2021-12-29
Salgono i contagi, calano le quarantene
Tamponi impossibili, tracciamenti saltati, vaccinati infettati (e con green pass che resta attivo), malati abbandonati a sé stessi: hanno fatto leggi inapplicabili e prolungato l’emergenza senza gli strumenti per gestirla. Siamo già ridotti al «si salvi chi può». Oggi Cdm pronto alla resa: niente molecolari e tagli molto poco «scientifici» all’isolamento.Le righe che seguono non hanno pretese statistiche, ma puramente cronistiche. Faccio il giornalista e sono abituato a guardarmi intorno e a raccontare ciò che vedo. L’ho fatto lo scorso anno, quando sono entrato nelle farmacie sulla strada che percorro ogni giorno da casa fino alla redazione, scoprendo che le promesse di Domenico Arcuri di rifornirle di mascherine chirurgiche a prezzo calmierato erano parole al vento. L’ho rifatto quando l’allora commissario straordinario all’emergenza Covid assicurò che avrebbe riempito di dosi il Paese, salvo non riuscire a far sbocciare neppure le primule di quella campagna vaccinale. Dunque, anche in questi giorni, per dare un senso al mio stipendio, ho osservato ciò che stava accadendo, accorgendomi prima che lo facessero i giornaloni che le farmacie erano assediate di persone in attesa di un test antivirus. C’è chi è costretto a fare il tampone per poter lavorare e chi vuole scoprire se si è contagiato o chi, da positivo, spera di essere diventato negativo e di ritornare a una vita normale, senza quarantene e isolamento. Tutti, malati e non, in fila per ore, al freddo, perché nonostante l’Italia dichiari di essere in emergenza, nessuno si è degnato di approntare i servizi di emergenza, che prevedono, tra l’altro, test diagnostici per i cittadini. Segnalo che anche i tamponi fai da te, quelli che pur non avendo alcun valore ufficiale servono per capire se si ha il Covid oppure no, sono spariti dai banchi dei supermercati: i pochi che si trovano sono razionati, nel senso che le commesse non ne vendono più di quattro o cinque, per evitare gli accaparramenti. Mentre in Gran Bretagna o in Svizzera vengono assegnati gratuitamente a ogni famiglia, in Italia ogni famiglia fa la fila, perché in tutte le case c’è un contagiato o qualcuno che è entrato in contatto con un positivo.Da cronista, tuttavia, vi informo che oltre a essere aumentate le code fuori dalle farmacie (controbilanciate dalla diminuzione dei luoghi in cui è possibile prenotare i test), sono in crescita i contagi fra le persone vaccinate. Sarà sicuramente colpa dei no vax, come dicono quelli che stanno al governo e coloro che sono ogni giorno in tv o sui giornali a pontificare, ma sta di fatto che io non conosco una persona non immunizzata che in questi giorni si sia contagiata, mentre ne conosco tante che pur con seconda e terza dose si sono prese il Covid. Ribadisco, non ho pretese statistiche e probabilmente le mie osservazioni sono frutto del paradosso di Simpson (i vaccinati sono quasi otto volte superiori a chi non lo è, dunque è più facile avere a che fare con qualcuno che ha ricevuto l’iniezione antivirus piuttosto che incontrare chi l’ha rifiutata). Sta di fatto che nell’ultima settimana ho registrato solo contagi fra immunizzati. Una mia preziosa collaboratrice, due dosi e una terza in attesa, si è contagiata prima di Natale; un giovane collega, due dosi, è finito in ospedale e, purtroppo, ha rischiato di finirci anche il padre (tre dosi) che ha contribuito a contagiare; la portavoce di un gruppo politico, tre dosi pure lei, è risultata positiva; la collaboratrice di un importante gruppo sanitario, tre dosi, l’ultima delle quali fatta come quasi tutti i dottori ben prima di Natale, ha passato le feste a letto a causa del coronavirus; il figlio di un noto collega, vaccinato, alla vigilia invece dei doni ha ricevuto il contagio; una collega che lavora al nostro sito ha santificato la festa con termometro e saturimetro a portata di mano; un altro collega, purtroppo, è stato costretto a fare altrettanto. Tutti vaccinati, tutti contagiati, con sintomi più o meno lievi, ma pur sempre sintomi.A scanso di equivoci, che inducano a pensare che alla Verità o a Panorama ci sia un focolaio, preciso che da due anni le redazioni lavorano in smart working, i giornalisti cioè se ne stanno a casa propria, e dunque non c’è possibilità che si contagino fra loro. Anzi, per non rischiare, abbiamo anche abolito il tradizionale brindisi di Natale, rassegnandoci alla triste cerimonia degli auguri in teleconferenza, con panettone e bicchieri di spumante virtuali o per lo meno davanti al video. All’elenco posso aggiungere i racconti serali delle mie figlie le quali, preparandosi alla festa di fine anno, registrano ogni giorno sul campo i caduti fra gli amici. Le fila di quelli disponibili, perché non in quarantena o in contatto con un positivo, si assottigliano a vista d’occhio, con il risultato che entro il 31 rischiano un brindisi in solitudine. Sì, da «siamo un modello per il mondo» e «salviamo il Natale», siamo passati a «è un disastro, si salvi chi può». I tamponi non ci sono, il tracciamento non esiste (prova ne sia che i colleghi contagiati continuano a disporre del green pass attivo e se non fossero ragazzi con la testa sulle spalle potrebbero festeggiare Capodanno al ristorante), e nonostante i divieti imposti ai no vax - che, ribadiamo, sono più rigidi di quelli applicati in Germania, Paese che quando conviene i nostri esperti prendono a esempio - i contagi aumentano e le quarantene pure. Oggi il governo si riunisce per decidere nuove misure di contenimento dell’epidemia, ma la mia sensazione è che gli unici da contenere siano Roberto Speranza e i suoi consiglieri. Di danni ne hanno già fatti troppi, altri ce li risparmino. È in arrivo un anno nuovo e se ci portasse un ministro nuovo avremmo almeno un motivo per festeggiare.
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