
Larghi vuoti alla «tavolata più lunga del mondo» voluta dalla giunta Sala. Nel mezzo deserto Roberto Saviano straparla di «resistenza con profughi, gay e rom come cardini». I progressisti, ormai, sono diventati i nuovi clandestini. C'è una parte d'Italia che lavora per fermare l'ondata di migranti in arrivo sulle nostre coste e un'altra che apparecchia la tavola per accogliere altri stranieri oltre a quelli già sbarcati. La prima la raccontiamo tutti i giorni, dando conto della battaglia navale che si svolge nel Mediterraneo, con le navi della nostra Guardia costiera impegnate a fare da barriera per impedire l'attracco alle barche delle Organizzazioni non governative, ovvero delle cosiddette associazioni caritatevoli che si sono incaricate di trasportare più profughi che possono dall'Africa alle coste italiane. La seconda parte dell'Italia, quella che lavora per attovagliare altri extracomunitari, invece ve la raccontiamo oggi, descrivendovi quanto accaduto ieri a Milano. Dovete sapere che, nonostante il capoluogo lombardo sia una della città italiane a più alta densità di immigrati, con interi quartieri che si sono trasformati in enclave straniere senza che nessuno abbia opposto resistenza, è guidato da una giunta che non vede l'ora di fraternizzare con altri extracomunitari, accogliendone in numero crescente. Un anno fa, quando la stazione ferroviaria milanese fu passata al setaccio dalle forze dell'ordine in seguito all'aggressione e il ferimento di un agente ad opera di un clandestino, esponenti dell'amministrazione comunale, con in testa il sindaco Beppe Sala, protestarono con il questore, accusandolo di aver turbato la quiete di centinaia di migranti che abitualmente stazionano nei locali dello scalo ferroviario in cerca di elemosina o piccoli affari. «Come si permettono poliziotti e carabinieri di fermare gli stranieri e di chiedere loro i documenti, minacciando addirittura di perquisirli?», fu il commento indignato dei compagni. «Fermare chi bighellona ed è straniero, lasciando proseguire tizi in giacca e cravatta che vanno al lavoro con la valigetta, è una discriminazione bella e buona. Anzi: è razzismo», fu la conclusione. Con queste premesse, dopo la vittoria della Lega alle ultime elezioni politiche e soprattutto dopo la nascita di un governo che ha in Salvini ministro dell'Interno il suo uomo forte, i partigiani pro immigrati, dunque, non potevano tacere. E infatti, lungi dal rimanere zitti, ieri si sono dati appuntamento per un pranzo multietnico. Con il patrocinio dell'amministrazione comunale nel parco Sempione, una delle più belle aree verdi della città, è stata organizzata una super tavolata solidale. Per il magna magna erano annunciate 200 associazioni, 160 comunità straniere, oltre ai rappresentanti consolari di svariati Paesi. In totale erano attese quasi 10.000 persone, anche perché in cartellone era prevista una guest star come Roberto Saviano, reduce dal duello a mano disarmata con Salvini. Per il sindaco Beppe Sala doveva essere anche l'occasione per la discesa in campo come leader del centrosinistra. Il primo cittadino scalpita da un po' per salire sul palcoscenico nazionale, ma da quando la sinistra si è ridotta ai minimi termini non lo tiene più nessuno. Al punto che ieri gli è scappata una frase che equivale a una candidatura: «È il momento di offrire un'alternativa a Salvini». Tradotto: è il mio momento. Peccato che per la discesa in campo del nuovo Matteo Renzi (Sala, come l'ex sindaco di Firenze, non vede l'ora di lasciare la poltrona di sindaco per barattarla con una da presidente del Consiglio) si siano radunate ben poche persone. Le 10.000 immaginate nella realtà di un sabato di giugno sono state di gran lunga meno, e neppure gli inviti alla resistenza di Saviano hanno contribuito a rimpolparle. Anzi, all'appello del gomorroico qualcuno ha perfino fatto gli scongiuri, ricordando che l'ultima volta che un tizio invocò «Resistere, resistere, resistere», Silvio Berlusconi governò per quattro anni e dopo una breve pausa tornò a Palazzo Chigi per altri tre. Insomma, la maxi tavolata solidale si è rivelata un flop. Una volta, quando c'era il Pci, bastava offrire una mangiata a poco prezzo e le feste dell'Unità si riempivano di militanti e di mangianti. Oggi, invece, per attirare la società civile bisogna organizzare un pranzo da chef pluristellato, convocando Massimo Bottura e la sua mensa solidale. Alla parte d'Italia che organizza pranzi multietnici onde fraternizzare con i migranti, e in futuro ottenerne i voti, ci permettiamo però di suggerire una riflessione. Ma se ad una festa che solidarizza con i migranti, oltre a non partecipare gli italiani, non partecipano neppure gli stranieri, non è che ad essere clandestina ormai è la sinistra? Altro che resistere, resistere, resistere. Di questa passo Sala e compagni dovranno coniare come nuovo motto: sopravvivere, sopravvivere, sopravvivere.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Carlo Cambi
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Oggi, a partire dalle 10.30, l’hotel Gallia di Milano ospiterà l’evento organizzato da La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Una giornata di confronto che si potrà seguire anche in diretta streaming sul sito e sui canali social del giornale.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Il conservatore americano era aperto al dialogo con i progressisti, anche se sapeva che «per quelli come noi non ci sono spazi sicuri». La sua condanna a morte: si batteva contro ideologia woke, politicamente corretto, aborto e follie del gender.
Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?