2022-04-12
Sala fa coprire il «buco» di Milano agli anziani
Alle casse del Comune, dopo che premier e Pd hanno chiuso i cordoni della borsa, mancano 200 milioni. La soluzione? Minacciare di tagliare servizi essenziali come il contributo che consente ai pazienti indigenti di andare nelle Rsa a concludere la loro degenza.«Milano è pronta a fare la sua parte». Quando lo afferma avvolto dalle consuete note celestiali, Giuseppe Sala sta sempre parlando di sé e di un’urgenza: ora quella dei rifugiati siriani e dei migranti da sbarco, ora quella dei profughi ucraini. Poi «fa la sua parte» sulla transizione green per ottenere i like di Greta Thunberg, sull’arredo urbano rigorosamente del centro storico, sull’ampliamento delle startup, sullo sviluppo del car sharing, sulla moltiplicazione delle qualcosa-week a piacere e sull’acqua del sindaco. Nei confronti dei milanesi più fragili e bisognosi invece fa la parte del cattivo e quando trova 200 milioni di buco congela i servizi sociali. È la strategia della sinistra in monopattino, l’importante è che funzioni la narrazione. Al contrario la vicenda è dura e imbarazzante. Per chiudere il bilancio preventivo 2022, nelle casse del Comune mancano 200 milioni destinati alla spesa corrente e l’amministrazione ha deciso di bloccare in esercizio provvisorio (sino a fine maggio) alcuni capitoli, primo fra tutti il welfare per 49 milioni. Beppe Mani di Forbice ha deforestato anche il demanio (-24), l’educazione (-20), la cultura (-16), la sicurezza (-15) e via a scendere, ma la gelata più preoccupante riguarda i servizi sociali per famiglie in difficoltà e quelli relativi alla Sanità per gli anziani; in pratica l’assessorato guidato dall’aulico filosofo piddino Lamberto Bertolè non potrà dare il contributo comunale dovuto per gli ingressi nelle Rsa di degenti in arrivo dagli ospedali. Che a Milano, dopo due anni di pandemia, siano Welfare e Sanità a pagare per i buchi di bilancio, non è solo una notizia ma un paradosso politicamente insostenibile.«È un grosso problema perché questi soldi corrispondono a servizi», ha spiegato Bertolè mettendo a nudo la faccenda che ha una genesi governativa. La metropoli lombarda ha visto passare i ristori dello Stato da 470 milioni a zero, quindi è di fatto in bolletta perché l’avanzo di parte corrente di 334 milioni può essere utilizzato solo in fase di assestamento per compensare minori entrare o maggiori uscite. Di conseguenza, come si legge nella delibera di congelamento, «bisogna procedere prudenzialmente alla limitazione delle spese in fase di esercizio provvisorio». Non dovesse arrivare un euro da Roma, da giugno quei sacrifici temporanei diventerebbero dolorosi tagli.Ieri il sindaco è stato costretto a spiegare lo stato dell’arte in un consiglio comunale straordinario, alla presenza dei parlamentari della città e del ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini. Dopo alcuni inutili viaggi della speranza a Roma, a Sala non è rimasto che prendersela con Mario Draghi. Poiché non ha mai negato empatia con il premier da «manager competente», l’uscita sorprende: «Non posso avere fiducia in un governo che non ascolta Milano. Negli ultimi anni Palazzo Chigi ha sempre celebrato Milano come suo traino per Expo, per le Olimpiadi, per la nostra forza propulsiva, per l’attrattività delle nostre università. Un governo che adesso sembra così lontano. Nel 2020 abbiamo ricevuto 478 milioni, l’anno scorso 467, quest’anno per ora zero o giù di lì, come se i problemi (derivati dalla pandemia, ndr) fossero risolti. Se sarò costretto a fare i tagli, comunque li farò».Di fatto conferma d’essere pronto a bloccare, fra le altre cose, il contributo sui nuovi ricoveri in Rsa e Rsd per anziani e disabili indigenti, con la conseguenza che i più fragili dovranno rimanere nelle corsie d’ospedale a occupare i letti al posto di chi ha più urgenza di ricovero. È evidente che il congelamento ricadrà anche su strutture sociosanitarie e reparti ospedalieri. Sala è intervenuto anche su cultura, educazione, sicurezza (nonostante le recenti emergenze) in misura nettamente superiore all’adorata mobilità. Perché può crollare il mondo ma nessuno tocchi le piste ciclabili realizzate fuori da ogni contesto urbanistico e già da rifare, le piazze tattiche che piacciono a Pierfrancesco Maran, le ztl random, le colonnine elettriche. Il mondo virtuale non può attendere, è fondamentale indossare quell’enorme foglia di fico voluttuaria (ma con ritorno di consenso dell’upper class votata al dio verde) che è la transizione ecologica in salsa modaiola. «Va bene la pandemia, ma tra le priorità della sinistra non c’è quella di tutelare le fasce più deboli della popolazione. I servizi non vanno tagliati». È la reazione unanime di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, che si apprestano a dare battaglia. In serata la vicepresidente della Regione, Letizia Moratti, condanna come «estremamente dannosa la scelta di congelare 200 milioni di welfare». Dopo aver trascorso due anni a sparare a zero dalla poltrona Vanity Fair contro la regione in trincea per il Covid, adesso il sindaco chiede al centrodestra solidarietà e responsabilità istituzionale per il bene comune. Molto probabilmente le otterrà perché Milano ha la priorità sulle ragioni della politica. Quella di Sala si conferma inclusiva e resiliente, tranne con i milanesi che hanno bisogno.