2021-07-06
La Russia sospende l’export del legno e non sappiamo più come fare i mobili
Il presidente dell'associazione di settore scrive alla Ue: «Senza materia prima, a rischio oltre 300.000 lavoratori».I rapporti tra Russia e Europa sono ai minimi storici e lo stop alle asportazioni di tronchi verso l'Ue annunciato da Mosca peggiora non poco la situazione e mette a rischio il posto di 307.552 lavoratori che operano in 71.534 aziende sul territorio italiano, per un giro d'affari totale da 39 miliardi di euro. A dirlo è Federlegnoarredo che, attraverso una lettera inviata dal presidente, Claudio Feltrin, al vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, chiede di trovare al più presto una soluzione su una scelta che potrebbe avere un impatto devastante su una filiera già messa a dura prova da questi mesi di pandemia da Covid-19. La lettera di Feltrin segue, inoltre, quella di altre otto associazioni di categoria europee che portano avanti la medesima richiesta. «Attivare tutti gli strumenti previsti dai trattati europei per proteggere e aiutare l'industria del legno che, dato l'imminente divieto russo di esportare tronchi verso le industrie europee del legno, dovrà affrontare problemi seri che andranno ad aggravare una situazione già molto complicata, dovuta alla mancanza di materie prime e all'impennata dei prezzi», si legge nella missiva.«La fornitura di materie prime», continua la lettera, «è diventata sempre più complessa: gli imballaggi in legno, i pallet, i pannelli sono ogni giorno di più merce rara e le aziende stanno lottando per rispettare i contratti e gli ordini con i clienti. Gli imprenditori sono seriamente preoccupati per i prossimi mesi e molti di loro temono di dover interrompere le produzioni a causa dell'impossibilità di trovare la materia prima utile per continuare le loro attività. La decisione della Russia non farà altro che aggravare un quadro già molto complesso», spiega Federlegnoarredo.Il problema è dunque quello di reperire le materie prima per realizzare mobili, complementi d'arredo e tutto quello che porta fatturato alla filiera. La scelta della Russia, quindi, rischia di arrecare un grande danno a tutti l'industria e di creare malcontento tra quei clienti che, nonostante la crisi, sono disposti a mettere mano al portafoglio. Il problema riguarda principalmente la mancanza di legno, ma non solo. Come spiega l'associazione a La Verità, infatti, c'è «scarsità di poliuretano, schiume, ferro e soprattutto di legno. La lettera nasce per fronteggiare questa mancanza, che sta mettendo in seria crisi il mondo degli imballaggi, dei pallet, dell'edilizia in legno e dei pannelli (quindi dei mobili)».Questo ha fatto salire il prezzo del legname disponibile. «L'incremento dei prezzi del legname segnalato da Prometeia a marzo 2021 sull'inizio del 2021 era dell'ordine del +25,4%, mentre a marzo 2021 rispetto a gennaio 2020 l'aumento era del +127,4%, il più alto tra tutte le commodity», spiegano da Federlegnoarredo.La situazione italiana è quindi molto difficile. Dal secondo dopoguerra arriva dall'estero circa l'80% del fabbisogno di elementi strutturali in legno, mentre a livello globale l'Italia è quinta per importazione di segati di latifoglie e settima per importazione di segati di conifere. Ad oggi siamo tra i principali esportatori di prodotti finiti a base legno, ma importiamo l'80% della materia prima. Questo rende le nostre imprese soggette agli sbalzi di prezzo del mercato e alla concorrenza aggressiva di Paesi con potere di acquisto superiori ai nostri. A questo si aggiunga che il 2020 è stato un anno caratterizzato da molti segni meno. Le vendite in Italia della filiera legno-arredo sono calate del 7,5%, le esportazioni sono scese dell'11,7%. Complessivamente la contrazione del giro d'affari nel nostro Paese è stata del 9,1%. D'altronde il 2020 è stato l'anno della chiusura di molte attività commerciali, del blocco dei trasporti e della mancanza di fiera, ritenute fondamentale dagli operatori per crescere all'estero. L'unica nota positiva è che lo sviluppo dello smart working e della didattica a distanza ha spinto l'acquisto di nuovi mobili per ripensare gli spazi della casa. Più un generale, l'andamento complessivo del macrosistema arredamento e illuminazione che comprende l'arredamento, l'illuminazione, l'arredobagno, l'ufficio e i mobili professionali e commerciali è sceso dell'8,9%. Se non altro, grazie al parziale recupero a partire da giugno dell'anno scorso, i comparti più connessi all'ambiente domestico hanno chiuso l'anno con una flessione più contenuta (arredamento - 7,8%, arredobagno -9%). Ad ogni modo, il settore dell'arredamento e dell'illuminazione ha chiuso il 2020 con un export complessivo di 11,1 miliardi di euro, con un calo rispetto al 2019 del 10,1%. Se invece guardiamo al solo mondo dell'arredamento, il calo del fatturato si è aggirato intorno al 7,8% con un crollo delle esportazioni dell'8,3% (l'export vale in totale 6,4 miliardi di euro).
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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