrazia, Jimmy Lai.La posta in gioco è complessivamente alta. La Casa Bianca è irritata dal fatto che Pechino spalleggi indirettamente Mosca sul fronte ucraino. Inoltre, sul tavolo ci sono rilevanti questioni commerciali. Venerdì, Reuters riportava che potrebbe essere raggiunto un accordo provvisorio, volto a un alleggerimento dei dazi: un accordo sulla cui base Washington potrebbe ridurre le restrizioni all’export di alta tecnologia verso la Cina, e Pechino, dal canto suo, potrebbe fare altrettanto con le esportazioni di terre rare verso gli Stati Uniti. Per ora, è comunque tutto in forse. E molto dipenderà probabilmente dai colloqui, avviati ieri, da Bessent e He. Ma attenzione: nel corso del suo tour asiatico, Trump non affronterà il dossier cinese soltanto direttamente ma anche, per così dire, indirettamente. Oggi, per esempio, dovrebbe supervisionare a Kuala Lumpur la firma del cessate il fuoco tra Thailandia e Cambogia: un modo con cui l’inquilino della Casa Bianca punta a rafforzare l’influenza di Washington in seno all’Asean e, quindi, sul Sudest asiatico. Trump, in altre parole, mira a consolidare il ruolo geopolitico degli Stati Uniti nell’area a discapito di Pechino. Inoltre, sempre oggi, il presidente americano dovrebbe avere un incontro con l’omologo brasiliano, Inacio Lula da Silva. Il rapporto tra i due è storicamente teso, anche se, a inizio ottobre, hanno avuto una telefonata definita «amichevole». Non è quindi escludibile che Trump miri a disarticolare i Brics: obiettivo che sta già perseguendo attraverso le nuove sanzioni americane alle compagnie petrolifere russe. Sanzioni che avrebbero spinto Pechino e Nuova Delhi a sospendere o comunque a ridurre l’acquisto di greggio da Mosca (tra l’altro, ieri Reuters ha riferito che l’amministrazione Trump starebbe incoraggiando l’Ue a usare gli asset russi congelati per acquistare armi statunitensi da inviare poi in Ucraina).Ma non è tutto. Nelle sue tappe in Giappone e Corea del Sud, il presidente americano punterà a far sì che i due Paesi aumentino i loro investimenti negli Stati Uniti: il che, secondo il rappresentante commerciale degli Stati Uniti Jamieson Greer è funzionale a proteggere l’industria americana dalla concorrenza cinese. In questo quadro, Toyota sarebbe pronta ad annunciare l’importazione in Giappone di veicoli di fabbricazione statunitense. Non solo. Nel Paese del Sol Levante, Trump vedrà anche la neopremier nipponica, Sanae Takaichi: un profilo politico conservatore, che ha fama di essere un falco anticinese e pro Taiwan. Eppure attenzione: la vera sorpresa del tour asiatico di Trump potrebbe essere un’altra. Il presidente americano si è infatti detto «aperto» a incontrare eventualmente quel Kim Jong-un con cui, durante il primo mandato alla Casa Bianca, si era visto di persona per tre volte. Lo stesso governo sudcoreano ha definito «notevoli» le possibilità di un nuovo faccia a faccia tra i due leader.È chiaro che, se ciò dovesse accadere, si tratterebbe di un evento dal profondo significato geopolitico. Oltre a una distensione di Pyongyang tanto con Washington quanto con Seul, il tema riguarderebbe anche Pechino. Nonostante l’amicizia di facciata, i rapporti tra Cina e Corea del Nord non sono affatto idilliaci. Xi teme l’iperattivismo nucleare di Pyongyang e non vede affatto di buon occhio i legami sempre più stretti che intercorrono, nel settore della Difesa, tra il Cremlino e Kim Jong-un. Non si può quindi escludere che Trump, incontrandolo, voglia provare a far leva sul leader nordcoreano per convincere Vladimir Putin ad ammorbidirsi sul dossier ucraino: un obiettivo oggettivamente difficile da raggiungere ma rispetto a cui l’inquilino della Casa Bianca non vuole comunque lasciare nulla di intentato. Al contempo, tendendo la mano a Kim, Trump mira a rompere le uova nel paniere a Xi. Il quadro generale è, insomma, complesso. E il duello tra Stati Uniti e Cina prosegue senza esclusione di colpi.
Tomaso Montanari (Ansa)
Il rettore dell’ateneo dei saccenti è il «Collegato disposto» dei talk di La7. Storico dell’arte, Tomaso Montanari viene considerato uno Sgarbi che non ce l’ha fatta, in smart working perenne. Da toscano si crede parente di Dante, ma la sua arroganza lo rende il gemello diverso di Matteo Renzi.
Massimo Nicolazzi (Imagoeconomica)
Il docente e manager spiega perché Xi e Modi sono pronti a ridurre l’import di greggio da Mosca: «Il 70% dell’export dell’area asiatica è fatturato in valuta americana. Di fatto Trump può sottrarre agli operatori commerciali e alle banche la possibilità di operare».
Pietro Grasso (Ansa)
L’ex capo del Senato, all’epoca pm dell’inchiesta, nega che la «prova regina» fosse agli atti. Le carte dicono il contrario.
Ansa
Il richiedente asilo, condannato nell’Essex per abusi su una minore, dopo la scarcerazione aveva persino provato a ripresentarsi in galera, invano. Ora è ricercato in tutto il Paese. Sempre a Londra, arrestati quattro islamici col volto coperto durante una protesta.






